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A Berlino il corteo di bandiere russe (VIDEO), a Napoli il murale che piace a Putin, in Serbia e in Ungheria vincono gli ''amici'' del Cremlino

Mentre le immagini arrivate ieri da Bucha scioccavano il mondo intero, in Europa si è giocata una partita importante con le elezioni in Ungheria e Serbia, dove i due leader più vicini al Cremlino del Vecchio Continente sono stati riconfermati alla guida dei due Paesi. Nel frattempo per le strade di Berlino centinaia di veicoli hanno partecipato ad un corteo tra una marea di tricolori russi ed alcune bandiere dell'Unione Sovietica

Di Filippo Schwachtje - 04 aprile 2022 - 13:30

BERLINO. Civili legati e uccisi con un colpo alla nuca, i cadaveri lasciati sulla strada, le fosse comuni, gli stupri: con la ritirata delle forze d'invasione russe dalla zona, le drammatiche testimonianze degli orrori compiuto a Bucha, una cittadina alle porte di Kyiv, hanno fatto il giro del mondo (Qui Articolo). Mentre il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba ha ufficialmente chiesto alla Corte penale internazionale di recarsi a Bucha ed in altre città nella regione di Kyiv per “raccogliere le prove dei crimini di guerra e dei crimini contro l'umanità compiuti dai russi”, ed il Cremlino, come sempre, ha parlato di “fake news” costruite dagli Stati Uniti e dalla Nato, in Europa non sono mancate le reazioni, le condanne e le richieste di nuove sanzioni contro Mosca. A quanto pare però, nel Vecchio Continente non mancano i cittadini pronti a supportare ancora la Russia di Putin.

È il caso della 'parata' che si è svolta ieri (domenica 3 aprile) nelle strade di Berlino. Centinaia di auto hanno infatti preso parte ad un corteo nella capitale tedesca, sventolando bandiere russe e cartelloni che recitavano: “Basta odio contro i russi”. La manifestazione, riporta il Frankfurter Allgemeine è stata registrata con il titolo: “Nessuna propaganda a scuola – protezione per le persone di lingua russa, nessuna discriminazione”, ma al di là della marea di bandiere con il tricolore russo, per le strade di Berlino sono state fotografate anche bandiere dell'Unione Sovietica e il tristemente famoso simbolo della “Z” che accompagna dall'inizio dell'invasione le truppe di Putin in Ucraina.

 

 

E proprio mentre l'opinione pubblica mondiale era concentrata sulle atrocità commesse a Bucha, in Europa i due leader politici più vicini al Cremlino nel Vecchio Continente, Viktor Orbàn e Aleksandar Vučić sono stati (come previsto) riconfermati rispettivamente alla guida di Ungheria e Serbia. Il primo ministro magiaro ha infatti vinto la sfida con l'opposizione rappresentata da Péter Márki-Zay, assicurandosi il quarto mandato consecutivo alla guida del Paese. “Questa è una vittoria – ha detto Orbàn – da ricordare forse per il resto delle nostre vite, perché abbiamo vinto contro la sinistra qui a casa e quella internazionale, contro i burocrati di Bruxelles, i soldi dell'impero di Soros i media internazionali ed anche contro il presidente ucraino alla fine”.

 

Parole che, ce ne fosse ancora bisogno, confermano nuovamente la scelta di campo effettuata da Orban (al quale Zelensky aveva infatti chiesto di "decidere da che parte stare"): “Adesso – ha spiegato chiaramente a Repubblica Marton Gyongyosi, vicepresidente di Jobbik, il partito di destra che per anni è stato alleato di Fidesz – i nostri unici amici saranno la Serbia e la Russia. Persino i Paesi Visegrad, ed in particolare la Polonia, storica alleata, ci hanno voltato le spalle. Siamo sempre più soli. In Europa e nella Nato”. E proprio in Serbia, come detto, Aleksandar Vučić ha già annunciato la sua vittoria sia alle politiche che alle presidenziali, dove si era ricandidato e dove avrebbe ottenuto circa il 60% dei consensi. Nelle ultime settimane Vučić aveva condannato, a parole, l'invasione russa, evitando però di seguire le potenze occidentali sulla strada delle sanzioni al Cremlino, nonostante la Serbia sia uno dei Paesi candidati ufficialmente ad entrare nell'Unione Europea. “Entrambi – scrive il New York Times parlando di Orbàn e Vučić – sono 'uomini forti' populisti, fortificati dal loro schiacciante controllo dei media e dall'energia a basso costo proveniente dalla Russia”.

 

 

In Italia invece (dove il leader della Lega Matteo Salvini si è complimentato nelle ultime ore proprio con Orbàn) alla macchina della propaganda del Cremlino non è sfuggito negli ultimi giorni il murale di Dostoevskij, realizzato dall'artista Jorit a Napoli dopo la sospensione di un corso universitario dedicato allo scrittore russo, che il presidente russo ha pubblicamente elogiato, parlando di un Dostoevskij “cancellato in Occidente” e di una “cultura che collega e unisce tutti noi”. “E' mai possibile – ha scritto l'autore del murale commentando la reazione di Putin – che sono riuscito a fare più io, semplice cittadino, per la pace con un murale che il nostro governo? Mi sorge il dubbio, ma se Putin “si apre” all'occidente con un semplice murale, cosa farebbe in caso di proposte di pace serie? Ma non è che in fondo in fondo ai nostri leader questa guerra fa quasi comodo?”.

 

 

 

 

Putin ha concluso il suo elogio dell'opera dicendo che “la verità sicuramente si farà strada”. Per il momento però l'unica verità che sta emergendo sono i cadaveri dei civili ucraini uccisi e lasciati sulle strade di Bucha

 

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