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Coronavirus, 33 contagiati alla Hauser Carni, Ruscitti: “Nel comparto un unico grande focolaio che ha coinvolto più ditte”

Nelle ultime 24 ore sono 60 i lavoratori del comparto carni risultati contagiati dal coronavirus, l’Apss: “Nelle aziende rispettate le misure di sicurezza, i dipendenti hanno contratto il Covid fuori dal luogo di lavoro”. Positivi anche alcuni braccianti impiegati nella raccolta di mele e uva

Di Tiziano Grottolo - 10 settembre 2020 - 18:55

TRENTO. “Dobbiamo imparare a convivere con una situazione stressante, nonostante la prevenzione il rischio zero non esiste”, così Giancarlo Ruscitti, dirigente generale del dipartimento salute e politiche sociali mette in guardia circa la possibilità di una nuova ondata di contagi da coronavirus. Dichiarazioni confermate anche dai dati delle ultime 24 ore che parlano di 82 nuovi casi, di cui 60 legati al comparto della lavorazione della carne (5 sono braccianti provenienti dall’est Europa mentre gli ultimi 3 positivi hanno eseguito il tampone su indicazione dei medici di base).

 

“Dopo i casi rilevati nei giorni scorsi c’è una nuova azienda coinvolta – spiega Roberto Tezzele dell’unità operativa igiene e sanità pubblica – la stessa ditta era già stata controllata a fine luglio e tutti i suoi dipendenti erano risultati negativi. In una seconda fase di screening sono però emersi 33 positivi”. L’azienda in questione è la Hauser Carni di Mezzocorona che ha momentaneamente sospeso le lavorazioni.

 

I casi legati alle ditte che lavorano la carne – ci tiene a precisare Tezzele – sono avvenuti nonostante queste ultime avessero adottato e rinforzato le misure di prevenzione. I contagi – sottolinea – sono avvenuti per la maggior parte fuori dal luogo di lavoro e sono legati alla manodopera fornita da alcune cooperative che spesso e volentieri fanno parte di comunità ristrette che si frequentano tra loro. In altri casi alcuni lavoratori condividono un appartamento”. In tal senso Ruscitti parla di un unico grande focolaio che ha coinvolto il settore: “Trattandosi di una comunità possiamo dire che rientrano nello stesso focolaio, mentre i lavoratori agricoli non vengono considerati come un focolaio perché vengono da fuori. Quello legato alle consegne invece può considerarsi spento”.

 

Secondo quando ricostruito da Apss dunque, le misure di sicurezza sul luogo di lavoro sono sempre state rispettate, mentre i contagi sarebbero avvenuti al di fuori dell’azienda salvo in alcuni casi dove a risultare contagiati sono stati dipendenti diretti delle stesse ditte che lavorano la carne. Ad ogni modo, il comparto della carne è esposto alle possibilità di contagio per via delle condizioni sul posto di lavoro: “Le basse temperature – precisa Tezzele – che nelle ditte si aggirano attorno ai 12 gradi aumentano le possibilità di contagio”.

 

Per quanto riguarda i braccianti contagiati si tratta di lavoratori impiegati nella raccolta delle mele e dell’uva provenienti da Romania e Bulgaria. “In questi giorni stiamo effettuando uno screening di massa sui moltissimi lavoratori del comparto ortofrutticolo”, afferma Maria Grazia Zuccali del dipartimento igiene e sanità pubblica. Su questo fronte ci sono anche delle buone notizie visto che i 5 contagi sono arrivati su circa un migliaio di tamponi. “Nelle prossime settimane ci aspettiamo un afflusso massiccio di braccianti – aggiunge Zuccali – per questo abbiamo aumentato l’attenzione e parte dei tamponi saranno effettuati direttamente nei magazzini della frutta con la formula del drive through”. In attesa dei risultati i braccianti potranno recarsi al lavoro: è la cosiddetta quarantena attiva, le persone infatti potranno lavorare (in piccoli gruppi e distanziati) ma non riunirsi fra loro.

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