Consentito l'utilizzo residuale di clorpirifos-metil in Trentino ma le informazioni fornite da Apot sarebbero parziali
Laureato in Scienze Agrarie all'Università di Padova, dal 1961 al 1994 è stato docente all'Istituto Agrario di San Michele
"Apot: si apre la stagione della difesa fitosanitaria e si conferma la volontà di proseguire verso la sostenibilità". Reca questo titolo un comunicato di data 27 marzo 2020 nel quale si informa che sono iniziati i trattamenti fitosanitari nei meleti trentini.
Merita evidenza il seguente capoverso: “Nel dettaglio tecnico, in attesa della definitiva autorizzazione alla liberazione della vespa Samurai antagonista naturale della cimice asiatica, si è deciso di consentire l’utilizzo residuale di clorpirifos-metil. La decisione si è resa necessaria per prevenire con tutti gli strumenti disponibili la proliferazione della cimice asiatica”.
La cimice sverna in luoghi diversi e anche lontani dal frutteto. L’informazione di Apot è quindi parziale. Il ricorso al clorpirifos-metil è stato deciso per fare fronte in anticipo allo sviluppo già in atto di afide lanigero, cocciniglia di Sant’Josè e pochi esemplari di psilla.
i è fatto ricorso a questo principio attivo notoriamente neurotossico perché il 16 aprile scadrà il termine per lo smaltimento delle confezioni in residuo.
La revoca dell’autorizzazione in sede Ue è del 28 febbraio 2020. Sarebbe stato più corretto spiegare ai non addetti (Comitato difesa salute della Val di Non) che si è scelto il male minore in alternativa all’impossibilità di smaltire in forma massiva il prodotto ancora presente nei rivenditori di fitofarmaci.
Nel comunicato stampa non si fa riferimento alle alternative chimiche e di natura agronomica di contenimento degli insetti citati proposte dal gruppo di lavoro della Fondazione Mach che si occupa di difesa biologica, ma mai accolte. Pur risultando assai meno impattanti dell’insetticida clorpirifos.