Fitofarmaci, con la nuova legge 2 ore in più di trattamenti al giorno extra limiti. Passo avanti o passo indietro?
Nonostante quello dell'eccessivo utilizzo di fitofarmaci (rispetto alla media nazionale) resti uno dei problemi della nostra agricoltura la nuova norma non sembra in grado di dare una sterzata al sistema. Buone notizie da Melinda che annuncia che aumenterà la sua produzione di biologico e che in 5 anni punta ad arrivare a 14 mila tonnellate. In Alto Adige, nel 2008, se ne producevano già 31.000
TRENTO. Forse la vera buona notizia è che Melinda si propone di quadruplicare (quasi) in cinque anni le sue coltivazioni a biologico (oggi produce 2.500 tonnellate bio su 400.000 tonnellate di mele totali) . Perché chi si aspettava un segnale forte di cambiamento da parte del sistema politico e legislativo in materia di fitofarmaci e trattamenti, è rimasto deluso. Visti i dati dell'Ispra (ministero dell'ambiente), che abbiamo pubblicato venerdì, che nel suo ultimo studio (del 2016) spiega chiaro e tondo che "le regioni che nel 2014 utilizzano quantità di sostanze per ettaro di SAU (superficie agricola utilizzata) superiori alla media nazionale sono: Veneto e Provincia di Trento con quantità superiori a 10 kg, Campania con 8,5 kg, Sicilia,Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia con valori rispettivamente di 5,8 e 7,6 kg, Puglia 4,9 kg" siamo andati ad analizzare anche l'ultima deliberazione di Giunta (datata 10 febbraio 2017) provinciale in materia.
Una norma definita un passo avanti, dall'assessore Dallapiccola. "Con le norme adottate oggi - ha detto - introduciamo una serie di regole che rispetto a quanto stabilito a livello nazionale prevedono un ulteriore supplemento di responsabilità, da parte di tutti, nei confronti della popolazione e del territorio". Una strategia più che giusta per chi, come noi, dati alla mano, deve ancora migliorare per stare in media con il resto del Paese, almeno per quanto riguarda l'eccessiva diffusione di principi attivi in agricoltura.
Eppure qualcosa non torna. Prima di tutto gli orari. La nuova norma, infatti, prevede che si possano utilizzare prodotti fitosanitari a una distanza inferiore di 30 metri dai parchi gioco per bambini e dalle aree specifiche (quelle frequentate dalla popolazione) nella fascia oraria ricompresa tra le 21 e le 7 (per 10 ore quindi). Un passo indietro rispetto a quanto previsto dalla stessa Provincia nell'estate 2015 quando nel testo "Misure per l'impiego sostenibile dei prodotti fitosanitari", invece, aveva previsto che tale limite fosse superato solo dalle 22 alle 6 (8 ore al giorno). Stesso discorso per le ciclabili: la nova norma permette l'utilizzo di prodotti fitosanitari a una distanza inferiore di 30 metri dalle ore 21 alle ore 7. Prima era autorizzata dalle 22 alle 6.
Anche l'articolo 6 (controlli e sanzioni) delle Misure per l'impiego sostenibile dei prodotti fitosanitari della Provincia ha acceso il nostro interesse. Ad agosto 2015, infatti, la Pat prevedeva che "salvo che il fatto costituisca reato per l'applicazione delle sanzioni amministrative si fa riferimento al decreto legislativo 14 agosto 2012, n 150, art 24, commi 7 e 10 (..)" che tradotto vuol dire: chi non sottopone gli strumenti per l'applicazione dei prodotti fitosanitari ai controlli funzionali periodici è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 2000 euro; l'utilizzatore che non osserva le misure stabilite a tutela dell'ambiente, delle acque e delle aree specifiche (quelle utilizzate dalla popolazione o gruppi vulnerabili) è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria che va da 5.000 a 20.000 euro.
Un anno e mezzo dopo, invece, nell'attuale delibera, la Provincia inserisce una discriminante. Si applicano, infatti, genericamente le stesse sanzioni di qui sopra, solo che se si viola la norma che fissa le modalità di esecuzione dei trattamenti fitosanitari con prodotti classificati come "non tossici" la sanzione è minore, va da 500 a 5.000 euro. Apparentemente, quindi, sembrerebbe ridursi l'impatto deterrente della norma. Abbiamo provato a chiedere lumi a riguardo al Comando di Polizia Locale Anaunia che opera su 8 Comuni della Valle di Non.
