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Nuovo ospedale di Fiemme, scontro sulla localizzazione. Mountain Wilderness contro gli amministratori di Fassa: "Banalizzano il valore della qualità dei territori"

Il presidente Luigi Casanova critica il documento degli amministratori di Fassa sulla localizzazione del nuovo ospedale esprimendo anche preoccupazione "sulla loro sensibilità in un periodo storico che vede i cambiamenti  climatici indurci a coltivare scelte coraggiose, diverse dal distruttivo passato e quindi a portarci tutti protagonisti nella difesa degli ultimi spazi liberi rimasti nelle valli dell’Avisio”

Di Giuseppe Fin - 03 marzo 2025 - 09:45

TRENTO. Sul nuovo polo sanitario di riferimento per le valli di Fiemme, Fassa e Cembra non c'è pace. Il dibattito pubblico e politico sul futuro del nuovo ospedale dell’Avisio e lo scontro su quale potrebbe essere la sua migliore posizione stanno proseguendo e questa volta ad intervenire è Luigi Casanova presidente di Mountain Wilderness Italia.

 

Nei giorni scorsi avevamo spiegato (QUI L'ARTICOLO) come  le Acli trentine assieme a diverse associazioni ambientaliste spingono per una soluzione che valorizzi la struttura esistente di Cavalese, puntando forte (di fatto) sulla ristrutturazione dell'edificio e su un progetto più "sostenibile" che avrebbe impatto minimo sul consumo di suolo; ma dall'altra parte della barricata, le istituzioni della Val di Fassa hanno firmato un documento in cui reclamano a gran voce una collocazione della nuova struttura più "baricentrica", collocata non più a Cavalese ma tra Tesero e Predazzo, per garantire un servizio più vicino anche alla loro comunità.

 

In un documento inviato alla stampa, infatti, il Procurador del Comun General, i sindaci e l’Azienda per il Turismo della Val di Fassa in rappresentanza dei suoi 1.100 soci, hanno spiegato che per loro il nuovo ospedale deve essere a servizio di un bacino ampio – che includa i circa 10 mila residenti di Fassa, i 5 mila lavoratori stagionali e una “popolazione equivalente” di oltre 30 mila persone legata al turismo – e richiede una posizione differente.  Cavalese, sostengono, è troppo lontana, anche perché nei mesi di alta stagione turistica i tempi di percorrenza delle strade principali da e per Cavalese raddoppiano, rendendo l’accesso potenzialmente problematico per pazienti, familiari e operatori sanitari. La proposta emersa dai confronti è quella di collocare la nuova struttura "lungo la strada provinciale 232 di fondovalle tra Predazzo e Tesero". “Se metà del bacino di riferimento è in Val di Fassa - scrivono -, non ha senso scegliere la località più distante”.

 

Posizione questa criticata da  Mountain Wilderness Italia che esprime “Tristezza”. “Non è possibile esprimere altro nel leggere il documento che il Comun General di Fassa e i sindaci hanno inviato al Dipartimento urbanistica della Provincia di Trento riguardo la localizzazione del futuro nuovo ospedale di Fiemme” spiega Luigi Canova . Un intervento, che il presidente di  Mountain Wilderness Italia, definisce “debole” e che ha una sola scusante: “Provincia di Trento e Comunità territoriale di Fiemme, sbagliando, non si sono curate di tenere un’assemblea pubblica sul processo partecipativo in valle di Fassa. Certo è che nessuno degli amministratori della valle ladina si è curato di intervenire in uno dei tre appuntamenti tenutisi in Fiemme, nemmeno nella vicina Predazzo (a Predazzo erano presenti solo quattro residenti in Fassa, tutti di Moena)”.

 

Se gli amministratori dell’alta valle dell’Avisio avessero partecipato, o si fossero presi tempo per analizzare i corposi documenti che sono stati discussi, ricchi di notizie, dati, viene spiegato dal presidente “non sarebbero caduti nella pochezza delle loro osservazioni. Ma studiare sembra proprio essere faticoso”. Per Mountain Wilderness Italia  nel valutare la popolazione equivalente di Fassa in 31 mila unità  “non avrebbero trascurato le 40 mila unità equivalenti presenti in Fiemme, alle quali vanno sommati i residenti dell’alta valle di Cembra e dei tre comuni altotesini confinanti con Fiemme. Dati che avrebbero vanificato la parte più corposa della loro osservazione”. Oppure, ancora,  se fosse stato approfondito il numero degli accessi all’ospedale di Fiemme, quindi le reali urgenze, o avessero valutato i documentati tempi di percorrenza per accedere al nosocomio attuale, gli amministratori “avrebbero evitato semplificazioni tanto clamorose. Come del resto avrebbero dovuto prendere in considerazione che a Sen Jàn sarà costruita una casa della salute tesa proprio a rendere efficace il servizio sanitario sul territorio e a evitare ospedalizzazioni”.

 

Casanova in un documento parla di “superficialità” con la quale gli amministratori di Fassa “banalizzano il valore della qualità dei territori liberi da urbanizzazione. In cinquanta anni di sviluppo insensato hanno coperto ogni ampio spazio libero nel fondovalle. Da tempo sono attivi nel facilitare insediamenti nelle alte quote. A loro dire perché non imporre anche Fiemme tale scempio? Senza del resto valutare l’importanza strategica, non solo paesaggistica e naturalistica, ma proprio economica dei terreni oggi destinati alla fienagione. Specie a Predazzo e Ziano, paesi caratterizzati dalla presenza di numerose stalle che vivono grazie ai prati ancora oggi rimasti intonsi”.

 

Il consumo di suolo nelle valli di montagna è oggi uno dei problemi più urgenti da affrontare. In Fiemme come in Fassa. Per questo motivo la maggioranza di quanti sono intervenuti attivamente nel processo partecipativo della Provincia hanno inteso tutelare le aree agricole di pregio e indicare la localizzazione del nuovo ospedale in prossimità dell’attuale.

 

Leggere il documento degli amministratori di Fassa non può che alimentare preoccupazione sulla loro sensibilità in un periodo storico che vede i cambiamenti  climatici indurci a coltivare scelte coraggiose, diverse dal distruttivo passato e quindi a portarci tutti protagonisti nella difesa degli ultimi spazi liberi rimasti nelle valli dell’Avisio” ha concluso Luigi Casanova.

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