IL PODCAST. Marco Albino Ferrari e l'Assalto alle Alpi, ''L'orso? L'uomo in montagna deve darsi dei limiti però il Trentino non è il Canada, come pensa Selvaggia Lucarelli''
Il podcast de il Dolomiti con Condominio 101 oggi intervista il Direttore editoriale e Responsabile delle attività culturali del Cai, Marco Albino Ferrari che ha appena concluso la sua ultima avventura letteraria - Assalto alle Alpi - che parte dai ruderi di Viola Saint Gréé (un luogo dove un tempo si sciava, c'erano discoteche, parrucchieri, negozi, tutto per il turismo dello sci e oggi c'è solo degrado e distruzione) per ragionare sul futuro della montagna. Dalle Olimpiadi al caso orso una riflessione a 360 gradi
TRENTO. A pochi mesi dalla sua nomina come Direttore editoriale e Responsabile delle attività culturali del Cai, Marco Albino Ferrari affronta nella sua ultima avventura letteraria - Assalto alle Alpi - una delle sfide principali che interessano il mondo montano. Qual è il giusto rapporto tra impatto umano e conservazione del paesaggio alpino? Dov'è il confine tra urbanizzazione e ambiente selvaggio? Nel suo libro si analizza il ''caso'' di Viola Saint Gréé un tempo 'Disneyland' della neve oggi ammasso di ruderi esempio di quel che è stato lo scriteriato ''assalto alle montagne'' avvenuto qualche decennio fa, con il modello di sviluppo turistico incentrato quasi esclusivamente sullo sci, e monito di quel che potrebbe succedere nella stragrande maggioranza delle stazioni sciistiche delle nostre Alpi negli anni a venire.
Ai microfoni di TrenTopic, il podcast di Condominio 101 per il Dolomiti, Marco Albino Ferrari racconta il suo libro, un testo fondamentale (non lo facciamo quasi mai ma ci permettiamo di consigliarlo davvero a tutti quelli che vorranno capirne qualcosa di più di quel che è stato e, quindi, di quel che sarà). ''Noi parliamo di un rudere sorto dal nulla - spiega Ferrari - un paesino di 5.000 posti letto nato a fine anni '60 ed è Viola Saint Gréé un posto dove c'era tutto, parrucchiere, discoteca, impianti. Questa mega struttura è stata devastata dal tempo, dai vandali, dalla natura. E' un luogo di grande tristezza, dal sapore languido ed anche eccitante perché ricorda la grande passione dei romantici. E' il segno del tempo passato ma preannuncia il segno del tempo futuro. La porta della neve di Viola Saint Gree è il futuro che attende molte stazioni sciistiche delle Alpi''.
L'attacco alle Alpi è però duplice: ''Da una parte c'è chi le idealizza e quindi per esempio quelli che pensano che i boschi del Trentino siano quelli dell'Alaska un luogo puro e incontaminato ma non è così, è tutto frutto di un equilibrio tra uomo e natura. E poi c'è l'atteggiamento predatorio da parte delle grandi industrie, soprattutto quella dello sci-turismo che sta facendo un torto al domani e a quello che saranno domani le Alpi. Perché sappiamo che tra pochi anni molti impianti non potranno più essere utilizzati. E allora perché fare pali di cemento, bacini artificiali, infrastrutture''.
Per uscire da questa impasse, Ferrari reputa fondamentale l'impegno di tutti, della politica in primis, volto a favorire lo sviluppo delle aree montane dimenticate, di quelle geografie che, sebbene siano considerate di serie B, conservano in sé il 'vero' paesaggio alpino. Meglio quindi un approccio morbido, che punti al piccolo e al diffuso, evitando le grandi concentrazioni. Ferrari non si risparmia nemmeno sulle Olimpiadi invernali: "Sono esattamente l'opposto di ciò che bisognerebbe fare". Per Ferrari, infatti, andrebbero evitate le grandi concentrazioni di turismo. Meglio il piccolo e diffuso piuttosto che il grande. Le Olimapiadi sono l'esempio opposto, grandi eventi concentrati in singoli posti, pubblicizzati in tutto il mondo.
E poi c'è l'orso che rappresenta in sé, in questa grande polemica esplosa nell'ultimo mese dopo la tragedia avvenuta a Caldes, il rapporto sempre complesso e spesso problematico tra uomo e natura, tra tentativo di controllo assoluto e di restituirle, in qualche modo, i suoi spazi. ''La convivenza significa darsi dei limiti - spiega al riguardo Albino Ferrari -. L'uomo in montagna deve darsi dei limiti e poi bisogna capire quanto tenerli ravvicinati ed estenderli, sapendo che ci sono delle zone grigie. Non è tutto antropizzato o tutto natura. Mi ha fatto saltare sulla sedia un podcast di Selvaggia Lucarelli. Podcast ben documentato e interessante ma all'improvviso ha detto 'quella è la casa dell'orso'. Lo è quanto lo è degli uomini.''
''Non dobbiamo avere una visione troppo urbanocentrica - prosegue il responsabile attività culturali del Cai - che vede la città finché arrivano i parcheggi e poi, dal punto in cui finisce l'asfalto, inizia la foresta, iniziano le grandi foreste del Canada. In Trentino ci sono molti luoghi misti, ci sono strade forestali, malghe. Non è come dice la cattiva, perfida Selvaggia Lucarelli: lì non c'è il Canada. Quello dove è successo il dramma è una zona grigia, un luogo dove l'uomo sfuma nel bosco. E il bosco nel consorzio umano quindi lì bisogna trovare un equilibrio sapendo che la popolazione degli orsi tenderà a crescere e a superare la zona grigia e dovremo fare qualcosa''.
E difficilmente la soluzione arriverà da chi si trova sulle posizioni più estreme: ''Ho sentito dire dagli animalisti 'gli animali hanno la luce di Dio negli occhi', sono estremismi come è un estremismo sentir dire dal presidente della Provincia Fugatti che bisogna liberarsi di tutti, non è questo. Bisogna avere atteggiamento consapevole per trovare l'equilibrio e questo al di là di Selvaggi Lucarelli e del leghismo più arrabbiato''.