Val di Fassa tra vaccini, 'no vax' e volontari: ''Non chiudete il punto vaccinale di Vigo''
Delle mie passioni (la politica, la scrittura e la biblioteca) mi è rimasta integra, o quasi, solo la seconda. La biblioteca era a scadenza e la politica è da tempo “scaduta” pur restandomi brandelli di interesse a livello locale
Nei mesi scorsi la cartina del Coronavirus, con i dati precisi dell’Fbk, presentava la val di Fiemme inequivocabilmente arancione, a fronte di un Trentino molto “grigio”. Anche il pallino dei contagiati di Predazzo aveva, ed ha ancora, un diametro che si avvicinava pericolosamente a quello di Trento. Tant’è che i sindaci di Fiemme avevano a suo tempo rivolto un appello ai cittadini sollecitando comportamenti più responsabili.
Ora che si parla di vaccini, si presenta la stessa situazione: le valli di Fiemme e Fassa e Primiero fanno registrare il minor numero di vaccinati di tutto il Trentino, che già non se la passa proprio bene, in quanto ai numeri della vaccinazione, rispetto ad altre regioni. QUI L’ARTICOLO.
Se nel caso dei contagi da Coronavirus medici e infermieri che abbiamo sentito sembrano orientati a individuare le cause soprattutto nei comportamenti individuali, evidentemente però favoriti da posizioni negazioniste, piuttosto che nelle posizioni “no vax”, nel caso del basso numero di vaccinati è evidente che una relazione c’è. Bisogna dire che il gran numero di contagiati non è stato ancora vaccinato e quindi riduce il dato statistico. occorre quindi sommare ai vaccinati i positivi di ciascuna zona per avere un dato corretto sotto il profilo statistico.
Tuttavia è evidente che esiste una precisa relazione fra la diffusione dei “no-vax”, in linea con il vicino Alto Adige, e il numero dei vaccinati. Se è vero che le perplessità verso i vaccini sono più diffuse soprattutto fra le generazioni più giovani, ci siamo chiesti come mai il record negativo si registra anche fra gli ultrasettantenni. “Ho un paziente che mi ha detto: io lo farei, ma poi mio figlio mi sgrida”, ci dice un medico di base.
Ma c’è un altro aspetto che non sta favorendo la vaccinazione soprattutto in val di Fassa. Il punto vaccinale di Vigo di Fassa, gestito splendidamente dalla Croce rossa, rischia di chiudere. “Non abbiamo alcuna collaborazione dall’Azienda sanitaria – ci dice un volontario – poggiamo tutto sulle nostre risorse. Siamo tutti volontari però non possiamo trascurare le altre attività della Croce Rosa. Avremmo bisogno di un sostegno, un piccolo aiuto. L’Azienda ci dà solo i vaccini, anzi dobbiamo andare a prenderli noi a Cavalese”.
“La chiusura del punto vaccinale di Vigo di Fassa non favorirebbe sicuramente l’incremento dei vaccini, posto che in estate, spostarsi fino a Cavalese, diventa un’impresa” aggiunge il volontario. Speriamo che ciò non accada e che l’Azienda sanitaria dia una mano affinché non si fermino le centinaia di mani di volontari che si sono mosse in questi mesi per favorire la vaccinazione dei fassani, e non solo.
Mentre scriviamo ci è giunta la notizia dell’improvvisa scomparsa del dott. Luca Nardelli, il dirigente dell’APSS che è stato in prima linea dal marzo 2020 ad affrontare la pandemia. Una grave perdita. Lo ricordiamo quando a marzo 2020 ci ha fornito i primi dati sui contagi, lo abbiamo visto sul campo sotto la “tenda dei tamponi” davanti al distretto sanitario di Predazzo, dove peraltro lo incontravamo quasi ogni giorno per decenni. Un uomo disponibile e generoso, che ci mancherà: come uomo e come medico.