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Europee, "Gli abbattimenti mirati e controllati di orsi e lupi non possono essere rimandati ancora", Roberto Paccher (Lega): "La carne coltivata? Proposta strampalata"

Dalle guerre in Ucraina e Gaza alla transizione ecologica, dalla carne coltivata ai grandi carnivori, l'intervista al candidato nella circoscrizione Nord-Est della Lega Roberto Paccher

Di Luca Andreazza - 03 giugno 2024 - 21:04

TRENTO. "La situazione attuale sui grandi carnivori ha portato all'esasperazione chi vive e lavora in montagna". Queste le parole a il Dolomiti di Roberto Paccher, candidato nella circoscrizione Nord-Est alle europee per la Lega. "Il problema purtroppo è sottovalutato in Europa e l’unico modo efficace per affrontarlo è imporre a quel legislatore di non catalogare più orsi e lupi tra le specie protette. Gli abbattimenti mirati e controllati, anche dei lupi, non possono essere rimandati ancora".

 

Nato a Levico nel 1965, Paccher è fondatore e titolare di Agenzia di assicurazioni e pratiche automobilistiche. E' iscritto all'Ordine dei giornalisti come pubblicista e ha collaborato con testate giornalistiche locali e nazionali.

 

Presidente dell'Associazione cacciatori capannisti, il leghista è stato consigliere comunale a Novaledo dal 1990 e assessore dal 1992. Inoltre è stato Consigliere comprensoriale della Bassa Valsugana prima e di Comunità di Valle dal 1990 al 2015 e assessore Comprensoriale dal 2000 al 2005. E' segretario amministrativo della Lega Nord Trentino e segretario circoscrizionale Nord Est.

 

Tra gli incarichi svolti, è stato membro del Consiglio di amministrazione di Apt Alta Valsugana e componente del Cda della Fondazione Bruno Kessler. Eletto in Consiglio provinciale nell'ottobre 2018, dal 21 novembre dello stesso anno è presidente del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige. Ha ottenuto un secondo mandato nel 2018 nella vittoria del centrodestra alle provinciali. Ora corre per un seggio a Bruxelles.

 

Dalle guerre in Ucraina e Gaza alla transizione ecologica, dalla carne coltivata ai grandi carnivori, l'intervista al candidato nella circoscrizione Nord-Est della Lega Roberto Paccher.

 

Sostegno all'Ucraina, cosa pensa di quello che è stato fatto oggi? Ritiene giusto e importante fornire armi agli ucraini? Come considera le sanzioni che sono state date alla Russia

Un conflitto all’interno del nostro continente è un problema molto grave, che impatta anche sulla situazione socio-economica dell’Europa, ben aldilà dei confini degli Stati coinvolti in prima persona. Noi riteniamo  che vadano sostenuti l’Ucraina ed il proprio diritto all’autodifesa ma crediamo anche che  l’impegno principale di tutti, quindi anche quello dell’Italia, sia quello di battere sempre di più, e se possibile con maggior sforzo, il sentiero della diplomazia.

 

In altre parole l’obiettivo, nel vero interesse di tutti, deve essere quello di mettere la parola fine ad una guerra che da due anni tiene il mondo con il fiato sospeso. Di sicuro sarebbe deleterio promuovere una pericolosissima escalation militare, progetto che abbiamo visto sarebbe tra le idee di qualche leader europeo o, negli ultimi giorni del segretario generale della Nato. L’idea di andare a  bombardare la Russia ci vede contrari, ci spaventa, aprirebbe scenari di guerra che davvero non vogliamo nemmeno ipotizzare.

 

Il ruolo europeo nello scacchiere internazionale, si è rafforzato o indebolito nel corso degli ultimi anni? Serve un esercito comune

Ritengo che questo approccio vada affrontato diversamente: l’Europa è una presenza indiscussa ed indiscutibile ma è anche vero che non sarebbe corretto voler in ogni caso fare coincidere il nostro Continente con la Commissione europea e con le sue decisioni. Se nessuno al giorno d’oggi discute l’appartenenza all’Euro, non c’è dubbio che a Bruxelles vengono anche prese delle decisioni al di fuori della realtà, cito anche questo proposito il tema delle case green.

