Omicidio Riva del Garda, custodia cautelare in carcere per Francesca Rozza ma il gip autorizza la permanenza in psichiatria: chiesta una perizia
Da parte degli avvocati della 61enne è stata fatta richiesta di un incidente probatorio per sottoporre l'indagata a una perizia sulla sua imputabilità e sulla sua capacità di seguire il proprio processo

TRENTO. Il giudice per le indagini preliminari ha deciso di non convalidare il fermo per Francesca Rozza, la donna di 61 anni che venerdì scorso ha ucciso la madre 91enne, Maria Skvor, a Riva del Garda e per la quale la pm di Rovereto aveva chiesto il carcere.
Il giudice da un lato ha però disposto la custodia cautelare in carcere ma anche ritenuto di autorizzare la permanenze in psichiatria.
“Appare opportuno – viene spiegato dal giudice – autorizzare fin da ora la permanenza di Francesca Rozza nel dipartimento transmurale Salute Mentale – Unità operativa di Psichiatria dell'ospedale Santa Chiara di Trento fino a quando le sue condizioni non saranno stabilizzate o comunque fino a quando vi sarà la decisione dell'applicazione di una misura cautelare diversa da quella carceraria”.
Nei giorni scorsi Nicola Canestrini, avvocato di Francesca Rozza, ha spiegato come la tragedia che ha colpito la sua assistita e la sua famiglia "merita silenzio e rispetto, non giudizi affrettati: prima di giudicare, è essenziale capire. Capire il contesto, la sofferenza, il peso insopportabile di un’assistenza che si protrae per anni, spesso in solitudine, senza supporto né alternative reali".
È stato lo stesso Canestrini a spiegare che Rozza è stata trasferita nel reparto detenuti della psichiatria dell'ospedale Santa Chiara e di come abbia vegliato la madre per un giorno dopo averne causato la morte, ma abbia anche tentato, senza riuscirci, di togliersi la vita.
"Oggi è affranta per non aver avuto il coraggio di seguirla e vive con un dolore insostenibile. Non si giustifica, non cerca attenuanti – ha affermato ancora Canestrini – e sa di aver compiuto un gesto estremo, ma non prova sollievo per se stessa, solo la consapevolezza che almeno alla madre sono state risparmiate ulteriori sofferenze".
Il giudice ha deciso di rigettare la richiesta di fermo, misura precautelare che richiede, fra le altre cose, il pericolo di fuga. “Non c'è un pericolo di fuga per qualcuno che chiama i carabinieri e che li aspetta in casa” ha spiegato l'avvocato Nicola Canestrini, che sottolinea come “non ci siano esigenze cautelari”, non potendo reiterare il reato. “Non c'è nemmeno il rischio di inquinamento probatorio o reiterazione del reato”, essendo stati i problemi circoscritti nel rapporto con la madre morta.
Da parte degli avvocati della 61enne è stata fatta richiesta di un incidente probatorio per sottoporre l'indagata a una perizia sulla sua imputabilità e sulla sua capacità di seguire il proprio processo.
"È necessario che il processo tenga conto della sua condizione psichica al momento del fatto, perché il diritto non può ignorare il peso della sofferenza mentale quando valuta la responsabilità di un individuo" ha spiegato sempre Canestrini. L'attenzione è ora rivolta a capire cosa dirà la futura perizia. Nel frattempo, gli avvocati si stanno anche muovendo per cercare una comunità per malati psichiatrici che possa accogliere la donna.