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Anni '70, a Denno 100 mucche muoiono per aver mangiato erba avvelenata dai pesticidi

Nona puntata dell'inchiesta "Cento anni di difesa delle piante in Trentino". Si chiamava Monocrotophos, ed era un residuato bellico giapponese, in regola per il ministero della salute dell'epoca.Entrano in scena i geodisinfestanti e gli erbicidi. Primi studi sui danni cronici alla salute dell'uomo
DAL BLOG
Di Sergio Ferrari - 13 febbraio 2017

 Laureato in Scienze Agrarie all'Università di Padova, dal 1961 al 1994 è stato docente all'Istituto Agrario di San Michele

Le multinazionali continuano a sfornare nuovi principi attivi. Entrano in scena anche i geodisinfestanti e gli erbicidi o diserbanti chimici. Alle sostanze e ai formulati di copertura si aggiungono quelli dotati di potere sistemico che entrano nelle parti verdi della pianta e circolano con la linfa. I casi di avvelenamento da fosforganici sono fortunatamente rari, perché la tossicità acuta di alcuni principi attivi è ben nota e quindi temuta tra gli addetti. Non si fa però attenzione alla tossicità cronica propria dei clorurati organici.

 

Mario Del Dot, medico condotto in Val di Non (sarà in seguito anche ufficiale sanitario della Provincia di Trento), svolge all’epoca un’intensa attività di educazione sanitaria e di prevenzione tra i frutticoltori. Ma l’effetto persuasivo è tutt’altro che completo: a metà degli anni Settanta nel comune di Denno in Val di Non muoiono in pochi giorni oltre 100 bovine da latte alimentate in precedenza con erba e fieno provenienti dal prato sottostante alle piante da frutto (prato- frutteto). Il veterinario provinciale Angiolo Fava individua il principio attivo che ha causato il decesso improvviso delle bovine: si chiama Monocrotophos, è un residuato bellico giapponese ma si trova regolarmente in commercio come prodotto autorizzato dal Ministero della Sanità.

 

Con il trascorrere degli anni, ad iniziare dalla frutticoltura (diventata nel frattempo intensiva e degradata ad agro-ecosistema semplificato), diventano sempre più frequenti due fenomeni di segno marcatamente negativo: l’insorgenza di specie di insetti resistenti a principi attivi che prima erano efficaci e la comparsa in forma massiva di fitofagi prima assenti o presenti solo in quantità ridotta. Si registrano anche i primi casi di ricusazione di carichi di mele trentine esportati in Germania che all’analisi dei laboratori doganali risultano inquinati da residui di antiparassitari tossici. Siamo agli inizi degli anni Settanta.

 

* Pt9 dell'inchiesta "Cento anni di difesa delle piante in Trentino"

dedicata alla memoria del dr. Mario Del Dot. L’iniziativa nasce da due considerazioni: il pubblico dei non addetti all’agricoltura deve essere messo in grado di farsi un’opinione personale sulle questioni che riguardano fitofarmaci e salute; ripercorrere un secolo di interventi di difesa fitosanitaria, consente di cogliere i cambiamenti migliorativi ottenuti anche per merito di persone preparate e coraggiose. Tra queste merita un posto di rilievo il dr. Mario Del Dot scomparso qualche mese fa. Ha iniziato la sua attività come medico condotto a Tuenno occupandosi in prima persona di fitofarmaci e di prevenzione dei pericoli che derivavano dal loro impiego. Nella sua operosa carriera di medico pubblico e di docente universitario si è poi occupato anche di malattie legate al lavoro agricolo.

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