Contenuto sponsorizzato

“Biden deve farsi da parte”: panico tra i democratici dopo il confronto (disastroso) con Trump. Chi potrebbe sostituire il presidente? Ecco i nomi più citati

Solo il presidente in carica, che ha vinto le primarie tra i democratici, può decidere di fare un passo indietro (una mossa che in parecchi chiedono oggi dopo il “disastroso” dibattito ad Atlanta) in vista delle presidenziali del 5 novembre: chi potrebbe sostituirlo?

Foto Askanews
Foto Askanews
Di Filippo Schwachtje - 28 June 2024 - 15:46

TRENTO. Per dirla in poche parole, il primo dibattito televisivo in vista delle presidenziali statunitensi è stato un disastro per i democratici. Joe Biden, candidato dem per le elezioni del 5 novembre nonostante, a 78 anni, sia stato già nel 2020 il più vecchio presidente ad iniziare il suo mandato, si è presentato all'appuntamento di ieri ad Atlanta, organizzato dalla Cnn, ottenendo l'esatto contrario di quanto la dirigenza del partito si aspettava. Invece di rassicurare gli elettori sul suo stato fisico (e cognitivo), il presidente Usa è sembrato fragile, esitante, ha perso più volte il filo del discorso (confondendosi in diverse occasioni), scatenando il panico tra le fila dei democratici, molti dei quali hanno iniziato a parlare delle necessità di trovare un'alternativa per sfidare Donald Trump a novembre. Lo stesso Trump, al contrario, si è presentato con un piglio aggressivo e determinato (non risparmiandosi, ma non è una novità, una serie di affermazioni fuorvianti o false), risultando in definitiva più efficace. E le voci che oggi chiedono un cambio nel ticket da presentare agli elettori, come detto, sono parecchie.

 

Sul New York Times Thomas Friedman ha raccontato d'aver visto il dibattito e di essersi messo a piangere: “Non riesco a ricordare un momento più straziante in una campagna presidenziale americana nella mia vita, proprio per ciò che ha rivelato: Joe Biden, un brav'uomo e un buon presidente, non deve ricandidarsi. E Donald Trump, un uomo maligno e un presidente meschino, non ha imparato nulla e non ha dimenticato nulla. È la stesa fonte di bugie che è sempre stato, ossessionato dalle sue rimostranze e neanche lontanamente vicino a ciò che serve all'America per essere leader nel XXI secolo”. In definitiva però, dice l'opinionista americano (e non è l'unico: da Paul KrugmanNicholas Kristof sono parecchie le voci che hanno chiesto oggi un passo indietro a Biden sul quotidiano newyorkese): “La famiglia Biden e la squadra politica devono riunirsi rapidamente e avere la più difficile delle conversazioni con il presidente, una conversazione di amore, chiarezza e determinazione. Per dare all'America la più grande possibilità di scongiurare la minaccia di Trump a novembre, il presidente deve farsi avanti e dichiarare che non si candiderà per la rielezione e che rilascerà tutti i suoi delegati per la convention nazionale democratica”.

 

Convention, in programma ad agosto a Chicago, nella quale si ufficializzeranno le nomine dei candidati. La domanda che in molti si pongono, però, è se a questo punto ci sia il margine di manovra per un cambiamento della leadership democratica. Biden ha infatti vinto le primarie ed è proprio lui il solo che, facendo un passo indietro, potrebbe aprire ad un nuova candidatura, che dovrebbe però essere sostenuta dai delegati democratici (che per la maggior parte oggi sostengono il presidente in carica). Secondo diversi commentatori la first lady, Jill Biden, potrebbe essere l'unica a convincere il presidente a ritirarsi dalla corsa, aprendo la strada a una serie di nomi papabili per ricomporre il ticket democratico che si presenterà alle presidenziali. I nomi sul tavolo sono diversi, a partire da quello di Kamala Harris, vice-presidente in carica e scelta come candidata alla vice-presidenza per l'appuntamento di novembre. Nell'eventualità di un passo indietro da parte di Biden (sarebbe la prima volta a questo punto della campagna elettorale) la sua sembrerebbe ad oggi essere la scelta più probabile.

 

Tra i più citati c'è anche il governatore della California, Gavin Newsom, considerato però troppo 'liberal', la governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro e quello dell'Illinois J.B. Pritzker. Un nome su tutti, più una suggestione che un'opzione plausibile però ad oggi, è quello dell'ex first lady Michelle Obama. Di certo c'è che il dibattito di Atlanta ha rappresentato un vero e proprio terremoto nella campagna democratica: “Se insistesse nel candidarsi – conclude Friedman – e perdesse contro Trump, Biden, la sua famiglia, il suo staff e i membri del partito che lo hanno sostenuto non potrebbero farsi vedere. Meritano di meglio. Lo merita l'America e lo merita il mondo”.

Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
In evidenza
Sport
22 January - 06:00
Dal sogno alla crisi, la rapida ascesa e il brusco crollo del Valsugana Basket: un’indagine della Guardia di Finanza ha portato a [...]
Cronaca
21 January - 21:06
Ezio Mauro, già direttore di "la Repubblica" e "La Stampa", a 360° su Elon Musk, Trump e Meloni: dal "saluto romano" del [...]
Cronaca
21 January - 18:28
A sostituirla sarà Baba Hamza, ex ospite del Punto d'Incontro, dove ha trascorso un anno anche con il Servizio Civile, impegnandosi nel [...]
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato