Cimice asiatica, i parassitoidi allevati in laboratorio. La Fem si aspetta almeno 60 mila uova dagli agricoltori trentini
Laureato in Scienze Agrarie all'Università di Padova, dal 1961 al 1994 è stato docente all'Istituto Agrario di San Michele
Come saranno utilizzate le cimici asiatiche che i trentini invieranno alla Fondazione Mach prelevandole dai luoghi di rifugio invernali solitamente prossimi o posti all’interno di case di abitazione? Risponde Gianfranco Anfora del Centro ricerca e innovazione.
I ricercatori dispongo di alcune migliaia di esemplari che sono già in allevamento. Dalla gente trentina si attende la consegna di almeno 50-60 mila cimici adulte. Meglio se il numero sarà superato. Per questo il progetto è stato definito scalabile.
Le cimici saranno nutrite e poste in luogo protetto dove deporranno le uova: 4-6 ovature da ciascuna femmina. Un’ovatura è composta da 28 uova. Le singole uova potranno essere colpite dal parassitoide Trissolcus Japonicus.
Entro il mese di maggio i ricercatori potranno disporre di un numero molto elevato di parassitoidi da liberare in luogo aperto. Non nei frutteti o in mezzo ad altre coltivazioni, ma nei cosiddetti corridoi ecologici: siepi, bordure, cespugli, boschi dove si trovano cimici ma non si eseguono trattamenti con agrofarmaci.
In una recente riunione nazionale i ricercatori del Trentino Alto-Adige insieme ai colleghi di altre regioni interessate hanno condiviso e sottoscritto un protocollo riguardante i criteri da adottare per l’individuazione dei siti nei quali rilasciare il parassitoide e i periodi più opportuni per il rilascio. Rimane come condizione la firma del decreto di autorizzazione a procedere.