Il suicidio di Weber accusato del furto nella cattedrale di Angers
Lunedì mattina, 11 luglio 1927. Paride Weber, originario di Mezzocorona, si toglie la vita nel giardino della sua villa, ad Angers, nella regione della Loira, in Francia. A settant’anni pone così tragicamente fine - con un colpo di fucile al petto - non solo alla sua esistenza, ma anche ad una vicenda di cronaca che per qualche mese tiene banco sui giornali: il furto degli arredamenti sacri avvenuto nella storica cattedrale di Angers.
Una delle preziose tappezzerie rubate viene rintracciata presso l’antiquario Cornier di Parigi. Le indagini portano a sospettare del furto proprio Paride Weber, da anni cittadino francese, dal 1912 al 1922 direttore della Scuola di Belle Arti di Angers, autore di parecchi volumi di storia dell’arte. L’antiquario Cornier, pochi mesi prima, a marzo, aveva acquistato in buona fede l’arredamento da un certo Weberel. Alla polizia consegna una lettera ricevuta proprio dal Weberel. Una perizia calligrafica stabilisce che l’ex direttore della Belle Arti e il Weberel sono la stessa persona. La polizia interroga allora Weber che nega qualsiasi responsabilità.
Unica ammissione: sì, è vero, si è recato a Parigi per vendere una tappezzeria su incarico di una signora di Angers. Il commissario lo avvisa: da Parigi sta arrivando ad Angers proprio l’antiquario Cornier, per un decisivo confronto. Paride Weber risponde: “Può darsi che egli mi conosca, ma giuro di non aver nulla a che fare col furto della cattedrale”.
Gli viene concesso di tornare alla sua villa, con la promessa che all’indomani sarebbe tornato al commissariato. Ma all’indomani non si fa vedere. Gli agenti si recano quindi alla sua villa dove vengono ricevuti dalla moglie che, invano, cerca il marito. Lo trovano poco dopo, nel giardino, in un lago di sangue. Accanto al corpo, un fucile. La morte risale a mezz’ora prima. L’antiquario Cornier lo riconosce. In un cassetto della scrivania Paride Weber lascia una lettera, nella quale proclama la sua innocenza.