Il seme sessato nelle stalle trentine, così è più facile avere femmine
Laureato in Scienze Agrarie all'Università di Padova, dal 1961 al 1994 è stato docente all'Istituto Agrario di San Michele
L’uso del seme sessato per ingravidare bovine da latte sta prendendo piede nelle stalle trentine. Ma come si ottiene il seme sessato? Lo spiega Giovanni Frisanco, tecnico della Federazione allevatori della provincia di Trento. Nell’eiaculato seminale di un toro da riproduzione si trovano spermatozoi che contengono una diversa quantità di Dna. Maggiore negli spermatozoi che contengono il cromosoma Y femminile, minore in quelli con il cromosoma X maschile.
Il Dna viene colorato con una sostanza marcante che rende diversamente visibili i due tipi di spermatozoi. Il materiale viene successivamente caricato elettricamente e, in base alla diversa polarità acquisita, si possono separare gli spermatozoi maschili da quelli femminili e dagli indifferenti che non hanno assunto la carica. Usando seme con soli spermatozoi Y, cioè femminili, si ha una elevata probabilità che il vitello che nasce sia femmina. Nella stalla nasceranno quindi più vitelli femmina da destinare alla rimonta. Il sistema è coperto da brevetto e ciò comporta una maggiorazione di prezzo: 40-45 euro a dose rispetto ai 15 per una dose di seme convenzionale.