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Clorpirifos, il pesticida ''pericoloso'' che la vecchia giunta stava limitando viene ancora consigliato in agricoltura?

Attualmente nessuna normativa ne vieta l'utilizzo ma diversi studi scientifici ne hanno provato la pericolosità soprattutto nello sviluppo dei bambini. La passata Giunta aveva firmato un protocollo per limitarne l'uso. Ora tutto sembra dimenticato. Fondazione Mach e Apot al momento non hanno risposto alle nostre domande. A chiedere lumi anche un'interrogazione del consigliere provinciale Degasperi

Di Giuseppe Fin - 20 marzo 2019 - 05:01

TRENTO. Il Clorpirifos è un pesticida usato per uccidere dei parassiti tra cui insetti e vermi in diverse colture. E' uno tra i componenti più discussi usati in agricoltura, considerato moderatamente pericoloso per l'uomo dall'Organizzazione Mondiali della Sanità.

 

E' usato anche in Trentino in diverse colture e non sembra esserci nessuna presa di posizione forte nei confronti di questo componente. A confermarlo è anche una interrogazione depositata in questi giorni dal consigliere provinciale del M5S Filippo Degasperi (QUI L'INTERROGAZIONE) nella quale, tra l'altro si chiedono lumi su quello che è successo il 12 febbraio del 2019, quando, riporta l'interrogazione, “durante la 22° giornata frutticola delle valli del Noce, il Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Edmund Mach avrebbe consigliato per la campagna 2019 l’utilizzo del clorpirifos”.

 

Che la Provincia sia a conoscenza della non salubrità di questo pesticida è scontato. Già nel 2015 Vigilio Pinamonti, consigliere di amministrazione della Fondazione Mach aveva richiamato la Pat, nel suo provvedimento di deroga all'impiego del Clorpirifos etil, lamentando come la stessa Provincia non riconoscesse la pericolosità per un principio attivo da molti anni usato in frutticoltura e ancora presente nei protocolli di "lotta integrata".

 

Ma in cosa consiste questa pericolosità e perché è stato così diffusamente usato nel campo dell'agricoltura? Per capirlo basta fare un passo indietro al 1990 quando uno studio sulla neurotossicità del clorpirifos condotto sui topi negli Usa dal colosso dell’agrofarma Dow conteneva degli errori che lo hanno portato a ritenere questo pesticida poco dannoso per l'essere umano e conseguentemente dando il via libera a delle autorizzazioni al suo uso sia in America che in Europa.

 

Gli errori si scoprirono anni dopo grazie ad uno studio che è stato pubblicato sull'Environmental Health (QUI LO STUDIO) attraverso il quale si chiese di ragionare con molta attenzione sull’opportunità di continuare ad autorizzare il clorpirifos o almeno a consentirne l’uso senza alcuna restrizione.

 

La pericolosità del Clorpirifos sta nel fatto che blocca un enzima (acetilcolinesterasi), uno dei tanti neurotrasmettitori che mediano la comunicazione tra le cellule nervose. Questi effetti neurologici comportano rischi particolarmente elevati per i bambini quando i loro cervelli e sistemi nervosi si sviluppano.

 

Accanto agli effetti per gli esseri umani vi sono anche quelli che riguardano gli animali che sono risultati altamente sensibili al clorpirifos. L'esposizione a concentrazioni minime può essere letale. La stessa Environmental Protection Agency ha indicato che una singola applicazione di clorpirifos comporta rischi significativi. Pesci, anfibi, uccelli, rettili e piccoli mammiferi, nonché api e altri insetti utili sono vulnerabili all’insetticida.

 

Per non parlare poi dei fiumi, dei laghi e dei corsi d'acqua. Su questo punto, però, a confermarne la pericolosità nel 2016 era stato l'allora assessore provinciale Mauro Gilmozzi precisando che “Si tratta del pesticida che è anche all’origine degli scarsi indici di qualità di alcuni nostri corsi d’acqua”. Proprio Gilmozzi, assieme all'allora assessore provinciale all'agricoltura Michele Dallapiccola a quello della Salute Luca Zeni con l’Apot, il Consorzio vini del Trentino, la Fondazione Mach, l’Azienda sanitaria e l’Agenzia per l’ambiente, avevano fatto fronte comune firmando una sorta di protocollo fitosanitario per limitare e regolare l'uso di questo pesticida.

 

Nessuna sanzione ma da un lato si cercava di mettere dei punti fermi nell'utilizzo di questa sostanza e dall'altra si voleva migliorare la qualità dei fitofarmaci, intensificare la ricerca applicata per ridurre l’impatto ambientale e sociale attraverso l’uso di mezzi alternativi, riducendo dosi e principi attivi e utilizzando tecniche e macchinari in grado di ridurre al minimo la dispersione. “Il Clorpirifos – ha precisato l'ex assessore e oggi consigliere provinciale Michele Dallapiccola – è un farmaco al momento legale ma con il protocollo che avevamo sottoscritto con i principali attori del mondo agricolo erano stati proposti dei limiti ben precisi. Poi io ovviamente non posso rispondere su quello che è stato fatto in questi mesi”.

 

Quello di cui parliamo è un protocollo che deve essere firmato di anno in anno e per il 2019 nessuno al momento ci ha confermato il suo rinnovo o meno. Contattata martedì da ilDolomiti.it la Fondazione Edmund Mach ad oggi non ha ancora riposto alle domande presentate. Abbiamo cercato anche Alessandro Dalpiaz di Apot dal quale, però, non è arrivata alcuna risposta.

 

Nell'interrogazione presentata dal consigliere provinciale Filippo Degasperi si chiede per quale ragione il clorpirifos (sia esso legato a un gruppo alchilico metilico o etilico) risulti tuttora presente all'interno del protocollo di autodisciplina per la produzione integrata del settore frutticolo in Trentino; per quale ragione il 12 febbraio 2019, durante la ventiduesima giornata frutticola delle valli del Noce, il Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Edmund Mach avrebbe consigliato per la campagna 2019 l’utilizzo del clorpirifos; perché si persevera nell’utilizzo del clorpirifos nonostante l’esistenza di prodotti alternativi già impiegati in ambito di lotta biologica ed infine per quale ragione ad oggi non si riscontrano azioni di divulgazione ed informazione agli operatori del settore.

 

Bisognerebbe poi spiegare in che modo i persistente utilizzo di un insetticida dalla comprovata pericolosità si coniuga con l’immagine di un Trentino virtuoso, salubre, sostenibile e attento alla cura e tutela sia del territorio che della popolazione residente.

 

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