"Sulla terra non partirà battuto. La Coppa Davis? Non mi stupirei se non la giocasse. Il coach? Sarebbe bello un binomio con Seppi". Paolo Bertolucci a tutto tondo su Sinner
"Se Alcaraz è discontinuo, Zverev manca di qualcosa, Rune va giù di testa, Djokovic ha l'età che ha e Fonseca è troppo giovane per competere ai massimi livelli, non è mica una "colpa". Sinner vive in quest'epoca, è il più forte di tutti ed è questo quello che conta"
TRENTO. L'ha sempre definito un "fenomeno" dal punto di vista mentale e, da grandissimo esperto, è convinto che - anche nell'epoca dei "big three" (e non solo) - Jannik Sinner se la sarebbe giocata con Federer, Nadal e Djokovic. La lotta sarebbe stata durissima, ma il fuoriclasse di Sesto, che domina la classifica del ranking, avrebbe potuto competere anche con i più grandi della storia. E, una cosa è certa, l'azzurro è destinato ad entrare nella storia del tennis.
Anzi, ci è già entrato con tre Slam vinti ad appena 23 anni ma, proprio perché la carta d'identità è dalla sua parte e i margini di miglioramento sono notevoli, ha davanti a sé un futuro radioso con la possibilità di scrivere altre pagine indelebili della della saga di questa disciplina.
Paolo Bertolucci, una delle voci tecniche più apprezzate d'Italia quando si parla di tennis ed uno dei commentatori più autorevoli di tutto il circuito (da decenni racconta i grandi eventi per Sky Sport), si è goduto il percorso di Sinner all'Australian Open da casa.
Ora il fuoriclasse di Sesto riposerà per qualche giorno, poi sarà il momento di pensare già alla "primavera americana", che sarà preceduto dalla partecipazione - per la prima volta - all'Atp 500 di Doha, in Qatar, a metà febbraio.
Il 2025 sarà un anno fondamentale per il numero 1 del mondo: la sentenza sul caso Clostebol, la voglia di consolidarsi sulla terra rossa, il sogno Wimbledon e il cambio di tecnico, visto che l'australiano Darren Cahill ha annunciato che a fine stagione lascerà il team e resterà in Australia.
Bertolucci, Sinner può sognare il Grande Slam?
"Beh, certamente è l'unico che può provarci, visto che ha vinto in Australia e gli altri no. La prima grande montagna del 2025 è stata scalata, adesso ce ne sono altre, a cominciare dal Roland Garros. Se, per tantissimi anni, non si poteva nemmeno "sognare" di realizzare il Grande Slam, vista la presenza di Nadal che era praticamente imbattibile sulla terra, adesso non è più così. Certo, c'è Alcaraz, ma sta dimostrando di non essere costante. E, al momento, anche sul "rosso", l'unico in grado di battere uno Jannik in forma è solamente lo spagnolo, perché con gli altri non c'è partita quando si parla di tre set su cinque. Non ci sono specialisti superiori al numero 1 al mondo".
Cosa deve fare per migliorare sulla terra rossa?
"La programmazione del 2025 è mirata proprio a questo. Al rientro dall'America (dopo i Masters 1000 di Miami e Indian Wells, ndr) si fermerà per una quindicina di giorni, salterà Montecarlo proprio per allenarsi bene sulla terra. superficie che richiede un lavoro specifico in diversi aspetti. Jannik è seguito da un team eccezionale, che sa perfettamente su cosa deve fare per diventare, ancora più competitivo, sul rosso".
Qualcuno ha definito la finale contro Zverev addirittura "noiosa" vista la superiorità di Sinner dal primo all'ultimo punto.
"Lo definisco un match "lineare" con evidente distanza tra i due. Sinner, lo ribadisco, è "ingiocabile" quando sta bene nei tre set su cinque e questo Zverev non lo può battere. Magari in una partita "due su tre" sarebbe cambiato qualcosa: sai, vinci il tie break, servi fortissimo, ma negli Slam adesso è impossibile. Noiosa no, assolutamente, però la superiorità di Jannik è stata netta, dall'inizio alla fine".
Questione tecnico: Darren Cahill ha annunciato l'addio a fine stagione. Ed è già tempo di "toto nomi".
