Viva l’America (nel senso dell’albergo) che compie 101 anni. Un abc dell’hotel di via Torre Verde
Ragazzo del 57, giornalista dal 79, troppo piccolo per il 68, ha scansato il 77 ma non la direzione dell’Adige (8 anni 8 mesi e 3 giorni) e la politica (24 mesi in consiglio provinciale tra il 2018 e il 2020)
“Merica merica merica, ma cossa saràlo ’sta Merica”. L’America è nel cuore dei trentini, perché quasi ognuno di noi ha uno zio d’America, che ha dovuto attraversare l’oceano in cerca di fortuna. Ma, a Trento Town, capoluogo della Provincia autonoma, “el merican” più famoso è forse il Domenico Giovannini, che nel 1910 lasciò le cave di porfido di San Mauro di Piné per andare a faticare in altre cave, di carbone, a Rock Springs, Wyoming, esattamente 8.623,69 chilometri in linea d’aria.
C’era un sacco di gente, sabato pomeriggio 19 ottobre 2024 in via Torre Verde, a festeggiare i 101 anni dell’Albergo America che il Minico Migrante, di ritorno, fondò e il cui primo secolo di vita non è stato celebrato l’anno scorso perché c’erano i lavori in corso della ristrutturazione che ha reso l’albergo più efficiente e funzionale e accogliente, anche se forse un filino meno familiare e artigianale: la scommessa è coniugare l’impronta familiare con l’hoteleria del Duemila.
In molti amiamo l’Albergo America perché, o per una conferenza stampa nella saletta al primo piano, o per accompagnare amici in visita in città, o per farci un pranzo veloce vicino ai palazzi del potere, una volta o l’altra ci siamo entrati. Se poi siamo amici dei Lanzinger/Giovannini, be’ allora ci si è sempre sentiti a casa.
America. Nome che, nella seconda guerra mondiale, profumava di libertà contro le dittature. In Ucraina i missili russi bombardano anche gli alberghi. L’abbiamo visto. L’America, anche in questo caso, è dalla parte giusta. L’albergo si tenga stretto quel nome.
Boteghi. Era il soprannome della famiglia, a San Mauro dove tutti si chiamavano Giovannini, perché avevano una piccolissima bottega: “un cesto di pane, qualche litro di vino, delle scarpe di pezza e poco più”.
Camillo. Il Lanzinger che ci ha lasciato, troppo presto. Grande (altissimo, come molti Lanzinger-Giovannini), simpaticissimo. Ingegnere. In sua rappresentanza, l’amata figlia Clara, con l’ultimo nato piccino picciò. La vita va avanti, ohibò.
Donne. L’Annamaria, la Elda, la Nella, il Franco e la Claudia. Cinque furono i figli di Minico Giovannini e della maestra Teresa Lenzi. Quattro donne su cinque. Girls Power, temperato dal temperamento irruente del Franco. Beato tra le donne.
Esperienza. Un secolo con la stessa famiglia in albergo vuol dire consolidata professionalità e cortesia non scontata. L’augurio è che il mix permanga anche con la quarta generazione.
Franco. L’ingegnere-filosofo-narratore. Trenta libri e libretti e manuali e memorie date alla stampa. Se ne è andato, a 94 anni e ancora in gamba e ottimista, qualche settimana prima della festa dei 101 anni dell’Albergo. Il Franco arrampicava, da giovane, con il Cesare Maestri. Un maestro d’ironia, il Franco, oltre che businessman di successo con l’argilla espansa Leca. Ironia sulfurea. Affabulatore nato.
Giovannini. Zòca da Piné, gente abituata a lavorare sodo. Col fiuto per i buoni affari. “Giovannini Domenico di Francesco e di Fedel Orsola, nato a Baselga di Piné, frazione San Mauro, distretto di Pergine, Tirolo del Sud. Si dichiara che ha sempre tenuto un comportamento buono ed è libero da pendenze giudiziarie”. Uno dei tanti Giovannini che ricordo volentieri è padre Feliciano, cappuccino, sorridente come il resto della famiglia.
Hotel. “Una struttura quattro stelle al passo con i tempi”. E nei prossimi anni la famiglia Giovannini aprirà, dopo averlo ristrutturato come si deve, anche un quarto albergo (dopo Trento, il Casa Noble di Palma de Majorca, l’America di Barcellona): l’Antigua Sevilla, nel cuore della città andalusa, in Alameda de Hércules.