L’Europa ha una storia, un peso politico ed economico che la confermano interlocutore di primissimo livello nelle interlocuzioni e nelle decisioni in ogni campo. Detto questo a nostro avviso non è il caso di pensare alla creazione di un esercito comune: l’Europa può e deve fare meglio sul tema della difesa dei confini ma noi siamo contrari all'idea di un esercito comune che non si sa chi verrebbe poi finanziato o comandato, nel gioco dei pesi e delle misure dei diversi Stati. Quello a cui stiamo assistendo oggi, con la Nato che ci vorrebbe addirittura trascinare in guerra contro Mosca, non fa che rafforzare questa convinzione.

 

Nella guerra Israele – Hamas, cosa bisogna fare?  

Seguire con ancora maggiore convinzione la strada della diplomazia. Noi, la Lega, stiamo con Israele anche per il fatto che in Palestina a dettare legge c’è Hamas, una formazione che attraverso il fondamentalismo si comporta da terrorista. Il nostro nostro partito condanna e combatte il terrorismo, il fanatismo, gli estremismi.

Uno dei punti fondamentali nella prossima legislatura europea sarà la transizione ecologica. Lei ritiene che bisogna accelerarla oppure rallentarla? Quale dovrebbe essere, secondo lei, il primo provvedimento da mettere in campo?
Un cambiamento, graduale e all’insegna del buonsenso, lo vogliamo tutti. Ma questa transizione va calata sul territorio  - e ancora di più nel nostro, zona di montagna - in modo graduale e non respingente per la gente. Queste caratteristiche di gradualità fanno il paio con una parola che è stata di moda per decenni dell'ambientalismo, ovvero sostenibilità. A nostro parere questo però significa che la transizione ecologica deve essere sostenibile anche sul piano economico e sociale.

 

Un passaggio che non deve, in altre parole, coincidere con la perdita di posti di lavoro e di aziende, altrimenti questo si tradurrà con il venire meno della capacità di mantenersi di migliaia di persone. Un esempio concreto è la direttiva che intende bloccare la costruzione dei motori endotermici entro il 2035: puntare solo sull’elettrico vuol dire penalizzare occupazione ed imprese italiane, consegnandoci sempre più nelle mani dell’industria cinese.

 

Va tenuto anche conto di come le auto non siano adatte al nostro territorio. Come ho accennato prima, un ragionamento particolare va fatto anche per la direttiva sulle case green: qui l’Europa deve tenere  in massima considerazione la specificità del nostro Paese ed in questo contesto il ragionamento è ancora più calzante per quanto riguarda le terre di montagna dove le case, il patrimonio immobiliare, hanno un valore radicato ed delle caratteristiche diverse da quelle degli altri Stati.

 

Il tema della carne coltivata ha fatto molto discutere. La sua introduzione è positiva o negativa? Perché
Noi siamo contro l’Europa che produce decisioni strampalate, quella che non permette di liberare le trote fario ma che lascia liberare orsi che poi si muovono indisturbati in località, come le nostre valli, densamente abitate. Questa è la stessa stessa Europa che vuole eliminare gli allevamenti di bestiame per rimpiazzarli per sostituirli con degli stabilimenti che producono cibo sintetico. Ricordiamo a questo proposito anche i progetti di Bruxelles per togliere le grandi distese di grano per dare spazio alla farina di grillo. Dire che si tratti di decisioni fuori dalla realtà è davvero il minimo.

 

Gestione della fauna selvatica, orsi e lupi vanno tutelati oppure oggi occorre abbassare il livello di protezione?

La situazione attuale ha portato all'esasperazione chi vive e lavora in montagna. La mia candidatura alle elezioni europee è anche un modo per dare voce, se eletto, a queste problematiche che alla commissione europea arrivano in modo parziale. Il problema purtroppo è sottovalutato in quella sede e l’unico modo efficace per affrontarlo è imporre a quel legislatore di non catalogare più orsi e lupi tra le specie protette.

 

Il progetto Life Ursus, cui noi siamo sempre stati contrari, è sfuggito di mano a chi ci ha preceduto. Sono contrario anche ai corridoi faunistico che non farebbe altro che portare il problema altrove, dove attualmente non c'è. 

Il lupo, altro grande problema, è difeso grazie ad una lista sugli animali in via di estinzione che è vecchia di decenni, mentre ora è in rapida estensione su tutto l’arco alpino. Gli abbattimenti mirati e controllati non possono essere rimandati ancora.

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