"Tutti i comuni di interesse di questo Comando da anni hanno adottato regolamenti comunali sull'uso di prodotti fitosanitari con norme e sanzioni a volte diverse tra comune e comune - ci ha spiegato il comandante Vittorio Micheli -. Gli accertamenti condotti dalla Polizia Locale in proposito riguardano principalmente le norme di comportamento sull'uso dei fitofarmaci (periodi,orari, divieti e limitazioni). Tali norme sono sanzionate proprio dai regolamenti comunali in quanto, per la loro specificità non erano disciplinate da altre leggi (mancava appunto il regolamento di esecuzione della Legge Provinciale). Nei regolamenti comunali non erano previste violazioni con sanzioni pecuniarie tra 5.000 euro a 20.000 euro. In data 10 febbraio 2017, con delibera n. 228 della Giunta Provinciale è stato approvato il Regolamento di esecuzione dell'art.24, comma 1, della L.P. 30.12.2015, n. 21 in materia di misure relative all'utilizzo dei prodotti fitosanitari sul territorio provinciale. Tale Regolamento, che prevede specifiche sanzioni pecuniarie, andrà a sostituire i regolamenti comunali esistenti a meno che, questi ultimi, non prevedano ulteriori od integrative misure di tutela rispetto al regolamento della P.A.T.".
Insomma, un passo avanti è stato fatto, per il comandante Micheli, ma, questo lo diciamo noi, il passo poteva essere più ampio e deciso. Sarebbe bastato confermare quanto previsto nel 2015 con le Misure per l'impiego sostenibile dei prodotti fitosanitari.
E pensare che già un anno e mezzo fa (quando erano uscite le Misure per l'impiego sostenibile dei prodotti fitosanitari) si chiedevano norme più impattanti che spingessero sempre di più la nostra agricoltura a virare verso modelli più sostenibili. La cosa positiva è che tra i "luoghi sensibili", quelli che godono della tutela dei 30 metri per i prodotti tossici, vengono inserite, dall'ultima norma, anche le abitazioni private. Ma poco o nulla è cambiato in termini di distanze. Si chiedeva anche in quel senso limiti più ampi per incentivare il più possibile la conversione delle coltivazioni intensive. Il vero passo avanti sarebbe stato il limite a 50 metri (che per esempio il Veneto già dal 2012 ha inserito nei suoi indirizzi per un corretto impiego dei prodotti fitosanitari: per le “aree ad elevata protezione” come parchi e giardini pubblici, impianti sportivi, aree ricreative, strutture scolastiche e sanitarie, da noi tutelati con i 30 metri, e che già adottano alcuni comuni modello come quelli di Malosco e di Malles). Ma certo su un territorio come il nostro, dove case, strade e campagne si fondono e si "toccano" da decenni (il Veneto può permettersi ampi appezzamenti agricoli più lontani da case e paesi) un limite del genere sarebbe quasi rivoluzionario.
E allora, in attesa di una politica che rivoluzioni il sistema lanciandolo verso l'unica strada possibile, in prospettiva, per mantenere competitivi i nostri prodotti (non sarà più la quantità ma la qualità della sostenibilità, a vincere, anche a caro prezzo) la buona notizia arriva da Melinda che annuncia di voler passare da 80 a 300 ettari coltivati a biologico puntando su varietà "ad hoc". Ad oggi la produzione di Melinda Bio è di circa 2.500 tonnellate, su circa 80 ettari coltivati. Il piano prevede in cinque anni di arrivare a circa 14 mila tonnellate. L'azienda, in media, produce circa 400.000 tonnellate di mele all'anno. Se si pensa che in Alto Adige ancora nel 2008 venivano prodotte 31.000 tonnellate di mele biologiche e che la sola Mela Val Venosta due anni fa chiudeva con 27.000 tonnellate di mele bio su una produzione di 360.000 tonnellate appare evidente che, da noi, c'è ancora tanto da lavorare per restare al passo. Ma piano, piano, faticosamente, la strada imboccata sembra quella giusta.
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