Contenuto sponsorizzato

Pfas, gli 'inquinanti eterni' che stanno mettendo in pericolo le nostre falde: ecco cosa sono (e quali i rischi per la salute)

DAL BLOG
Di Ci sarà un bel clima - 30 January 2023

Per creare un coinvolgimento più ampio e inclusivo attorno alla causa climatica ed ecologica

Di Lorenzo Baranzini

 

Da quando nel 2013, a seguito di indagini svolte da ARPAV, venivano scoperti per la prima volta i PFAS nel bacino del Po, la popolazione del Vicentino ha smesso di dormire sonni tranquilli. Se a molti di noi il nome di questo gruppo di inquinanti dice poco, provate a googlare “PFAS” e vi accorgerete che quello della contaminazione causata dalla Miteni S.p.A. a Trissino (VI) non è un caso isolato. Oggi le falde a valle della Valle dell’Agno risulta inquinata da PFAS, così come il sangue dell’80% dei bambini che vivono nella “zona rossa”.

 

Le nostre falde sono in pericolo, come quelle di mezza Europa. Proprio recentemente uno studio dell’Università di Stoccolma ha proposto questi inquinanti emergenti detti PFAS come nuovo limite planetario, dal momento che la loro diffusione andrebbe a intaccare direttamente il ciclo dell’acqua. Ma facciamo un passo indietro e capiamo di cosa si tratta.

 

PFAS è l’acronimo inglese di “sostanze per-fluoro alchiliche”, quindi sostanze chimiche di origine antropica (industriale) e considerate oggi come inquinanti emergenti, ma in realtà sono in uso già dai primi decenni del ‘900, e da allora vengono rilasciati in ambiente senza un adeguato controllo.

 

Ne risulta che oggi i PFAS sono molto diffusi, e si stima che il totale degli stabilimenti che emettono potenzialmente PFAS, sia soltanto in Europa, dell'ordine delle 100.000 unità.

 

Per le loro proprietà tensioattive sono infatti largamente utilizzati in una moltitudine di applicazioni industriali, e in particolare: nella produzione di adesivi, di vernici, di resine, nella cosmetica, nel rivestimento della carta e delle vaschette alimentari e dei metalli (solo per citarne alcune). Sono ad esempio tradizionalmente impiegati per ottenere l’anti-aderenza delle padelle, oppure l’impermeabilità dei vestiti tecnici sportivi, come il goretex, o ancora nelle schiume antincendio.

 

I PFAS, quindi, entrano nell'ambiente attraverso molti percorsi come: gli scarichi industriali, i fanghi di depurazione, la lisciviazione da discarica di rifiuti solidi, sistemi di raccolta e drenaggio delle acque meteoriche, movimentazione delle terre contaminate, emissioni in atmosfera a seguito di trattamento termico di rifiuti, ecc. L’inefficienza quindi dei sistemi di trattamento tradizionali unita a un’assenza pressoché totale di monitoraggio delle emissioni, nel corso di decenni ha permesso a queste sostanze di diffondersi nell’ambiente e in particolare nel ciclo dell’acqua, nei nostri fiumi e nelle nostre falde.

 

Per quanto riguarda gli effetti sulla salute umana, questi sono ancora sotto indagine, ma è già stata accertata la loro relazione con malattie cardiovascolari, renali croniche, osteoartriti, cancro, e sembrerebbero all’origine di alterazioni della fertilità. Ad oggi la normativa ambientale risulta scarsa e esitante secondo la comunità scientifica, e principalmente orientata a limitare le nuove sorgenti inquinanti, vietando quindi l’uso di PFAS nei nuovi processi produttivi, mentre ancora poco è stato fatto per disciplinare gli scarichi e la qualità delle acque sotterranee già impattate.

 

Il rilascio di PFAS in ambiente ormai da anni sta condizionando la vita di molte famiglie europee compromettendo forse irrimediabilmente la qualità delle acque sotterranee di interi territori, ed è un fenomeno destinato a diventare sempre più frequente e presente capillarmente nella nostra biosfera. Addirittura, nell’estate del 2022 i PFAS venivano reperiti per la prima volta nella pioggia.

 

Rimaniamo fiduciosi che da una parte l’avanzamento tecnologico nei prossimi anni riesca ad arginare questo problema, quindi ad azzerare le nuove sorgenti e a bonificare le falde contaminate. Noi tutti come consumatori però abbiamo il diritto di essere informati e il dovere di fare qualcosa, perché stiamo già pagando con la nostra stessa salute, e forse l’ambiente è prossimo a raggiungere un nuovo limite planetario.

Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
In evidenza
Sport
22 January - 06:00
Dal sogno alla crisi, la rapida ascesa e il brusco crollo del Valsugana Basket: un’indagine della Guardia di Finanza ha portato a [...]
Cronaca
21 January - 21:06
Ezio Mauro, già direttore di "la Repubblica" e "La Stampa", a 360° su Elon Musk, Trump e Meloni: dal "saluto romano" del [...]
Cronaca
21 January - 18:28
A sostituirla sarà Baba Hamza, ex ospite del Punto d'Incontro, dove ha trascorso un anno anche con il Servizio Civile, impegnandosi nel [...]
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato