Fatica ad allenarsi? Il caldo non c'entra. Il segreto è l'automotivazione
Fsioterapista, preparatore atletico negli sport di squadra e consulente sport individuali (sci di fondo, ciclismo, atletica) sia per amatori che atleti professionisti.
Durante l’estate appena trascorsa sarà capitato a molti di noi di fare dell’attività fisica con il caldo. Spesso un giro in bicicletta, una corsa a piedi o una partita di calcio da piacevoli attività si sono trasformate in momenti faticosi, conditi da scarse performance atletiche. Per fortuna, l’alibi del caldo ci ha sempre aiutato a giustificare brutte sensazioni, gambe pesanti e gran sofferenza. Non la pensano così un gruppo di studiosi canadesi, capitanati dal dottor Cheung e dal suo studente Philip Wallace, che, probabilmente stufi delle lamentele di chi pratica attività sportiva col caldo (e in Ontario per esperienza lavorativa personale le estati sono assai calde e afose) hanno ideato, realizzato e pubblicato uno studio scientifico molto interessante (Wallace PJ et al 2016).
Sono stati reclutati diciotto ciclisti allenati e, casualmente, sono stati divisi in due gruppi. Entrambi i gruppi sono stati sottoposti a un test di resistenza alla fatica su bicicletta e ad alcuni test cognitivi in un laboratorio, ad una temperatura di ben 35 gradi. In seguito, il primo gruppo ha ricevuto, per un periodo di due settimane, un allenamento mentale basato sulle teorie psicologiche dell’automotivazione, mentre il secondo gruppo, a cui non è stato somministrato alcun allenamento mentale, è servito come gruppo di controllo.
L’allenamento mentale somministrato al primo gruppo, basato su teorie ed evidenze scientifiche, consisteva nel modificare il flusso di pensieri che affolla la nostra testa ogni qual volta il nostro fisico si trova a gestire fatica e difficoltà. Ad esempio, i partecipanti che ricevevano l’allenamento mentale dovevano cercare di cambiare alcuni loro pensieri ricorrenti: se normalmente, durante gli allenamenti quotidiani, i pensieri dominati erano: “ mamma mia, che caldo che fa...”, “sto cuocendo..”, “non ce la faccio più con questa afa...”, durante le due settimane di training mentale dovevano cercare di sostituirli con pensieri come “continua a spingere che stai andando bene!”, “questo caldo non mi condiziona!”.
Al termine delle due settimane di esperimento, in cui l’unica differenza tra i due gruppi era stata l’allenamento mentale, sono stati effettuati nuovamente tutti i test, e, in particolare, lo sforzo ad alta temperatura, con risultati davvero sorprendenti...
Il gruppo che aveva ricevuto l’allenamento mentale ha migliorato il test di resistenza alla fatica di oltre tre minuti, migliorando anche i risultati dei test cognitivi, mentre nel gruppo di controllo non ci sono stati cambiamenti tra i risultati del primo test e quelli del secondo. Questo dimostra che la variabile “allenamento mentale” è stata davvero efficace nel migliorare la capacità di eseguire un esercizio fisico con il caldo.
Quindi, per queste ultime settimane di un settembre con temperature estive e, sopratutto, per la prossima estate, l’alibi del caldo non funzionerà più.