La bandiera del Brasile esposta dal Comune di Val di Zoldo, il sindaco a "Presa Diretta": "Centinaia di richieste di cittadinanza per discendenza, situazione insostenibile"
A Presa Diretta, programma di Rai3, il sindaco di Val Di Zoldo Camillo De Pellegrin denuncia una situazione ormai insostenibile per molti Comuni italiani: le richieste di cittadinanza di discendenti di emigrati italiani, senza limiti di tempo, si moltiplicano ma gli enti territoriali non hanno le risorse per adempiervi, con un crescente rischio di collasso per Comuni e tribunali

VAL DI ZOLDO. “Siamo oberati di pratiche, purtroppo il Comune è diventato una succursale dei consolati: in segno di protesta ho indicato che questo è ormai un Comune brasiliano e non più italiano. Che perlomeno ci venga dato il personale necessario: se è vero che consolati e tribunali non ce la fanno, per quale motivo dovremmo farcela noi Comuni?”. Questa la motivazione con la quale il sindaco di Val Di Zoldo, Camillo De Pellegrin, ha giustificato il suo gesto di esporre fuori dal Comune la bandiera del Brasile.
Intervistato da Presa Diretta nel servizio andato in onda il 9 marzo, il sindaco ha portato all’attenzione una situazione che, soprattutto negli ultimi mesi, sta andando fuori controllo in diverse località italiane, a partire dal Veneto. Si tratta della concessione della cittadinanza italiana iure sanguinis, cioè per diritto di sangue, disciplinata dalla legge 91 del 5 febbraio 1992 che consente ai discendenti di cittadini italiani emigrati di ottenere la cittadinanza italiana. Per farlo, devono dimostrare di avere un antenato emigrato deceduto prima della proclamazione del Regno d’Italia, e che nessuno nella discendenza abbia mai perduto o rinunciato alla cittadinanza italiana. La residenza in Italia non è però obbligatoria, se si procede tramite consolato o per via giudiziale.
In Val di Zoldo vivono solo 4 brasiliani: ma sono oltre 800 nell’anagrafe
A Val di Zoldo, dei 1800 cittadini residenti all’estero e iscritti all’Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), quasi la metà sono brasiliani ma solo 4 vivono nel Comune. “Il concetto fondamentale - afferma De Pellegrin - è cosa vuol dire essere cittadini italiani e che diritti e doveri ne scaturiscono: ben vengano gli oriundi in Italia, ma che vengano a vivere e restare con noi. Se invece cittadinanza e passaporto diventano solo uno strumento, allora credo la politica debba occuparsene seriamente”.
E a essere bersagliato di richieste è anche il parroco, Don Roberto De Nardin, il cui telefono squilla continuamente perché per ottenere certificati di nascita risalenti a oltre un secolo e mezzo fa, cioè prima dell’istituzione del registro di stato civile, bisogna consultare gli Stati d’anime, registri anagrafici compilati dai parroci, che annotavano i capifamiglia e la composizione delle rispettive famiglie.
“Arrivano almeno tre telefonate al giorno - afferma il parroco - da parte di studi legali e agenzie da mezza Italia, nonché privati cittadini, che chiedono i certificati di battesimo dei loro antenati. Nel solo ultimo mese circa ho ricevuto una ventina di richieste, con un notevole incremento probabilmente dovuto al sentore che sta cambiando questo tipo di legge”.
Tribunale di Venezia a rischio collasso, mentre cresce il giro d’affari per le agenzie
Il Veneto è ormai capofila della richiesta di un intervento da parte dello Stato per gestire il problema. Il solo Tribunale di Venezia gestisce infatti il 51% del totale delle richieste di cittadinanza iure sanguinis e conta quasi 30 mila cause in materia di cittadinanza l’anno, a ognuna delle quali corrispondono decine di richieste. “La media - rileva Salvatore Laganà, magistrato che è stato presidente del Tribunale di Venezia fino a dicembre - è di almeno 10 componenti per un singolo nucleo familiare per ricorso, ma siamo arrivati anche a 75 discendenti di un unico avo. Dal 22 giugno 2022 le richieste riguardano già 260 mila cittadini e potenzialmente si può arrivare a milioni di persone, visto il numero di cittadini brasiliani di origine italiana. Tuttavia abbiamo 12 magistrati in meno su 60, mentre a livello amministrativo c’è il 40% in meno di personale: per cui o lo Stato ci deve dare le risorse per assolvere il compito o va cambiata la legge, perché il rischio di collasso è reale”.
Intanto si arricchisce il giro d’affari attorno al fenomeno: quasi mezzo miliardo di euro l’anno, tra Italia e Paese d’origine. Basta pensare che nel 2023 oltre un terzo delle nuove cittadinanze concesse è derivata da diritto di sangue per via giudiziale. L’interesse è spesso legato al godimento di prestazioni assistenziali e previdenziali, a carico delle casse italiane, e alla maggiore facilità di circolazione in Unione europea e nel Mondo grazie al passaporto italiano.
Nel frattempo proliferano sui social le ormai centinaia di agenzie brasiliane a caccia di discendenti italiani con la promessa di cittadinanza italiana a prezzi scontati.