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Il lupo, le tifoserie (chi lo vorrebbe abbracciare e chi lo vorrebbe abbattere) e la distanza che c'è tra uomo e ambiente naturale

DAL BLOG
Di Ci sarà un bel clima - 16 February 2023

Per creare un coinvolgimento più ampio e inclusivo attorno alla causa climatica ed ecologica

di Michele Argenta

 

Ammetto di avere un feticcio per gli articoli che riguardano i lupi. O meglio, per i post sui social che riguardano i lupi. E’ un mio piccolo rito che cerco di mantenere sempre costante. Se l’algoritmo di Facebook mi propone un post di una pagina locale che parla di un incontro o di un avvistamento di un lupo, leggo prima il titolo e mi soffermo sull’immagine scelta. Poi apro direttamente i commenti (di solito tanti e variegati), leggo quelli che fanno più like, vedo le fazioni che si schierano e si insultano come se stessero per imbarcarsi per una nuova crociata santa. Di solito ci si divide in chi vuole accarezzare il lupo e chi al lupo vuole sparare. Infine leggo l’articolo intero, mi diverto a leggere come vengono raccontati gli avvistamenti, quali aggettivi vengono accuratamente scelti per aizzare le controparti. Se serve faccio un controllo sulla veridicità delle notizie, a volte false, chiudo e passo oltre.

 

Premetto, come si deve fare in articoli che riguardano argomenti complessi come questo, che io di lupo so poco, forse quasi niente. Lo reputo un bellissimo animale, ma ammetto di avere sempre avuto un certo timore a passeggiare da solo nei boschi dove ne è stata segnalata la presenza. Finché un giorno, salendo da Pattine (nel Bellunese) insieme ad amici, troviamo dei forestali che ci dicono candidamente “Se vedete il lupo venite a chiamarci. Noi lo rincorriamo da mesi e troviamo solo qualche traccia”. Da quel giorno ho meno paura, ma mi resta un non so che di primitivo che ogni tanto fa riecheggiare nella mia testa la parola “lupo”.

 

Capisco che la sua presenza genera un problema per gli allevatori locali e capisco anche come possa incutere molto timore vederlo aggirarsi per i paesi di montagna quasi come se fosse il padrone delle nostre strade per pochi minuti. Capisco anche che abbiamo in qualche modo disequilibrato l’ecosistema montano e faunistico in modo pesante e ora ne stiamo pagando le conseguenze.

 

La narrativa che fin da piccoli ci ha abituato al lupo lo dipinge come pericoloso e generalmente votato alle cattive intenzioni - basti pensare all’antagonista nel racconto dei fratelli Grimm “Cappuccetto Rosso”. Ancora oggi a mio nipote viene detto che se non mangia la minestra potrebbe arrivare il lupo a mangiarsela. Negli anni abbiamo relegato la natura selvaggia in angoli sempre più piccoli e nascosti del nostro immaginario e la convivenza con il lupo è stata in qualche modo dimenticata.

 

La letteratura ci insegna che negli ultimi secoli ci siamo abituati a domare la natura, a farla diventare il nostro territorio di gioco. Non mi dilungherò su questo. La nostra mente e il nostro intelletto sono diventati potenti come l’anello di Sauron: gestiamo qualsiasi elemento naturale a nostro piacimento, che siano corsi d’acqua, popolazioni di animali, cime inviolate. La crisi ecologica (e climatica) ci mette di fronte al crollo di queste certezze, accompagnata della fauna selvatica che sfugge al nostro controllo nel momento in cui l’uomo si è intromesso pesantemente negli equilibri naturali. Anche se su scala molto più piccola, il ritorno del lupo nei nostri territori segna la presenza dell’unico animale che non riusciamo veramente a gestire e che quindi ci spaventa, diventa una variabile impazzita nel “nostro” mondo e sfugge alle logiche antropocentriche.

 

Quando chiudo i post mi chiedo sempre chi può aver ragione e se questa ragione veramente esiste come verità assoluta. Trovo molto infantile e pericoloso chi vorrebbe abbracciare i lupi e non mi esprimo su chi vorrebbe travolgerli in auto. Ciò che in entrambe le fazioni manca è la soluzione zero: ricordarsi che anche noi umani siamo parte integrante di un ecosistema e dovremo comportarci di conseguenza. Il ruolo dei giornali locali e dei media è centrale: una popolazione ben informata sarà anche più propensa ad accettare la convivenza con altre forme di vita.

 

La convivenza è possibile ma deve essere accompagnata da azioni politiche (che non devono lasciare gli allevatori a cavarsela da soli) e da una cultura di rispetto e conoscenza del mondo animale e naturale. Oggi si tende ad estremizzare qualsiasi opinione e a voler trovare delle risposte semplici (aizzate a volte dai media e dalla politica che giocano sulla paura ancestrale che abbiamo del lupo) ad un problema che è estremamente complesso e che riguarda l’intera biosfera, non solo noi umani. I prossimi decenni saranno sicuramente caratterizzati dallo scompenso ecologico e climatico che il riscaldamento globale sta amplificando: spetta a noi cittadini rimanere informati, capire la complessità degli argomenti e cercare una soluzione che sta nel mezzo.

 

Chiudo sperando che anche questo mio breve articolo sul blog possa essere accompagnato da un’immagine accattivante del lupo in modo da potermi godere i commenti sotto al post.

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