"Si è creata un'agitazione incredibile e incomprensibile. Ho letto cose allucinanti: come è stato perfetto nella scelta di Simone (Vagnozzi, ndr) e di Darren, non credo avrà problemi a trovare il nuovo coach. Anzi, credo vi sia la fila fuori dalla sua porta: d'altronde, chi non vorrebbe allenarlo? Bisogna stare molto tranquilli, non c'è fretta e, soprattutto, Jannik e il suo staff hanno già dimostrato di essere bravissimi nelle scelte".
Lei ha fatto anche il nome di Andreas Seppi. Alternative?
"Mi è venuto in mente Seppi perché sarebbe bellissimo vedere due "figli della montagna" lavorare assieme e condividere un grande percorso. Andreas è stato un grande tennista ed anche un ragazzo splendido: poi, attenzione, non ha mai fatto il coach, vive negli Stati Uniti e, quindi, ci sono tanti aspetti da considerare. Gli altri nomi? Quelli bravi al mondo, in grado di lavorare con il migliore del pianeta non sono tanti. Penso a Moya, Norman, Ivanisevic e ci sarebbe anche Ljubicic, che però è impegnato con la federazione francese. In ogni caso ci vuole calma e tutta questa preoccupazione è immotivata".
Qualcuno ha fatto anche il nome di Agassi.
"Una suggestione uscita da non si sa chi. Non ha mai allenato, vive a Las Vegas e non mi sembra intenzionato ad intraprendere la professione di coach. Tutto può accadere, per carità, ma mi sembra una voce senza fonte. Tenete presente che essere l'allenatore di un atleta di tale livello significa trascorrere almeno 30 settimane in giro per il mondo per allenamenti e tornei. L'impegno, insomma, è notevole".
Domanda cattiva: nell'epoca dei "big three" Sinner avrebbe vinto così tanto. Sarebbe potuto essere comunque il numero 1 al mondo o il livello è calato?
"Il ritornello è quello di sempre: quando uno vince tanto si dice sempre che è per mancanza di avversari. Certo, nell'epoca di Nadal, Federer, Djokovic, ma io ci metto pure Murray, Wawrinka, che di Slam ne hanno portati a casa tre a testa e qualcun altro come Ferrer, Tsonga, Berdych, conquistare così tanti trofei sarebbe stato certamente più complicato, ma sarebbe stato comunque "lì", nel gotha, anche con questi fenomeni. Poi, attenzione, se Alcaraz è discontinuo, Zverev manca di qualcosa, Rune va giù di testa, Djokovic ha l'età che ha e Fonseca è troppo giovane per competere ai massimi livelli, non è mica una "colpa". Sinner vive in quest'epoca, è il più forte di tutti ed è questo quello che conta".
Per due anni di fila Sinner ha trascinato l'Italia alla conquista della Coppa Davis, impresa mai riuscita. Secondo lei, lo vedremo ancora in maglia azzurra?
"Manca ancora troppo tempo, ma non ci sarebbe da stupirsi se decidesse di non giocarla. L'hanno fatto tutti i grandissimi del passato: l'hanno giocata, l'hanno vinta e poi non hanno garantito sempre la propria presenza (basti pensare a Zverev quest'anno). Non è un'obbligatorietà e non può esserlo. Se non ci fosse non mi sorprenderei della cosa e non sarebbe da gridare allo scandalo".
In Australia è stato superlativo dal punto di vista mentale. Ad aprile il Tas di Losanna dovrà pronunciarsi in via definitiva sul ricorso presentato dalla Wada. Ecco, stavolta questo "pensiero" non ha inficiato le sue prestazioni.
"Mentalmente è un fenomeno, ormai lo sappiamo. Questa situazione lo ha sicuramente turbato e condizionato nel primo periodo: il colpo l'ha accusato, è innegabile, perché una vicenda simile ti toglie il fiato. Pian, piano ha elaborato la cosa e l'ha messa via. Adesso attendiamo di conoscere quella che sarà la sentenza: cosa potrà accadere non è dato saperlo ed è impossibile fare previsioni, visto che i colpi di scena - quando si parla di Tribunali - sono dietro l'angolo. Io personalmente sono molto tranquillo, anche grazie alla tranquillità che trasmette a tutti noi Jannik. Che sa di non aver fatto nulla di male e di avere la coscienza a posto".