Imprenditrice. Ma non solo. La lode di Franco Ianeselli, ieri, al “direttore” Teresa Lanzinger (così è stata presentata): “Qualcosa di più di un’albergatrice; una Teresa-Terapia ci vorrebbe, in questa città finalmente, pienamente turistica”.
Knockout. Come in tutte le famiglie, colpi ne hanno subìti, tra guerre e alluvioni. Ma lo spirito dei Giovannini non contempla il k.o. Si rialzano sempre.
Lanzinger. Rigorosamente senza h, dunque non italianizzato. Spesso i giornali sbagliano, ma il cognome è alla tedesca.
Migranti. Le foto appese alle pareti dell’albergo ricordano una storia (faticosa e fortunata) di emigrazione. Forse basterebbero quelle per accogliere, a Trento, i nuovi migranti, senza l’ostilità che certa “trentinità” malmostosa gli riserva. Il Minico si imbarcò a Cherbourg, in Normandia, sulla Lorraine partita da Le Havre e diretta a New York.
New York. Da Ellis Island, l’approdo dei migranti di terza classe, il Domenico Giovannini prese il treno transamericano che saliva verso Chicago e poi scendeva attraverso la prateria, sul confine tra Wyoming e Colorado.
Ospitalità. Il “padre” dell’America era la trattoria con alloggio Anaunia, di fronte all’allora stazione della ferrovia Trento-Malé: luogo strategico per i viaggiatori, così è rimasto fino ad oggi.
Pippo. L’aereo americano, il “Pippo” specializzato in incursioni notturne, il cui ronzio teneva in ansia i trentini, forse voleva sganciare il suo carico di bombe sul Grand Hotel Trento dove c’era un raduno di militari tedeschi. Ma quel maledetto San Silvestro del 1944, giorno di forte vento, le bombe caddero proprio sul vicino Albergo America: lo zio Sabino e un’altra decina di persone ci rimasero sotto, morti. Ma il corpo di Sabino salvò, sotto le macerie, la cugina Sabina.
Qualità. La famiglia cerca di garantire standard alti. Qui come in Catalunya, dove l’Hotel America Barcelona con terrazza sulla città vecchia, 4 stelle, è gestito da Elena Giovannini, figlia di Franco.
Ricominciare. L’America è sempre rinato. Anche dopo l’alluvione del novembre 1966 che ha trasformato via Torre Verde nel vecchio fiume Adige che l’Impero asburgico aveva deciso di deviare fuori città proprio per evitare le piene del fiume.
Sorriso. Quello gentile della laureata in agraria e apicoltrice Maria Teresa, nata sotto il segno del leone, che è passato alla figlia Eleonora, quarta generazione.
Trènt. Ieri la Ter (Teresa Lanzinger) si è sciolta in un inno d’amore alla sua città: “Trento non è bella, è magnifica” e giustamente, dice, “lo slogan dell’Apt invita ad alzare lo sguardo, perché sulle facciate dei palazzi, in alto, ci sono gli affreschi che testimoniano la tradizione di bellezza di questa città”.
Uniforme. Mai indossata, eppure una foto lo ritrae così, Domenico Giovannini, con il fotomontaggio di una divisa asburgica per una guerra spaventosa che, grazie alla “Merica”, seppe evitare. “Una tradizione dei Giovannini” annota ironico il Franco.
Vista. Se dovete consigliarlo agli amici, suggerite di farsi dare “a room with a view”. Sul retro, il balconcino fiorito abbastanza alto per dare sulla facciata nobile del nostro Castello.
Wyoming. Un’epopea da Far West, i trentini a spaccarsi le mani nelle miniere di carbone, per tornare nell’amato Trentino più vecchi, più stanchi ma anche più ricchi di prima.
Yahweh. Giovannini viene da Geova? Il sacro tetragramma impronunciabile, il nome santo del Signore nella Bibbia, Yahweh insomma. Franco Giovannini nel suo libretto spiega: “A San Mauro mi ricordo di aver sentito raccontare la storia della Spagna e delle origini ebraiche del nome però non ho trovato alcuna prova al riguardo. Pertanto la mia è solo una ipotesi abbastanza logica di cosa può aver spinto delle genti a costruire case in una località molto inospitale”.
Zell. Le feste, matte soprattutto a Carnevale, quando i Lanzinger si travestivano scatenando la fantasia. La vigna, la cantina. Un’oasi di allegria, di accoglienza. Un bellissimo, piccolissimo, indimenticabile porto di mare. Meglio di un albergo.