“Temperature sopra la media di 1 grado e piovosità dimezzata”: aumenta il rischio gelate, se il trend continua possibile un estate 'a secco'. Ecco i dati di quest'inverno
Alla stazione di San Michele della Fondazione Edmund Mach nel mese di gennaio 2022 la temperatura media è stata di circa 1 grado superiore al dato relativo all'ultimo ventennio, mentre la piovosità rilevata è stata circa la metà: sono due insomma le situazioni 'anomale' che si stanno verificando contemporaneamente in questa fase. L'esperto della Fem Maurizio Bottura: “Con una primavera 'anticipata' aumenta il rischio gelate tardive”
TRENTO. Da giorni ormai il meteo è uno degli argomenti più discusso a livello provinciale (e non solo): la mancanza di piogge inizia a spaventare e guardando lo storico dei dati relativi agli ultimi 20 anni, questa stagione invernale risulta più calda e meno piovosa della media. “Le problematiche legate a questa situazione sono principalmente due – racconta a il Dolomiti Maurizio Bottura, responsabile dell'unità Viticoltura e Olivicoltura della Fondazione Edmund Mach – da una parte, se il trend dovesse continuare, in estate si potrebbero verificare dei problemi a livello idrico anche per quanto riguarda l'acqua potabile, dall'altra invece temperature più alte possono determinare un inizio precoce per la stagione, le piante potrebbero quindi iniziare a germogliare prima ed essere più a rischio di gelate primaverili”. Due eventualità, dice l'esperto, che rimangono legate all'evoluzione delle condizioni meteo delle prossime settimane e che rimangono quindi, al momento, solo delle ipotesi. Ma partiamo dei dati.
In base alle misurazioni effettuate a San Michele dalla Fem, la piovosità media per il mese di gennaio negli ultimi 20 anni è stata di 50,97 millimetri. Quest'anno, con 25,4 millimetri, è stata in pratica dimezzata. “Non è una novità sul nostro territorio aver inverni poco piovosi – tranquillizza comunque Bottura – abbiamo avuto in passato inverni come questo (nel gennaio del 2020 per esempio sono caduti in tutto 1,8 millimetri di pioggia ndr). Quella di quest'anno è stata però una stagione particolarmente poco piovosa e anche a dicembre ne sono caduti solo 13 millimetri (per dare un metro di paragone, la media negli ultimi 20 anni è di 80 millimetri e nel dicembre del 2020 ne erano caduti 236 ndr). Inoltre stiamo vivendo un inverno piuttosto mite”. Parlando di temperature, la media 2001-2020 rilevata dalla Fem a San Michele per il mese di gennaio è di 1,34 gradi. Quest'anno, la colonnina di mercurio si è fermata mediamente oltre un grado più in alto, a 2,44 gradi centigradi (nel 2021 il dato era -0,38°). Sono due insomma le situazioni 'anomale' che si stanno verificando contemporaneamente in questa fase.
“Il problema al momento è che non abbiamo risorse idriche in montagna: in poche parole, manca la neve – continua Bottura –. E' presto però per dire se l'estate 2022 sarà più o meno 'secca'. Diciamo che prima o poi, normalmente, la pioggia arriva. L'anno scorso a luglio per esempio ne sono caduti 300 millimetri. Anche a causa del cambiamento climatico però, negli ultimi anni osserviamo dei periodi mediamente più lunghi di siccità e di piovosità. Quel che possiamo certamente dire è che se il trend dovesse continuare e anche in primavera le piogge dovessero rimanere sotto alla media allora nei mesi estivi ci troveremo ad affrontare anche in Trentino problemi di natura idrica, non solo a livello irriguo ma anche potabile. E considerando la produzione d'acqua che abbiamo sul territorio provinciale, se mai finiremo in sofferenza succederà comunque molto più tardi rispetto a tante altre zone in Italia”.
La mancanza di risorse idriche sotto forma di neve in montagna si collega poi anche al problema delle gelate in valle, sottolinea Bottura. “Uno dei modi per difendersi dalle gelate lungo la valle dell'Adige – dice infatti l'esperto della Fem – è l'attivazione degli impianti anti-brina, che però richiedono una grande quantità di acqua all'interno dei pozzi. L'altezza dell'acqua all'interno dei pozzi segue a sua volta l'andamento dell'Adige e di conseguenza quest'anno ce n'è pochissima, almeno al momento. È una situazione potenzialmente rischiosa soprattutto per i ciliegi e i meli nel fondovalle, normalmente le prime piante a germogliare”. Parlando di gelate però, un ulteriore fattore di rischio è rappresentato proprio dalle temperature sopra la media, che possono portare ad una stagione anticipata e di conseguenza aumentare il tempo di esposizione delle piante ai repentini cali di temperatura.
“Con temperature più alte – specifica Bottura – le piante possono iniziare a germogliare prima: le gelate possono verificarsi fino a fine aprile-inizio maggio, quindi prima le piante si 'attivano' più tempo rischiano di subire le conseguenze delle gelate stesse sulla produzione. La fioritura è di norma il momento più critico e più la stagione è precoce più di norma aumenta il rischio di gelate tardive. L'anno scorso per esempio i danni sono stati contenuti dopo la gelata del 7-8 aprile proprio perché ci trovavamo in una primavera medio-tardiva”. In generale comunque, conclude l'esperto, è ancora presto per tirare le somme, anche se le previsioni da qui a 15 giorni non sembrerebbero portare “novità sostanziali”. “Se marzo dovesse risultare particolarmente piovoso – dice Bottura – la situazione potrebbe riequilibrarsi, anche perché in alta quota tornerebbe la neve. Diciamo che fra un mese circa avremo più certezze”.