Fitofarmaci, l'indice di qualità (IqR) residui l'aveva creato un trentino: lo ha adottato l'Europa e ora forse tornerà a "casa"
Laureato in Scienze Agrarie all'Università di Padova, dal 1961 al 1994 è stato docente all'Istituto Agrario di San Michele
La quantità di fitofarmaci distribuiti annualmente in una zona ad agricoltura intensiva rappresenta un’arma di accusa da parte dei difensori della salute pubblica. Qualche anno fa Michele Lorenzin responsabile del settore laboratorio e controlli dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente di Trento propose l’indice di qualità residui (IqR) per valutare la qualità degli alimenti.
L’indice si calcola sommando i rapporti tra i valori dei residui di fitofarmaci ed i limiti massimi (LMR) fissati dal legislatore. Ignorato dalle autorità sanitarie e dai decisori politici provinciali e nazionali l’indice proposto da Lorenzin è stato fatto proprio dai rappresentanti della Grande Distribuzione a livello europeo che tiene conto del parametro multiresidui per accettare o respingere partite di prodotti agroalimentari.
Da Michele Lorenzin si apprende che nei mesi scorsi è stato presentato a Firenze un report intitolato “Fitofarmaci, classe di impatto potenziale (CIP)", un indicatore per guidare nelle scelte di sostenibilità. L’autore è Alessandro Franchi dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana. L’esperto ha analizzato le schede di identificazione di oltre 590 sostanze attive tenendo conto dell’impatto di ciascuna sostanza sull’acqua, l’ecosistema e la salute umana.
L’insieme dei dati raccolti dimostra che sostanziali miglioramenti sono stati compiuti negli ultimi decenni. Il CIP potrebbe essere preso in considerazione da APOT per integrare il progetto Trentino Frutticolo Sostenibile insieme all’IqR di Michele Lorenzin.