Quando nel 1954 un disco volante venne avvistato al Passo Falzarego. Il giornale "Le Ore": "Esclusiva mondiale"
Ottobre 1954. “Le Ore”, allora settimanale fotografico d’informazione politica e letteraria, dedica la copertina del numero 76, anno II, a Sophia Loren. Ma c’è anche uno strillo, in copertina, che annuncia perentorio: “Fotografati in Italia i dischi volanti”.
All’interno tre pagine presentate come “esclusiva mondiale”. Titolo: “Qualcosa accade nei cieli”.
Leggiamo la prima pagina. “Da qualche settimana dischi e sigari volanti percorrono, secondo lo stupito racconto di alcuni, i cieli d’Europa. Predilette l’Italia e la Francia, i trasvolatori misteriosi vi si accaniscono in modo inconsueto, e oltretutto con le code di fuoco dei razzi bruciano pagliai e causano svenimenti nelle donne e fughe pazze degli uomini. Lo scetticismo medio ed ufficiale non trova, almeno in questa occasione, riscontro nei titoli piuttosto rilevanti dei giornali. Qualcosa di singolare sta avvenendo nei cieli di questo pianeta: e, marziani e venusiani a parte, niente esclude che l’esasperato abitante della terra debba tener fronte a fenomeni nuovi alla sua conoscenza scientifica. Questo disco è stato fotografato a Passo Falzarego da un dilettante, Angelo Cozzi, il 28 agosto 1954 alle 10.45 del mattino”.
Giriamo pagina. Altre due foto che prendono praticamente tutto lo spazio. In un angolo, l’immagine di Angelo Cozzi. Titolo: “Come fotografai il disco volante”.
Proseguiamo la lettura. Adesso è il fotografo a parlare, in prima persona. “Queste foto io le feci la mattina del 28 agosto, verso le 10.45, sul passo Falzarego, nelle Dolomiti, dove mi ero recato in gita da Milano, assieme al mio amico Carlo Colonna, anche lui abitante a Milano, in via Vittor Pisani. Tutti e due vedemmo il globo luminoso che brillava in alto, sopra il Sasso di Stria. A me, in principio, parve fosse la luna, ma poi pensai che non poteva essere, perché era già mattino inoltrato”.
Terza pagina, altra foto, questa volta con la scritta Passo Falzarego in bella evidenza. Sempre in prima persona il giovane Cozzi dapprima spiega che macchina aveva, una Rolleiflex, e quali obiettivi avesse usato. Poi, conclude: “Scattai la foto, il globo era sempre fermo, io mi convinsi che fossi la luna e presi a spostarmi verso il rifugio, quando mi accorsi che qualcosa sfrecciava nel cielo. E il globo non c’era più. Scattai un’altra foto verso la scia luminosa, che sparì subito senza produrre alcun rumore. A casa, dissi a mio padre che avevo fotografato i dischi volanti. Lui mi disse di non fare lo stupido. Poiché insistevo, mi dette anche uno schiaffo. E ho aspettato tanto tempo, perché pensavo che qualcuno mi prendesse in giro. Io mi chiamo Angelo Cozzi, ho vent’anni, abito a Milano in via Londonio 25, e tra poco andrò militare”.
Dare conto dell’inattualità, questo permette: raccontare senza nulla aggiungere, senza commentare alcunché. Solo il piacere di sfogliare una vecchia rivista. E passare dalla Loren a colori al bianco e nero del disco volante al Passo Falzarego.