“Le regioni vogliono gestire il lupo da sole, ma è un errore. Giusto l'approccio nazionale”. Boitani sul piano Ispra: “Prelievi in deroga possibili da anni, ma quasi mai chiesti”
Per l’esperto, la decisione di Ispra è “intelligente”, perché distribuisce le quote di abbattimento su tutto il territorio con coerenza e con una visione nazionale, elemento che considera fondamentale: “Far accettare questa logica alle Regioni non sarà semplice, perché molte tendono a voler agire autonomamente, ma questa è una visione miope e sbagliata”
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TRENTO. “La presenza del lupo in Italia non è esplosa, questo animale è espanso dove trova risorse. E l’Italia, purtroppo, ne offre molte, spesso sotto forma di rifiuti.” Con queste parole, Luigi Boitani, docente di Zoologia all’Università La Sapienza di Roma e presidente della Large Carnivore Initiative for Europe, sintetizza il fenomeno della diffusione del lupo in Italia. Un’espansione che ha portato alla necessità di una nuova gestione del predatore, culminata nella presentazione, martedì 18 febbraio, dei nuovi protocolli tecnici voluti dal Ministero dell’Ambiente (QUI L'ARTICOLO).
Come già riportato su il Dolomiti, in una videoconferenza con gli uffici tecnici delle amministrazioni regionali, Ispra ha illustrato le linee guida che nel 2025 consentiranno a Regioni e Province autonome di richiedere abbattimenti in deroga nei casi di lupi confidenti, pericolosi o responsabili di attacchi ripetuti agli allevamenti.
L’obiettivo è chiaro: standardizzare procedure e criteri, accelerando le tempistiche di risposta di Ispra alle richieste di abbattimento ma anche porre in qualche modo un freno ad conflitti in crescita fra le comunità e la presenza del grande carnivoro. Per anni, l’istituto è stato ingiustamente accusato di essere un ostacolo burocratico, ma questa riforma ribalta la narrazione. Le nuove linee guida stabiliscono a priori i parametri per una richiesta accettabile, eliminando le incertezze normative e rendendo il processo più snello ed efficace.
L'aspetto più innovativo è la definizione di una quota massima di prelievi su base regionale, calcolata in base ai dati del censimento nazionale del 2021, che ha stimato la presenza di circa 3.300 lupi in Italia. Le quote di prelievo, comprese tra il 3 e il 5% della popolazione totale, corrispondono a un numero prudenziale tra 100 e 160 esemplari. La ripartizione prevede, ad esempio, 3-5 prelievi per il Trentino, 1-2 per l’Alto Adige, 10-17 per il Piemonte, 9-15 per l’Emilia-Romagna e 13-22 per la Toscana. Un meccanismo che entra in vigore immediatamente, nonostante il Piano d’Azione nazionale sia fermo dal 2015. Tuttavia, si punta a riattivarlo e a portarlo all’attenzione della Conferenza Stato-Regioni in tempi rapidi.
“Le stime di Ispra sono state elaborate con estrema cautela e rappresentano una forma di flessibilità dell'istituto, che ha sempre riconosciuto la possibilità di prelievi in deroga, a patto che rispondano a criteri rigorosi” ha spiegato a il Dolomiti, Luigi Boitani.
Secondo l'esperto, inoltre, “la pianificazione nazionale è un principio cruciale, ma difficile da far comprendere ad alcuni territori, che tendono a voler gestire i lupi come fossero una questione locale. In realtà – spiega - il lupo ha una scala spaziale e temporale molto più ampia, che supera i confini amministrativi. Ispra propone giustamente una visione nazionale, suddividendo poi le quote per regione, ma sempre con un’ottica complessiva”.
Dal 1992, con l'entrata in vigore della Direttiva Habitat, è sempre stato possibile richiedere prelievi in deroga. Tuttavia, in 30 anni, nessuna regione ha mai fatto richiesta fino a quando, lo scorso anno, Trentino e Alto Adige hanno avanzato istanze in tal senso. “Nemmeno regioni con una storica presenza di lupi, come Abruzzo e Toscana, hanno mai attivato procedure di deroga” sottolinea Boitani.
La narrazione messa in campo da molti è quella di una “esplosione della popolazione dei lupi” in alcune zone d'Italia ma Boitani ridimensiona questa percezione: “Non c’è stata un’esplosione, ma un incremento costante che va avanti dagli anni ‘70. Il lupo si espande dove trova risorse alimentari. Purtroppo, l'Italia è disseminata di rifiuti, e questo ha favorito la diffusione della specie anche in contesti insoliti. Proprio nelle scorse ore ho visto un video straordinario di tre lupi che passeggiavano sulla spiaggia di Policoro, in Basilicata. La spiegazione è semplice: sulla spiaggia trovano cibo”.
Per l’esperto, la decisione di Ispra è “intelligente”, perché distribuisce le quote di abbattimento su tutto il territorio con coerenza e con una visione nazionale, elemento che considera fondamentale. “Far accettare questa logica alle Regioni non sarà semplice, perché molte tendono a voler agire autonomamente, ma questa è una visione miope e sbagliata” conclude Boitani.
La gestione del lupo in Italia sta entrando in una nuova fase, che cerca di bilanciare la tutela della specie con le esigenze degli allevatori e delle comunità locali. Resta da vedere se il modello proposto riuscirà a trovare il consenso necessario per essere attuato senza ostacoli.