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Pappatacei, monitoraggio nei canili trentini

L’indagine ha riguardato 9 comuni della provincia di Trento. Attualmente il controllo dei pappataci è affidato all’Azienda sanitaria che si avvale di trappole di cattura esposte nei 3 canili esistenti in Trentino
DAL BLOG
Di Sergio Ferrari - 16 giugno 2018

 Laureato in Scienze Agrarie all'Università di Padova, dal 1961 al 1994 è stato docente all'Istituto Agrario di San Michele

I blefotomi o pappataci sono piccoli moscerini che con le loro punture possono trasmettere il protozoo che nei cani e talora anche nell’uomo provoca la malattia denominata leishmaniosi. Frequenti e diffusi negli ambienti urbani e domestici nella prima metà del ‘900, avevano subito una drastica riduzione a causa dell’uso del DDT.

 

La loro ricomparsa è stata scoperta a seguito di una indagine effettuata nel 2001 da Uberto Ferrarese, entomologo ambientale, lo stesso che ha seguito per molti anni lo sviluppo della zanzara tigre in Vallagarina.

 

L’indagine ha riguardato 9 comuni della provincia di Trento. Attualmente il controllo dei pappataci è affidato all’Azienda sanitaria che si avvale di trappole di cattura esposte nei 3 canili esistenti in Trentino.

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