Biancone, il gatto guerriero "signore" dei tetti
Ribelle quanto basta amo gli animali e in particolare i gatti. Inseguo sempre i miei sogni come quello di scrivere e da sempre racconto storie spesso e volentieri di mici e micie.
Nel cuore del centro storico di Trento, esiste un piccolo mondo a parte. Passando per un vicolo nei pressi di Piazza Fiera, si nota, all’improvviso, sul davanzale di una finestra, il musetto furbetto di un gatto, e un altro ed un altro ancora… Se si sbircia dalla porta a vetri, si intravede una marea di micetti di ogni età, colore e dimensione. Ecco il nostro gattile, dove tante tante storie diverse si intrecciano fra loro. Cominceremo con questa...cominceremo con una mia conoscenza personale.
BIANCONE
La prima volta che ci incontrammo, fu quando alzai gli occhi al cielo.
Mollemente sdraiato sulla finestra della mia mansarda c’era lui.
Il più grosso gatto bianco che io avessi mai visto.
Mi guardava curioso, attraverso il vetro , con i suoi baffoni lunghi e svettanti, gli occhi verdi e lampeggianti.
Sornione.
Bellissimo. I gatti sono animali meravigliosi, ma tutti uniformemente dicono… utilitaristi.
Le due mie gatte, Sissi e Pallina sbirciavano guardinghe.
La scena era fantastica.
Unica.
Con delicatezza riuscii ad aprire la finestra e lui si spostò , rapido e sinuoso, Biancone, così sarebbe stato il suo nome, per me, da quel momento.
Un nuovo amico.
Svelto, si mise immediatamente a distanza di sicurezza.
Ammirai davvero il suo sguardo fiero, da combattente, le sue ferite da battaglia che ne facevano un vero e proprio condottiero.
Con delicatezza, misi fuori un po' di croccantini e una ciotola d’acqua. e chiusi la finestra.
Prudente, assai prudente, guardandomi attraverso il vetro, Biancone se li mangiò in fretta, con la foga tipica di chi non mangia da tanto, tanto tempo.
Da quel momento, ogni sera, il rituale si ripeteva. Con un particolare. La distanza fra noi diventava sempre meno e ormai quasi mangiava dalle mie mani.
Un’emozione davvero, vedere quel grosso micione , prima tanto impaurito, aspettarmi puntuale ogni sera ,al calar del sole.
Un brutto giorno… non venne. Non si presentò al nostro consueto appuntamento.
E neanche i giorni a venire.
In un estremo tentativo mi misi le scarpe da ginnastica e salii sul tetto a cercarlo.
Nonostante io soffra di vertigini.
Nulla. Scomparso. Ero davvero desolata. Finché una sera, al piano terra della mia casa ,sul ballatoio, senti un miagolio famigliare.
Eccolo. Disperato. Non so in che modo aveva abbandonato il suo tetto, e ora , affranto, non sapeva più come raggiungerlo.
Riflettei febbrilmente… che fare? Aiutarlo, ad ogni costo. Come ho sempre fatto e farò con ogni animale in difficoltà. Come? Trovato….
Chiamai rapidamente una delle persone che collaboravano con me, che venne subito con una gabbia e Biancone, fortunatamente impossibilitato ad andarsene per la chiusura del portone, venne catturato con una gabbia trappola ,e portato da un veterinario dove venne curato e sterilizzato.
La fibra del mio candido amico era forte. Si riprese, ma era ancora convalescente. Che fare? Non potevo sicuramente abbandonarlo, non ora.
Sotto gli sguardi poco convinti e molto molto gelosi delle mie micie, Biancone, che ancora non riusciva ad alzarsi, venne messo nella doccia del mio bagno, su una cuccia morbida e pulita, lo nutrii con pazienza, con amore infinito.
In una settimana tornò come nuovo. C’era un grande feeling fra me e lui, ma era pur sempre un gatto pensai, e probabilmente mi fa le fusa perché gli do la pappa….
Venne il momento fatidico.
Doveva, purtroppo per me, ma gioiosamente per lui, tornare sul suo tetto. Nel suo regno. Aprii la finestra e la porta della gabbia.
La gioia di quel micio era tangibile. Sconfinata. Riconobbe immediatamente la sua casa. Il suo mondo. E uscito, finalmente libero, stava per allontanarsi.
Felice. Zampettando orgoglioso.
D’un tratto...Ebbe un attimo di esitazione.
Tornò indietro.
E mi baciò, come solo i mici sanno fare … tutto il viso.
Con delicatezza, sforandomi leggiadro con il suo nasino insolitamente rosa.
Un attimo di amore assoluto, che mi rimase nel cuore per sempre.
Purtroppo, però le cose cambiano, e le persone non sono tutte uguali… Biancone, il mio gigante bianco, perse il suo tetto e la sua libertà per le lamentele dei vicini sulle sue scorribande notturne in cerca di cibo e di un posto dove ripararsi dal freddo pungente dell’inverno. Fui costretta a catturarlo attirandolo con la pappa…e visto che purtroppo non posso tenere anche lui, ora aspetta fiducioso una casa nuova nel suo gattile, un qualcuno che lo ami e lo faccia sentire meno solo. Quando vado a trovarlo, mantiene sempre, nel suoi occhi incredibili, quel guizzo sottile di ribellione, di desiderio sopito di tornare alle sue avventure. Rimane sempre il mio guerriero preferito.