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Bostrico e Vaia: “Danneggiati gravemente 20mila ettari di foreste, ogni anno fino a mezzo milione di nuove piantine per ripristinare i boschi”

Grande lavoro nei vivai forestali con l'obiettivo di integrare le 18 aree dedicate alla produzione di semi: “Si producono ogni anno tra le 400mila e le 500mila piantine di diverse specie, che consentono di ripristinare circa 200 ettari l'anno”

Di F.S. - 24 giugno 2023 - 13:41

TRENTO. Il ripristino delle aree danneggiate da Vaia e dal bostrico rappresenta un impegno che si protrarrà per i prossimi decenni. A dirlo sono le autorità provinciali nel fare il punto sulla situazione attuale, dopo i danni causati dalla tempesta Vaia e poi dall'epidemia di bostrico, e sulla programmazione della gestione futura sul territorio. “Le superfici forestali gravemente danneggiate raggiungono infatti quota 20mila ettari – dice la Pat – concentrati soprattutto nel settore orientale del Trentino, in alcuni casi compromettendo gravemente l'efficienza idrogeologica e protettiva in alcuni bacini, oltre che naturalmente le altre funzioni ambientali, paesaggistiche e produttive rivestite dal bosco”.

 

Per questo motivo, il Servizio foreste della Provincia è fortemente impegnato nelle operazioni di ripristino forestale: di fronte a questa situazione, non ci si può infatti affidare soltanto alla rinnovazione naturale. “La realizzazione di rimboschimenti su vasta scala – dicono le autorità – è peraltro un'operazione estremamente complessa. Un primo aspetto è rappresentato dalla disponibilità di piantine. I vivai provinciali di San Giorgio e del Casteller, riescono attualmente a produrre ogni anno tra le 400mila e le 500mila piantine di diverse specie, che consentono di ripristinare circa 200 ettari l'anno. La produzione viene programmata per tempo, in quanto le piantine prima di poter essere messe a dimora devono restare in vivaio da 1 a 5 anni, a seconda delle specie adatte alle singole zone”.

 

Sulla capacità di produzione dei vivai influisce però anche la disponibilità di seme nei “boschi da seme”, foreste con alberi di qualità selezionata dove avviene la raccolta. “Il seme – dicono gli esperti – non viene prodotto con regolarità dalle piante, ma spesso passano alcuni anni tra un'annata di forte produzione e quella successiva, e una volta raccolto deve passare attraverso specifici trattamenti per favorire una corretta germinazione in vivaio. Seguono i passaggi in semenzaio e in piantonaio per ottenere delle piantine di dimensioni adeguate e con chioma e apparato radicale equilibrato, adatte ad essere messe a dimora sulle aree di rimboschimento, dove nei primi anni sono spesso destinate a subire forti stress”.

 

Le piantine vanno poi controllate per alcuni anni, sostituendo quelle che non hanno retto allo stress di trapianto, riducendo la concorrenza della vegetazione erbacea o arbustiva che in molti casi può annullare lo sforzo di impianto iniziale. “Alle difficoltà di approvvigionamento delle piantine – dice la Pat –, si aggiungono quelle della stagionalità degli interventi di rimboschimento, che non possono evidentemente essere realizzati durante l'inverno e che anche d'estate possono avere dei limiti, in caso di prolungate siccità come quelle avvenute nel 2022”.

 

Oltre agli interventi effettuati in economia diretta dalla Provincia, nel corso del 2022 è stato attivato un bando per i rimboschimenti con fondi statali, limitato ad aziende agricole e imprese, e un secondo bando è attivo in questo momento, con scadenza il 10 luglio per la presentazione delle domande: “In Valsugana spiegano le autorità – sono stati stanziati ad alcuni Comuni sul Pnrr, dei fondi specifici per la realizzazione di rimboschimenti. Sono poi presenti iniziative autonome, con rimboschimenti effettuati dalla Magnifica Comunità di Fiemme, che dispone di vivai propri, interventi sponsorizzati da parte di imprese private. In autunno, sempre con fondi messi a disposizione dallo Stato sulla Strategia forestale nazionale, verrà infine attivato un nuovo bando aperto anche a Comuni ed altri enti territoriali”.

Per migliorare la capacità vivaistica, è in corso poi da parte del Servizio foreste una attività di verifica e di aggiornamento dei 18 boschi da seme presenti sul territorio provinciale, con l'ulteriore obiettivo di una loro integrazione per le specie di interesse che attualmente ne sono prive.
La questione delle specie da mettere a dimora, che il piano individua per le varie fasce vegetazionali e per le diverse zone ecologiche, non può non considerare l'effetto dei cambiamenti climatici. L'innalzamento probabile della quota delle fasce vegetazionali da qui ai prossimi 50 -70 anni comporta che nella scelta delle specie si adotti un atteggiamento flessibile. L'obiettivo è di portare i nuovi boschi verso popolamenti misti e ben strutturati, che si sono dimostrati più resistenti ai disturbi naturali e più capaci di reagire velocemente nel momento in cui vengono danneggiati.

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