Maria Grazia Buccella, l'ex studentessa del Liceo Prati che nel 1970 incarnava i sogni proibiti dell'italiano medio
Oggi, al tempo della pornocrazia, i suoi costumi succinti e il bikini dello scandalo per essere finita sulle pagine de “Il Borghese” – numero del 5 dicembre 1959 – fanno sorridere. Ma al tempo la trentina Maria Grazia Buccella, classe 1940, figlia della buona borghesia cittadina, un po’ di scandalo lo fece, eccome.
Wikipedia informa che fu finalista a Miss Universo 1959, con una carriera cinematografica relativamente breve, sviluppata prevalentemente lungo i binari della commedia all'italiana, interpretando personaggi di una bellezza procace e svampita, a tratti buffa e comunque teneramente sexy, “una sorta di Marilyn a Cinecittà”.
A chi va a caccia di cronache inattuali, capita in mano un numero de “La Domenica del Corriere”, marzo 1970. Nazareno Fabbretti è impegnato in una lunga serie di interviste ai divi, in vena di confessioni. La nona puntata è per lei, Maria Grazia Buccella. Una didascalia avverte che è nata a Milano, ma è vissuta a Trento fino al 1963.
Attenzione: ad intervistarla è un giornalista che è anche sacerdote, una delle firme più conosciute degli anni Sessanta e Settanta. Ultima domanda: “Prega?” Risposta: “Sì, quando sono felice. Solo allora. Ma non creda, padre: vivere come vivo io è molto più difficile che vivere come quando credevo tutto, ad ogni costo. Oggi devo bastare a me stessa, dentro e fuori. Non è facile, glielo assicuro. Qualche volta è terribile. Non ride?”. Il sacerdote giornalista chiude così: “No. Non rido. Sono convinto che è vero. Ecco un’intervista che non ha bisogno di commenti”.
Sì, è una intervista sorprendente. All’inizio padre Nazareno Fabbretti scrive: “In che cosa crede questa tipica maggiorata che con la sua immagine discinta ha scatenato tante volte le proteste di leghe moralistiche e che, per contrario, sembra incarnare (il verbo non è mai stato tanto esatto) i sogni proibiti e repressi dell’italiano medio di fronte al continente dell’erotismo?”
L’intervista – un documento vero ed intimo, a ben guardare – è un botta e risposta. Qui mettiamo in fila alcune risposte. Disse, in quell’ormai lontano 1970, l’ex studentessa del liceo Prati: “Io faccio solo del cinema sexy portato sul piano del divertimento: nient’altro. Non ho dubbi, non ho mai avuto rimorsi a mostrarmi come mamma mi ha fatto. E’ nella natura dell’uomo, come bere e mangiare: ci si vergogna forse di queste cose?"
"Io non sono praticante, io sono ribelle in tutto: ciò che è legge, che è dovuto, io non lo sopporto. Non credo nella Chiesa. Io lavoro solo per me stessa. Non ho mai avuto nella mia vita momenti in cui ho sentito il bisogno di aggrapparmi a Dio. E’ una cosa da vigliacchi. Io mi aggrappo a Dio nei momenti in cui sono felice. Quando va male cerco di rimediare da sola, come posso. Se io faccio del male a una persona questo sì è male, non il fatto di girare nuda”.
Disse, inoltre: “Gli altri, per me, sono degli estranei”. Il giornale scrisse: “Dichiarazione rattristante”.