Carenza medici e infermieri, servirà l'aiuto dall'estero. La Pat punta ad attrarre professionisti e a investire sul personale interno, Tonina: "Stanziati 4 milioni"
La Provincia punta ad agire su due fronti: quello economico e quello comunicativo. Sui medici di medicina generale l'assessore spiega: "Bisogna metterli nelle condizioni di svolgere al meglio il loro lavoro. Questo perché, grazie a loro, riusciremo ad avere meno persone al pronto soccorso, meno richieste di prestazioni e meno intasamenti nei servizi"
TRENTO. Una campagna per attrarre professionisti nei presidi territoriali e, dall'altro, uno stanziamento di diversi milioni di euro dedicati al personale dipendente dell'Apss che decide di offrire il proprio impegno nelle aree più critiche. La Provincia di Trento, nei prossimi mesi, è pronta a mettere in campo diverse iniziative per arginare la carenza di personale in ambito sanitario, una situazione che si sta facendo sempre più urgente.
Mancano medici di medicina generale, e spesso non sono messi nelle condizioni di offrire un servizio completo. Manca personale, e mancano anche infermieri. Lo dimostrano le situazioni critiche che si stanno vivendo nei pronto soccorso, i ritardi nelle visite mediche e, infine, la necessità di chiedere aiuto a una cooperativa di gettonisti per far funzionare i punti nascita di valle.
“Guardando ai prossimi anni – ha spiegato l'assessore alla Salute della Provincia di Trento, Mario Tonina – per le professioni mediche c'è un trend in controtendenza grazie alla collaborazione con la scuola di medicina. Questo lo stiamo già percependo, nonostante le difficoltà che permangono nelle strutture ospedaliere di valle. È fondamentale oggi trovare nuove soluzioni organizzative, e questo dobbiamo farlo condividendole con i sindacati e con chi si siede al tavolo Apran.”
La Provincia punta ad agire su due fronti: quello economico e quello comunicativo. Da un lato, sono stati stanziati 2 milioni di euro nell'ultimo bilancio. “Vogliamo far capire che per noi il personale è una risorsa – spiega Tonina – e attraverso queste risorse vogliamo attrarre figure che si rendano disponibili per garantire il servizio negli ospedali periferici.”
Un'operazione non semplice, visto che le misure messe in campo dall'Azienda sanitaria fino a oggi non sembrano aver ottenuto i risultati sperati. “Vedremo se nei prossimi mesi questo incentivo servirà a garantire il giusto equilibrio anche negli ospedali territoriali. Se non lo facciamo, è normale che ci troveremo con una concentrazione di problematiche negli ospedali centrali.”
Servono misure di attrattività per l'assistenza medica territoriale. Ad oggi, i medici di medicina generale si stanno sobbarcando un impegno enorme per il numero e la distribuzione territoriale degli assistiti, e per la burocrazia opprimente, con la conseguenza di non riuscire a svolgere adeguatamente il ruolo di filtro, fondamentale per la sostenibilità del sistema sanitario. Inoltre, troppo spesso diventano bersaglio di aggressività e pressioni da parte dei pazienti insoddisfatti o bisognosi.
“I medici di medicina generale e di continuità assistenziale presentano delle criticità,” continua l'assessore Mario Tonina. “Bisogna metterli nelle condizioni di svolgere al meglio il loro lavoro. Questo perché, grazie a loro, riusciremmo ad avere meno persone al pronto soccorso, meno richieste di prestazioni e meno intasamenti nei servizi.” Da qui la decisione della Provincia di lanciare, a partire da marzo, una campagna informativa per attrarre nuovi medici di medicina generale, anche per sensibilizzare la popolazione.
L'intenzione della Provincia è, però, quella di puntare principalmente sul personale interno, con uno stanziamento di altri due milioni di euro per incentivare chi decide di lavorare nei reparti più critici. “Chi sceglie di lavorare in pronto soccorso – spiega Tonina – rispetto ad altri professionisti di libera professione, ne fa davvero poco. Per essere attrattivi, queste persone bisogna anche pagarle.”
Ed è proprio in questa logica che, dal mese scorso, l'Apss ha pubblicato tre avvisi: il primo riguarda la disponibilità da parte di dirigenti medici dell’Apss, titolari di un contratto di lavoro a tempo indeterminato e pieno, con rapporto esclusivo, per lo svolgimento di prestazioni orarie aggiuntive finalizzate a garantire l’assistenza medica specialistica alla Casa Circondariale di Spini di Gardolo. “L’attività incentivata – viene spiegato nel bando – deve essere svolta oltre l’orario di lavoro (...), il professionista verrà retribuito con una tariffa pari a 90 euro orari.” La stessa ricerca è stata pubblicata anche per prestazioni orarie aggiuntive, finalizzate a garantire il “regolare ed efficiente” funzionamento delle unità operative di Ostetricia e Ginecologia degli ospedali di Cles e Cavalese, a decorrere dal mese di dicembre 2024 e fino al 31 marzo 2025. Anche in questo caso, il “gettone” aggiuntivo è di 90 euro.
“In questo modo – spiega l'assessore – riusciremmo a portare avanti i servizi con professionisti assunti a tempo indeterminato e non gettonisti. Per capire se questa è la strada giusta, dobbiamo però attendere i prossimi mesi e spero in una maggiore responsabilità del personale.”
A essere carenti non sono solo i medici, ma anche gli infermieri. “Anche questo è un problema oggettivo, e stiamo lavorando per migliorare, rafforzando l'attività di orientamento nelle scuole superiori affinché ci sia una maggiore promozione delle professioni sanitarie, in collaborazione con l'Ordine degli Infermieri.” Nei prossimi mesi, è prevista una campagna informativa, rivolta in particolare ai giovani, per sensibilizzarli verso questa professione.
“Vogliamo agire – continua l'assessore – percorrendo diverse strade, ma riteniamo fondamentale investire prima di tutto sul personale interno, anche con più soldi in busta paga, come già è stato fatto. Non è sufficiente? Vedremo nei prossimi mesi e cercheremo di lavorarci.”
Il 2025 sarà un anno cruciale per il settore sanitario, soprattutto con l'avvio delle prime Case di Comunità, che rappresenteranno una vera e propria rivoluzione del sistema sanitario territoriale. Per queste strutture, secondo le prime stime, sarà necessario un incremento del personale di circa il 5%. Per questo motivo, l'attenzione si volgerà inevitabilmente anche verso il personale estero.
“L'investimento sul nostro personale interno – chiarisce l'assessore – non sarà sufficiente. Lo stiamo già vedendo in diverse Rsa, dove si è deciso di utilizzare personale proveniente dall'Albania o dall'America Latina. A livello ministeriale, si parla anche di personale che potrebbe arrivare dall'India. Servono piani precisi, una formazione adeguata e una conoscenza della lingua italiana. Non è un percorso facile, ma in parte è già iniziato e sicuramente va in questa direzione.”