Bocc’n’roll, Gabriele da Lisignago: il campione trentino della boccia che punta alle Paralimpiadi di Los Angeles
Ragazzo del 57, giornalista dal 79, troppo piccolo per il 68, ha scansato il 77 ma non la direzione dell’Adige (8 anni 8 mesi e 3 giorni) e la politica (24 mesi in consiglio provinciale tra il 2018 e il 2020)
La Boccia. Al singolare. Come un'idea. Come una piccola divinità domestica. La Boccia non è l'amica dell'ex ministro della cultura. È proprio la sfera che rotola su un campo di gioco e rotola in cerca di un punto, in concorrenza con la boccia avversaria.
La Boccia è lo sport in cui eccelle, atleta della nazionale azzurra, un ragazzo trentino che in questa sua passione ha coinvolto a pieno titolo i suoi genitori, formando così una tripletta formidabile: atleta il ragazzo, assistente alla rampa il papà, tecnica la mamma (che nella vita lavora in Provincia con una laurea in ingegneria ambientale) e ha trasferito la sua mens tecnico-scientifica dentro il mondo della Boccia.
La famiglia speciale e bocciante è la famiglia Zendron di Lisignago, Val di Cembra. La mamma è Maria Rita, già sindaca di quel Comune. Il papà è Adriano. Il campione è Gabriele, 22 anni. Gabriele gareggia nella Boccia paralimpica perché ha la sindrome di Duchenne, una malattia rara che gli limita l'uso delle mani e delle gambe.
Per questo Gabriele ha bisogno di una rampa e di un assistente di rampa, suo papà, che però in gara dà le spalle al campo e prende ordini dall'atleta sul come e dove posizionare boccia e rampa. La Boccia sboccia dunque in una valle dove si lavora e si scava la roccia.
E Gabriele confessa che si scoccia, a volte, sulla Boccia. Gli allenamenti sono tanti e talora stressanti. “Sì, litighiamo sulle diverse strategie – ammettono Gabriele atleta e Adriano allenatore – sulle bocce da usare e su come andare a punto. In gara invece non litigate? “No, lui è di spalle e per regolamento non può parlare”. Dunque il giocatore Gabriele è solo con la Boccia. E il padre allenatore ammette: “Ormai Gabriele ha competenze specifiche che sono superiori alle nostre”.
"Siamo diventati tutti un po' nevrotici sulla Boccia" ammette Maria Rita, autoironica e sdrammatizzante.
È certo che la Boccia l'hanno presa sul serio. E perché non dovrebbe essere così? Lo sport è una cosa seria e richiede tecnica, preparazione, impegno. In particolare, la Boccia è uno sport paralimpico, praticato da persone con disabilità fisica e severa che coinvolge tutti e quattro gli arti.
Gabriele ci si è messo con costanza e con applicazione quasi scientifiche. I genitori uguale. A casa a Lisignago, nelle chat sui telefonini, sui social dove Maria Rita posta puntuali cronache dei successi sportivi del figlio, la Boccia non è un hobby ma una disciplina che implica una disciplina di vita.
A partire dalle ore di allenamento, dieci in settimana, che la mamma contabilizza sul telefono. 577 ore nel 2023. E lo studio sistematico dei video delle partite di Gabriele e dei suoi avversari. E la conferma di una "legge" statistica che non pare scalfibile. Nell'80% dei casi chi vince il primo end (tempo) vince il match. E dunque partire con il massimo della concentrazione è fondamentale. Hanno assunto perfino una mental coach.
D'altronde l'obiettivo è Los Angeles 2028. Le Olimpiadi, le Paralimpiadi insomma. E dunque il gioco si fa molto serio. Chiedo a Gabriele qual è la sua dote migliore. Risponde senza esitazioni: la freddezza. L'atleta insomma sa che usare la testa è tutto. Che quel suo piccolo movimento di mano che aziona l'asticella che sgancia la Boccia dalla rampa è l'attimo finale di un'attenta valutazione di consistenza delle bocce, velocità, attrito, inclinazione, direzione, tattica di gioco. Diplomato alle Iti ma interessato pure alla letteratura e alla poesia, il giovane Zendron vive lo sport come una sfida con se stesso ma anche come un prezioso spazio di relazioni. Lì sul campo è nata la sua più grande amicizia. "È un generoso".
Gabriele cerca di spiegare al profano i misteri della Boccia: “In camera di chiamata si scelgono il colore, rosso o blu, e le sei bocce che userai in partita. Da fuori sembrano uguali ma in realtà possono essere dure, semidure e morbide, pur avendo lo stesso peso e lo stesso diametro. Nel set ci metto dentro sempre una superdura e una supermorbida, per essere pronto ad ogni circostanza. Le altre quattro sono di media durezza, che sono più polivalenti. Quel che cambia è la rotabilità”.
