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Il dramma della dipendenza, sesso per una dose. La vita in strada a 30 anni di Safia, “Voglio uscirne ma la droga mi tiene prigioniera”

Nessun servizio del territorio le ha teso la mano. La sua è una storia di dipendenza, di solitudine, di fughe da una vita che lei non ha mai voluto, ma che non riesce, purtroppo, ancora oggi, a cambiare. I soldi per avere la cocaina, Safia li trova anche prostituendosi e tra i suoi clienti ci sono anche ragazzi di 22 anni

Di Giuseppe Fin - 09 marzo 2025 - 06:00

TRENTO. Negli ultimi 10 mesi, Safia ha imparato a vivere in strada. Ha imparato a costruirsi un giaciglio negli angoli di Trento e a farlo da sola. Ha trent'anni, ma il suo volto porta i segni di una vita consumata troppo in fretta a causa della droga.

 

Ha perso il fidanzato, ha perso il lavoro e ha perso la casa. Ora vive di espedienti per passare le giornate e per comprarsi la cocaina. Lo fa anche prostituendosi, offrendo rapporti sessuali ad altri spacciatori che in cambio le danno la droga o con ragazzi trentini che pagano fino a 100 euro per un rapporto sessuale.

 

Nessun servizio del territorio le ha teso la mano. La sua è una storia di dipendenza, di solitudine, di fughe da una vita che lei non ha mai voluto, ma che non riesce, purtroppo, ancora oggi, a cambiare.

 

Non è l'unica ragazza a vivere una situazione del genere in Trentino. E lo sanno bene i responsabili dell'Associazione Famiglie Tossicodipendenti. La sede in via Verruca ha le porte sempre aperte e sono decine le persone seguite.

Safia è nata in Colombia e all'età di 8-9 anni è stata adottata da una famiglia ed è venuta a vivere in Trentino assieme ad altre due sorelle. Una vita normalissima, o comunque come quella di molte altre ragazze, fino a quando sono iniziati i problemi. I rapporti con la famiglia adottiva, con il passare del tempo, diventano sempre più difficili e quelli con il fidanzato non sono facili.

 

“Io e lui ci siamo conosciuti a una festa” ci racconta Safia, che oggi è seguita dall'Associazione Famiglie Tossicodipendenti, che ha la propria sede in via Verruca. “Lui aveva appena finito di trascorrere diversi anni in comunità, a San Patrignano, ma appena uscito ha subito ricominciato a fare uso di alcol e a frequentare diverse feste. In una di queste, ballando, ci siamo conosciuti”.

 

Oltre a conoscere quello che in poco tempo divenne poi il suo fidanzato, Safia in queste feste ha conosciuto anche la droga. "La prima volta che l'ho provata ero con un'amica. Mi è stata offerta Md e ho deciso di accettare”. In poco tempo la sua vita cambia completamente e la ricaduta nell'eroina del suo fidanzato diventa una strada senza ritorno.

 

Il rapporto, dopo alcuni anni di convivenza, diventa più difficile e per tre mesi Safia e il suo fidanzato si lasciano. Il ritorno, però, è peggiore di come il rapporto era stato lasciato. “Quando sono entrata in casa, lui già stava convivendo con una sua vecchia amica. Faceva uso di eroina e ho deciso di usarla anch'io. In poco tempo è diventata la mia compagna, quella che mi faceva sentire meglio. È partita una dipendenza tremenda”.
Per qualche anno, Safia e il suo fidanzato fanno uso di eroina fino a quando decidono insieme di dire basta e di rivolgersi al Serd di Trento. “Volevamo ripulirci, ci amavamo, volevamo iniziare con il metadone per raggiungere una vita normale”.

 

Ci riescono, ma dopo due anni in casa torna a girare la cocaina. Non passava giorno senza sniffare. “Abbiamo iniziato pippando tutti i giorni per un anno. Nel pomeriggio, alle 17, quando ero al lavoro, dovevo nascondermi in bagno per farmi una striscia” ci racconta la ragazza. Si è poi passati al crack, cucinando la cocaina in casa con ammoniaca o bicarbonato.

Il rapporto tra i due diventa sempre più difficile. Le incomprensioni, i deliri causati dalla droga fanno in modo che il declino sia inarrestabile. Si arriva poi all'uso delle siringhe per iniettarsi la droga. “La prima iniezione me l'ha fatta un amico, dopo che ho visto il mio fidanzato farsi davanti a me. Per rabbia ho deciso di seguirlo". Alla fine, la situazione di Safia è peggiorata al punto da non lasciare più scelte. "I soldi dello stipendio finivano in droga. L’eroina, la cocaina, ci stavano consumando. A un certo punto ho perso anche il lavoro", racconta Safia piangendo.

 

"Non ce la facevo più e così ho preso una decisione difficile: andare in strada. Sono stata costretta a mettere il mio cane in canile. Gli ho promesso che sarei tornata a prenderlo una volta disintossicata, ma oggi non so nemmeno come potrò farlo", aggiunge. Un dramma di strada iniziato circa 10 mesi fa. Nessuno è riuscito a evitare che Safia, a soli 30 anni, finisse sul marciapiede. I tempi troppo lunghi per entrare in comunità per disintossicarsi, i servizi che non sono riusciti ad occuparsi di lei, un sistema dalle maglie larghe che si dimentica di troppe persone.

 

Ora, Safia vive in strada, a Trento, dorme nei luoghi più nascosti della città. "All’inizio avevo paura, così ho cercato qualcuno con cui dormire. Poi avevo il mio gruppo, che mi ha insegnato anche come crearmi un letto comodo” ci racconta.

 

I soldi per avere la cocaina, Safia li trova prostituendosi. "A volte sono clienti stranieri, tunisini, che mi danno la cocaina in cambio di sesso. Altre volte sono ragazzi trentini, non drogati, che cercano sesso a pagamento. Per ogni cliente cerco di chiedere 50 o 100 euro. Ci sono molti ragazzi di oggi, a partire dai 22 anni".

Safia ha tentato di uscirne, di voltare pagina, ma ogni volta si è trovata a fare i conti con il suo bisogno di droga, con la sua dipendenza che la spinge a tornare nello stesso circolo vizioso. A cercare di seguire Safia da diversi mesi è l'Associazione Famiglie Tossicodipendenti, ma la strada è ancora molto difficile.

 

"Ho provato a entrare in comunità. I servizi sanno di me. Servirebbe uno scatto dentro di me per trovare la forza di cambiare vita, perché quella che sto facendo ora non mi appartiene. Ma tutto è difficilissimo”.

Sono davvero tante le ragazze come Safia che Aft, con il drop-in sociale, sta cercando di seguire. L'esperienza di una donna in strada è drammatica e, nonostante l'impegno messo 24 ore su 24, l'associazione diretta da Paola Meina si trova a fare i conti anche con un numero di volontari che non è sufficiente. Per questo, lunedì 10 marzo alle 20:30, alla Parrocchia di via San Pio X a Trento, si terrà un incontro per far conoscere le attività portate avanti dall'associazione e accogliere chi, magari, decide di dare una mano

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