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23/03/2024 - 09:03

IL VIDEO. La portata del canale cala e le anguille tentano la risalita (impossibile) nella poca acqua rimasta: “La loro rimonta verso il Garda un'impresa a dir poco epica”

Le immagini sono state condivise sui social dal vicepresidente della Comunità del Garda, Filippo Gavazzoni, fornendo una spiegazione di quanto accaduto la settimana scorsa nel canale Virgilio (un'opera irrigua che ha origine da una deviazione del flusso del Mincio in corrispondenza della diga di Salionze, nel territorio di Mozambano). “Durante i lavori di manutenzione – spiega Gavazzoni – le portate del canale sono state ridotte praticamente a zero e si sono potute così osservare varie anguille tentare la risalita controcorrente, nella poca acqua rimasta. È da fine anni '50 infatti, da quando è stato eretto l'edificio regolatore del Lago di Garda (la diga di Salionze) che le anguille non riescono più ad entrare naturalmente nel Garda durante la loro risalita dal mar Adriatico, passando dal fiume Po e dal Mincio. Da allora infatti si è provveduto ad immetterle artificialmente con i secchi, proprio per bypassare la diga, che per loro di fatto è diventata uno sbarramento impossibile da superare. Certo, ci sarebbe da valutare la collocazione di una 'scala di rimonta', proprio per agevolare questo naturale passaggio, come già auspicava l'ittiologo Enzo Oppi negli anni '70, ma allo stesso tempo bisognerebbe anche valutare quale impatto questa scala di rimonta potrebbe avere oggi per altre specie ittiche con carattere di invasività (ad esempio il Siluro). Non sono a conoscenza di 'scale di rimonta' selettive per determinate specie, magari esistono, ma onestamente ancora non ne sono a conoscenza. Ma è una cosa che approfondirò”.

 

In definitiva però, dice Gavazzoni: “A me pare comunque un miracolo che queste anguille riescano a superare così tante difficoltà, tra sbarramenti e habitat compromessi, dal Delta del Po ad arrivare alle porte del Lago di Garda. È un istinto incredibile, che le guida attraverso un reticolo vastissimo di canali irrigui e fiumi. È letteralmente un'impresa epica”. Successivamente le guardie Fipsas hanno provveduto a 'salvare' le anguille immettendole nel Mincio insieme alle altre specie presenti.

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