Una parola che si impara subito in questo magico mondo a parte che è la Boccia. La rotabilità va valutata a secondo del campo dove giochi che può essere più o meno veloce ed elastico.
“La Boccia – racconta Gabriele – l’ho conosciuta alle superiori, alle Iti, quando un’atleta paralimpica, Nadia Bala, ambasciatrice del sitting volley, è venuta a parlarci…Le abbiamo chiesto quale sport paralimpico avrei potuto praticare. Ha detto che si sarebbe informata e poi ci ha mandato la risposta”.
E così sboccia la Boccia, nella vostra vita. “Be’ non è stato proprio un amore a prima vista”, spiega la madre. “Ci pareva quasi una presa in giro. Le bocce! Sono troppo pesanti per Gabriele! Ci abbiamo messo sei mesi a capire di che cosa si trattava, e che era una cosa seria, una disciplina con tutti i crismi, dal 2018 incardinata ufficialmente nella Fib, la Federazione italiana bocce. Nell’ottobre 2018, a Riva del Garda, al Trentino Sport Day, le abbiamo provate per la prima volta e l’allenatore Loreno Targa ha capito subito che Gabriele aveva le caratteristiche giuste. La sua classe di seconda Iti è stata coinvolta e durante le ore di ginnastica anche i compagni si cimentavano sulla Boccia con Gabriele”.
Nel 2019 Gabriele affronta le prime partite a livello triveneto, categoria BC4 (lancio a mano) che poi diventerà BC3 (lancio assistito da rampa) con il gruppo sportivo Boccia Viva di Rovereto.
“Lanciavo mica male – racconta Gabriele – e ho incontrato quella che chiamano La Santa, una bella signora con cui ci siamo battuti due volte, con una vittoria a testa (nella Boccia le competizioni miste, per genere e per età). Nella finale terzo quarto posto ho perso perché ho scelto le bocce morbide, ma io non ho forza nelle braccia e La Santa mi ha battuto”.
Adriano ha una diversa versione: “Gabriele ha fatto una scelta di galanteria, la voleva favorire. Ero così arrabbiato che… non l’ho riaccompagnato a casa! Aha. Io non sono un grande sportivo, amo il calcio ma mi sono fermato nelle giovanili. Nel contesto agonistico non sono a mio agio ma cerco di giocarmela tutta”. Gabriele: “Io avevo 16 anni, la Santa 40, aveva un sacco di esperienza in più. Inoltre, per la mia disabilità, mi accorgevo di perdere forza nelle braccia, è per questo che ho cambiato categoria”.
Nel 2020 la famiglia Zendron si compra la prima attrezzatura e il trio cerca di salire di livello. Come un trio di archi, nella cucina di casa, con due sorelle (Maria e Giulia) e due cani di cui uno calmo e l’altro nervoso, il violino del campione Gabriele, il violoncello del padre allenatore Adriano, la viola della mamma tecnica-statistica (e già arbitro di Boccia) raccontano con accenti diversi e con qualche bisticcio sulle date, rievocate a memoria, il crescendo dei risultati di Gabriele in gara. Un crescendo che coincide con un diario di viaggio che li ha portati in mezzo mondo…
Già nel 2020 l’avevano convocato per un impegno internazionale a Nantes ma “per fortuna” il Covid ha fermato il calendario e gli ha consentito di maturare prima di affrontare i palcoscenici internazionali.
Dunque quell’anno (che segna anche, l’8 novembre, l’addio allo zio materno Piergiorgio Cattani, giornalista e filosofo, una mattina di domenica mentre Gabriele si stava allenando) è dedicato a un lavoro sistematico di miglioramento tecnico nella sala ginnica di Cembra, sotto la palestra della scuola, miglioramento accompagnato dall’acquisto dell’attrezzatura tecnica: una rampa da duemila euro, il set bocce da mille euro (“prima sembrava di giocare con le patate”, che com’è noto non sono il massimo della rotabilità) e nella primavera del 2021 approda, con golden ramp top di fabbricazione coreana, ai campionati italiani di Roma dove vince la medaglia di bronzo.
Ma altrettanto importante per Gabriele è aver conosciuto, durante una gara a Briga Novarese, quello che oggi è diventato il suo migliore amico: Emanuele, di Torino, una trentina d’anni, addetto all’organizzazione dell’evento. Dopo Emanuela, l’insegnante che alle Iti è stata la sua “fata turchina” (parola di mamma Maria Rita) un altro nome importante, perché per Gabriele lo sport è un modo di vivere anche l’amicizia. Prima convocazione in nazionale nel novembre ’21, competizione a Zagabria nel marzo ’22, quell’anno, l’anno della maturità all’Istituto tecnico industriale, si intrecciava a luglio con gli europei giovanili Epyg (European Para Youth Games) in Finlandia, la trasferta più lunga mai affrontata per celebrare il rito della Boccia.
