Grazie al docente ambulante Tarquillini in sei anni si passò dai 6 vagoni di mele a 25 nel 1938
Laureato in Scienze Agrarie all'Università di Padova, dal 1961 al 1994 è stato docente all'Istituto Agrario di San Michele
Terra Trentina gennaio 1939, periodico mensile delle Istituzioni agrarie della Provincia di Trento che ha sostituito il Bollettino di agricoltura edito per oltre 50 anni dall’omonimo Consiglio provinciale. Il numero si apre con una serie di dati riguardanti lo stato dell’agricoltura nell’anno di riferimento.
Superficie seminata a frumento: 12.000 ettari, produzione media unitaria 16 quintali. Granoturco: 10.000 ettari e produzione unitaria 26 quintali. Patate: 12.000 ettari dai quali si ricavano 150.000 quintali di patate da seme e 250.000 quintali di patate da consumo. Bestiame allevato: 100.000 bovini, 16.000 pecore, 23.000 capre, 20.0000 maiali, mentre le malghe esistenti in provincia sono 650 con una copertura di 155.000 ettari.
La superficie a vigneto occupa 26.000 ettari con una produzione di vino che si aggira sui 500.000 ettolitri. Frutticoltura, mele: 150.000 quintali, pere 85.000 quintali, drupacee e altra frutta 35.000 quintali. Gelsicoltura e bachicoltura: le crisi seriche degli ultimi anni e la corsa all’impianto delle viti e degli alberi da frutto hanno fatto perdere notevole terreno alla gelsi-bachicoltura, il cui prodotto fino all’immediato dopoguerra è stato di circa 1.500.000 chili di bozzoli.
L’intervento statale a proteggere il mercato serico è valso in parte a rinfrancarne le sorti. Nell’ultimo quadriennio la produzione di bozzoli freschi è stata la seguente: 404.400 chili nel 1935, 714.800 chili nel 1936, 701.090 chili nel 1937, 467.230 chili nel 1938.
Si ha motivo di dubitare sulla ripresa completa degli allevamenti. Essi si avvantaggeranno alquanto, se l’attuale gelsicoltura semi-selvatica a forme alte verrà ricostituita su ceppaie innestate tenute ai margini dei campi, lungo i confini e sui cigli dei fossi e delle strade campestri. Olivicoltura: riservata alla chiostra collinare del Garda, l’olivicoltura fu per troppi anni trascurata. Ora ha accenni di ripresa su piani razionali. Si giudica che nei territori di Riva, Arco, Tenno e Dro vi sia posto per accogliere altre 100.000 piante. La produzione media di olive di varietà Casaliva e Frantoio si aggira sugli 8.000 quintali.
In questo contesto si colloca una nota a firma Italo Tranquillini (già docente ambulante, poi passato all’Ispettorato provinciale all’agricoltura) intitolata “Volere e’ potere”. Il tecnico racconta gli ottimi risultati di produzione di mele ottenuti in un piccolo paese di mezza montagna del Trentino da una trentina di frutticoltori che hanno messo in pratica il programma di difesa fitosanitaria da lui consigliato in occasione di alcune lezioni dedicate.
Dai sei vagoni di mele che producevano prima del 1935 sono passati a 25 vagoni nel 1938. I prodotti usati dopo avere eseguito una adeguata pulizia e potatura sommaria delle vecchie piante di melo sono in ordine temporale di utilizzo: Super-antiparassit al 6%, o miscela cuprocalcica o miscela solfocalcica preparata in azienda irrorati prima della ripresa vegetativa; verderame a dose dimezzata in prefioritura; ancora verderame per alcune volte nei mesi successivi; arseniato di calcio contro le larve di Lepidotteri e Monital (solfato di nicotina) contro gli afidi nei mesi estivi. I prodotti di sintesi sono di là da venire.
* Pt6 dell'inchiesta "Cento anni di difesa delle piante in Trentino"
dedicata alla memoria del dr. Mario Del Dot. L’iniziativa nasce da due considerazioni: il pubblico dei non addetti all’agricoltura deve essere messo in grado di farsi un’opinione personale sulle questioni che riguardano fitofarmaci e salute; ripercorrere un secolo di interventi di difesa fitosanitaria, consente di cogliere i cambiamenti migliorativi ottenuti anche per merito di persone preparate e coraggiose. Tra queste merita un posto di rilievo il dr. Mario Del Dot scomparso qualche mese fa. Ha iniziato la sua attività come medico condotto a Tuenno occupandosi in prima persona di fitofarmaci e di prevenzione dei pericoli che derivavano dal loro impiego. Nella sua operosa carriera di medico pubblico e di docente universitario si è poi occupato anche di malattie legate al lavoro agricolo.