Pagati 4 euro all'ora e costretti in 15 in un alloggio, il dramma di 28 operai. Al via il processo a Trento: "Molti per paura di ritorsioni non denunciano"
La Slc del Trentino ha deciso di costituirsi parte civile nel processo per sfruttamento dei lavoratori contro la società Euro K2 e la richiesta è stata accolta dal Giudice. Molti di questi lavoratori, spiega il sindacato "sono privi di documenti, sono molto intimiditi e, per paura di ritorsioni su se stessi e sulle loro famiglie, non denunciano mai le condizioni di sfruttamento"
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TRENTO. In gravi difficoltà economiche, con una scarsa conoscenza della lingua italiana e il bisogno urgente di ottenere il permesso di soggiorno, venivano pagati 4-5 euro all’ora, per un totale mensile che non superava i 500-700 euro. Una parte dello stipendio doveva essere restituita alla ditta o versata a persone indicate dalla stessa società in Pakistan, tramite Money Transfer.
Ma non è tutto. Questa è la drammatica situazione emersa durante un’indagine della Guardia di Finanza, condotta l’estate scorsa, che riguardava un gruppo di 28 lavoratori pakistani. Proprio oggi è stato aperto il processo a Rovereto contro la società Euro K2.
I lavoratori erano costretti anche a pagare un contributo per il vitto e l’alloggio, nonostante il contratto prevedesse che queste spese fossero a carico del datore di lavoro. Le condizioni abitative erano estremamente precarie, con 10-15 persone che vivevano in un unico appartamento. Inoltre, venivano privati dei buoni pasto, lavoravano oltre l’orario previsto di 8 ore e non godevano di ferie né di malattia.
La Slc del Trentino ha deciso di costituirsi parte civile nel processo per sfruttamento dei lavoratori, e la richiesta è stata accolta dal Giudice. “La nostra scelta di intervenire è stata motivata dalla gravità della situazione – commenta Norma Marighetti, segretaria generale della Slc del Trentino". "Quando alcuni lavoratori si sono rivolti a noi, oltre allo sconcerto, abbiamo avvertito una forte sensazione di impotenza”.
Molti di questi lavoratori, infatti, "sono privi di documenti, sono molto intimiditi e, per paura di ritorsioni su se stessi e sulle loro famiglie, non denunciano mai le condizioni di sfruttamento". Era importante, ha spiegato il sindacato, anche compiere un atto formale. “Rimane però forte la preoccupazione e l’indignazione per una situazione che ha violato i diritti e la dignità dei lavoratori, anche nel nostro Trentino, che evidentemente non è immune da tali problematiche. Per questa ragione, ribadiamo ancora una volta l’urgenza di rafforzare e rendere più capillari i controlli, per far emergere le situazioni di sfruttamento e caporalato.”
Sul fondo di questa vicenda, sottolineano dal sindacato, permane la questione della gestione dell’immigrazione. “Fino a quando si continuerà a trattare l’immigrazione solo come un problema di ordine pubblico, si alimenteranno sacche di emarginazione, creando un terreno fertile per lo sfruttamento delle persone.”