“Un'area che vale quasi il 10% non entra in parlamento: responsabilità della rottura di Azione”. Conzatti (Italia Viva) e la débâcle di Stati Uniti d'Europa
L'ex senatrice Donatella Conzatti (Italia Viva) commenta amareggiata i risultati delle Europee, dove la lista Stati Uniti d'Europa non ha superato la soglia di sbarramento chiudendo con il 3,76%: “Eravamo convinti di potercela fare, invece quel 4% l'abbiamo solo sfiorato: i sondaggi ci davano sopra, il dato finale ci amareggia''

TRENTO. Delusione. È la parola con cui, senza tanti mezzi termini, Donatella Conzatti (Italia Viva) commenta i risultati della lista Stati Uniti d'Europa, che con il 3,76% dei voti ha solo sfiorato la soglia di sbarramento per avere rappresentanti al parlamento europeo. Una débâcle senza se e senza ma per il progetto fortemente spinto a livello nazionale da Matteo Renzi ed Emma Bonino
“Siamo delusi – commenta Conzatti -. Lo sono tutti i riformisti, perché anche questa volta hanno vinto gli estremi, a destra e a sinistra. Un risultato che purtroppo non dà ragione ad una diversa visione di fare politica e pensare politica. Il dibattito ormai si nutre di contrapposizioni, di opposti, di slogan e contro-slogan che creano spettacolo mediatico e gossip, ma che non alimentano certo l'evoluzione e lo sviluppo del Paese o dell'Europa. Che pure di evoluzione e sviluppo ne avrebbe un grande bisogno. Stati Uniti d'Europa è stato un progetto a nostro modo di vedere le cose giustissimo, per contenuti e visione: resteranno vive le nostre battaglie, anche grazie al lavoro di chi le porterà al parlamento europeo nel gruppo di Renew Europe. Eravamo convinti di potercela fare, invece quel 4% l'abbiamo solo sfiorato: i sondaggi ci davano sopra, il dato finale ci amareggia”.
Matteo Renzi sul social X alle prime ore dell'alba ha pubblicato un lungo tweet e non è passato inosservato questo passaggio: “Sul risultato italiano pesa l’assurda rottura del Terzo Polo: potevamo avere sette parlamentari europei riformisti, insieme. E invece sono zero. Che follia”.
“Matteo Renzi non sarà in Europa, ma resta senatore a Roma e leader nazionale del movimento, ripartiamo da questo punto fermo. Da riformista e liberale, mi dispiace davvero molto per la rottura scomposta provocata da Azione: i numeri complessivi indicano che quasi il 10% dell'elettorato cerca quest'area di riferimento politico, e invece Azione ha causato un grave danno a se stesso e al progetto europeo. Ma al centro siamo liberali e riformisti, non populisti; mettiamo al primo posto responsabilità e progetti, non ego e convenienze individuali”.
“Un sassolino dalla scarpa – prosegue Conzatti - vorrei togliermelo: anche il mondo dell'informazione e i media locali credo che dovrebbero imparare a raccontare in maniera diversa l'appuntamento delle elezioni. Non si possono trasformare le europee nelle provinciali, parlando di quali candidati trentini hanno chance di essere eletti e quali no, peraltro con superficialità e pressapochismo. Se penso che Raffaelli era stato indicato come uno dei pochi “quasi sicuri” di essere eletti, e invece è finito sesto nella sua lista... Insomma, in questo territorio mi permetto di credere che si possa fare informazione in maniera più responsabile”.
La preoccupa il dato dell'astensionismo, soprattutto quello del Trentino Alto Adige dove ha votato solo circa il 44% degli aventi diritto?
“Che un territorio autonomista voti al 25% un partito nazionalista, la dice lunga sui profondi problemi di identità trentini: lo confermano la scarsa affluenza e appunto questa scelta di voto assolutamente antitetica rispetto all'origine ontologica del territorio. Problemi che vanno affrontati”.