A Rovereto dal sangue la produzione di colliri per la cura delle patologie dell'occhio
Il collirio servirà per curare la secchezza oculare nelle forme importanti e scarsamente rispondenti ad altre terapie
ROVERETO. Un preparato che servirà per curare la secchezza oculare nelle forme importanti e scarsamente rispondenti ad altre terapie. A produrlo, da fine settembre, e il Centro trasfusionale di Rovereto, in accordo con gli specialisti dell’Unità operativa multizonale di oculistica. Si tratta del siero collirio autologo.
Da alcuni anni sono stati introdotti nella pratica oculistica trattamenti per le patologie infiammatorie della cornea e della congiuntiva che consistono nell’instillazione di colliri contenenti fattori di crescita piastrinici (emocomponenti) che sono ottenuti dalla lavorazione del sangue intero raccolto in appositi dispositivi medici.
Questi colliri comprendono il concentrato piastrinico ad uso non trasfusionale (comunemente chiamato PRP collirio) e il siero collirio, che può derivare da sangue intero autologo (il donatore è il paziente stesso) o, in casi particolari, da sangue intero prelevato a donatori. Il siero collirio contiene, inoltre, fibronectina e vitamine che contribuiscono all’integrità della superficie oculare svolgendo un effetto epitelio trofico, per cui l’utilizzo è raccomandato anche nelle forme di difetti epiteliali ricorrenti come la sindrome di Sjogren e in tutte quelle situazioni cliniche in cui diventa necessario favorire i naturali processi riparativi e rigenerativi della superficie oculare come ad esempio le ulcere corneali, le abrasioni ricorrenti.
In particolare il siero collirio autologo o autosiero viene preparato su indicazione dello specialista oculista e si ottiene tramite un prelievo di circa 200 ml di sangue del paziente, che viene centrifugato e trattato per ottenere circa 45 confezioni di collirio monodose.