Gabriele ha una memoria fantastica per le sue partite, anche se ogni tanto i genitori lo correggono e lui cortesemente li rintuzza: lasciate parlare me! È anche un perfetto cronista di se stesso con l’uso del presente e del futuro storico. “Roma, ottobre ’22: vinco contro l’egiziano ma perderò contro Gianmaria. È stato un torneo massacrante”. E quando ho fatto il telecronista in diretta della partita della mia amica, di fronte a un suo errore mi è anche scappato un “c***o, Giulia!”.
Arrivano poi nel 2023 il Challenge di Zagabria (“Mi sono migliorato, ma ai quarti di finale mi ha eliminato il Mirco”), la Polonia dove batto Mirco e vinco l’argento, battuto solo da un giocatore inglese, e in ottobre Creta, “dove arrivo quarto vincendo 5 partite su 6, ma perdo contro una vecchia volpe di Taiwan”.
“Comunque Gabriele l’anno scorso – interloquisce Maria Rita – ha dimostrato di aver fatto un salto di qualità, e che il nostro team triangolare funzionava bene”. Ai campionati italiani di ottobre a Campobasso, “SuperGabry” (così lo chiamano nel suo giro) è d’argento sia nell’individuale sia in coppia con Cocca, Carlotta Visconti, dal Piemonte.
Nel 2024 Gabriele esplode, guadagnando ben venti posizioni nel ranking mondiale, dove adesso è quattordicesimo e due anni fa era appena 51esimo. Il trionfo che lo consacra atleta italiano di punta, primo nella storia a vincere l’oro individuale, è la competizione di Zagabria in aprile. “Batto in semifinale il campione paralimpico uscente, il ceco Adam Peska, 27 anni, per 6 a 2. Io gioco rilassato, in fondo se perdo, cedo al numero 1 al mondo, lui invece è un po’ teso, fa qualche errore, io continuo a giocar bene e in finale batto 9-1 un austriaco”.
Segue il doppio argento in Finlandia a maggio, il bronzo individuale al Cairo in luglio, l’oro di coppia e l’argento individuale a Olbia in ottobre. In tutto 6 medaglie, 4 individuali e 2 di coppia. Ho conquistato la prima medaglia d’oro individuale dell’Italia. Nessun atleta italiano ci era mai riuscito!”.
Decisivo è il passaggio in cui Gabriele diventa titolare nella coppia della Boccia mista nazionale. Ora al fianco di Giulia (Marchisio) ci gioca lui, e i successi sono subito arrivati. E il team si rafforza. Con la mental coach Irene Bertini, psicologa torinese, Gabriele si confronta una volta alla settimana, per un’ora di fitto confronto on line. L’ultima competizione è stata in novembre a Chianciano Terme dove Gabriele ha conquistato un argento individuale e un oro in coppia con Giulia Marchisio.
La madre del campione, ingegneristicamente, disegna e progetta il futuro prossimo venturo: “Le Paralimpiadi Los Angeles 2028 devono passare dallo stadio del sogno a quello del progetto. Il 2025 sarà l’anno cruciale per la coppia Gabriele-Giulia che stanno lavorando bene in sintonia. Ci saranno i campionati europei, poi nel 2026 i mondiali in Corea. Se vogliamo arrivare al successo, dovremo lavorare sulla tecnica ma anche sulla consapevolezza mentale”.
Sabato scorso il consiglio federale della Fib ha nominato Maria Rita Cattani vicecommissario tecnico della Boccia paralimpica per la categoria BC3, in accordo con il commissario tecnico Loreno Targa e la commissione paralimpica. Fantastico riconoscimento alla mamma tecnica e Gabriele primo atleta trentino a ricevere, con la sua compagna Giulia, il premio 2024 della Federazione per la Boccia paralimpica.
Nella tua vita, Gabriele, c’è ormai solo la Boccia? “Ma no – risponde il campione saggio – mi piace coltivare le amicizie, mi piace la musica, mi piace leggere, in queste settimane Il pescatore di anime e L’età fragile della Di Pietrantonio. E mi piace…
“Ti piacciono le ragazze”, insinua il padre allenatore “rampante”. Gabriele sorride, ma se Adriano fosse il jack bianco, il boccino, probabilmente lo “sboccerebbe” volentieri con un tiro forte e una boccia dura. “Gabriele è un essere sociale, che col suo inglese da perfezionare sa comunicare con tutti. Perciò è bello girare il mondo con lui”, annota la mamma.
La Boccia, introdotta alle Paralimpiadi del 1984 e inserita nella Federazione italiana bocce nel 2018, sta crescendo parallelamente con Gabriele, il globetrotter della Boccia. In fondo anche il mondo è rotondo (e duro!), come le bocce che l’atleta di Lisignago fa rotolare con sapienza nelle palestre di mezzo mondo. Vai SuperGabry, Bocc’&Roll!