L'Europa e gli ambientalisti contro i parassitoidi (anche quelli utili) importati: un grosso errore
Laureato in Scienze Agrarie all'Università di Padova, dal 1961 al 1994 è stato docente all'Istituto Agrario di San Michele
Ha riguardato la Drosophila suzukii una parte delle relazioni svolte da tecnici della Fondazione Mach nel corso della 4° giornata dedicata ai piccoli frutti che si è svolta presso la sede periferica di Vigalzano l’8 marzo 2017. L’impiego di rete anti insetto e il lancio di parassitoidi sono le uniche modalità efficaci per evitare o ridurre l’infestazione. E’ stato ribadito che una direttiva europea del 2003 vieta l’introduzione di parassitoidi dai Paesi d’origine.
Motivo: il pericolo che provochino modifiche all’equilibrio biologico del territorio di approdo. E’ possibile eliminare il divieto e quali rischi oggettivi comporta l’introduzione di parassitoidi non autoctoni? Risponde Claudio Ioriatti, responsabile dell’Area sperimentazione e di consulenza del Centro per il trasferimento tecnologico di S. Michele. Un tentativo di soppressione del divieto potrebbe essere fatto presso il Parlamento europeo.
La direttiva non riguarda però solo gli insetti utili, ma qualsiasi specie di animale esotico. Gli ambientalisti si oppongono strenuamente. Non si rendono conto che in Italia e anche in Trentino il ricorso a parassitoidi importati da altri Paesi era già praticato con successo nei primi anni del ‘900.