Anche in Trentino i "vitigni resistenti" per ridurre la deriva dei pesticidi e per gli agriturismi
Laureato in Scienze Agrarie all'Università di Padova, dal 1961 al 1994 è stato docente all'Istituto Agrario di San Michele
I vitigni resistenti a peronospora e oidio ottenuti nel secondo dopoguerra nella Stazione sperimentale per la viticoltura di Friburgo adottando metodi tradizionali di genetica classica si piantano anche in Trentino e sono consigliati dagli esperti della Fondazione Mach. Lo afferma Maurizio Bottura che dal 1° gennaio 2018 ha assunto l’incarico di coordinamento dell’Area Sperimentazione e Consulenza frutti-viticola del Centro per il Trasferimento tecnologico.
Si tratta di piccoli impianti situati al di fuori dell’area viticola da reddito del Trentino. Spesso realizzati da proprietari di case di abitazione confinanti con impianti intensivi di frutteto o vigneto allo scopo di creare una barriera naturale contro la deriva.
Altre volte si tratta di gestori di aziende agrituristiche che vogliono proporre agli ospiti vini provenienti da uve che non richiedono interventi anticrittogamici. I quattro vitigni tolleranti alla botrite ottenuti dagli esperti della Fondazione Mach sono in prova nei vigneti toscani di Villa Banfi. L’anno nuovo vedrà consolidarsi il rapporto con la ditta olandese impegnata con la FEM nel progetto denominato Chardonnay Plus.