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“Convinti della nostra scelta”. Deflorian dopo le critiche per il femminile sovraesteso: “Offese e toni sopra le righe. Qualcuno mi ha invitato a venire con la gonna in rettorato”

Il rettore dell'Università di Trento replica alle reazioni arrivate negli scorsi giorni, dopo l'adozione da parte dell'ateneo trentino del 'femminile sovraesteso' nel regolamento generale di Ateneo: “Molti non hanno capito, o non hanno voluto capire, la nostra decisione”

Di Filippo Schwachtje - 04 aprile 2024 - 16:39

TRENTO. Rettrice, direttrice, professoressa, decana. È stato sufficiente cambiare il genere dei termini all'interno di un documento, ribaltando l'uso 'tradizionale' del maschile e lanciando un'interessante provocazione per spingere soprattutto gli uomini a capire l'importanza di un linguaggio paritario, per scatenare una levata di scudi negli scorsi giorni contro la decisione dell'Università di Trento, che ha scelto di utilizzare il 'femminile sovraesteso' nell'aggiornamento del regolamento generale di Ateneo (Qui Articolo). Le critiche non sono ovviamente mancate da una parte dell'arena politica (sulla questione è intervenuta anche la parlamentare trentina di Fratelli d'Italia Alessia Ambrosi, Qui Articolo), mentre lo stesso rettore di UniTn, Flavio Deflorian, è stato bersaglio di insulti e offese online.

 

“Diciamo che si tratta di reazioni che lasciano il tempo che trovano – dice Deflorian a il Dolomiti –. Molti non hanno capito, o non hanno voluto capire, la nostra decisione. Semplicemente, di fronte ad un regolamento nel quale si dovevano definire dei ruoli abbiamo deciso di usare il femminile. Non c'era nessun intento offensivo o ideologico. Naturalmente si può non essere d'accordo, ma i toni delle offese ricevute e dei commenti sono sopra le righe”.

 

Lo stesso rettore aveva spiegato la scelta di utilizzare il 'femminile sovraesteso' all'interno del documento. “Nella stesura del nuovo regolamento abbiamo notato che accordarsi alle linee guida sul linguaggio rispettoso avrebbe appesantito molto tutto il documento. In vari passaggi infatti si sarebbe dovuto specificare i termini sia al femminile, sia al maschile. Così, per rendere tutto più fluido e per facilitare la fase di confronto interno, i nostri uffici amministrativi hanno deciso di lavorare a una bozza declinata su un unico genere. Hanno scelto quello femminile, anche per mantenere all'attenzione degli organi di governo la questione. Leggere il documento mi ha colpito. Come uomo mi sono sentito escluso. Questo mi ha fatto molto riflettere sulla sensazione che possono avere le donne quotidianamente quando non si vedono rappresentate nei documenti ufficiali. Così ho proposto di dare, almeno in questo importante documento, un segnale di discontinuità. Una decisione che è stata accolta senza obiezioni”.

 

Il pensiero alla base della decisione non era certo quello di “risolvere” le problematiche alla base della parità di genere, continua Deflorian: “La sostanza della questione passa per ben altre iniziative. Per quanto ho visto negli scorsi giorni però, pare che la discussione stia prendendo una strada che sfugge dalla possibilità di riflessione. Ho visto posizioni molto aggressive. So bene che per la linguistica i termini maschili possono essere non marcati, ma usare termini relativi a posizioni apicali sempre al maschile può dare l'impressione che siano appannaggio esclusivo degli uomini: utilizzare termini declinati al femminile in questo contesto credo possa aiutare a sviluppare una riflessione. Sono anzi convinto che la possibilità di dare vita ad una riflessione sul tema sia potenzialmente l'unico aspetto positivo riscontrabile nel baillame che è venuto a formarsi”.

 

Un clamore che restituisce, almeno in parte, la situazione sul fronte della discussione sulla parità di genere in Italia (dove la stessa premier, la prima donna a ricoprire la carica, ha deciso di farsi indicare come 'Il signor Presidente del Consiglio'). Qualcuno, inalberatosi evidentemente per la scelta dell'Ateneo trentino, ha intanto invitato il rettore addirittura a presentarsi in università con una gonna: “Ho l'impressione – commenta in conclusione Deflorian – che parlare di questi temi, in particolare dell'uso di termini declinati al femminile, induca in molti uomini reazioni di pancia piuttosto vivaci, che forse risalgono a qualche tabù che come uomini ci portiamo dietro. In ogni caso è importante sottolineare che noi non cambiamo rotta e non chiediamo certo scusa. Andiamo avanti serenamente: siamo convinti che la nostra scelta sia giusta”.

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