Storia di Buio, storia di un grande amore nato nell'Italia dei mitici anni '60
Ribelle quanto basta amo gli animali e in particolare i gatti. Inseguo sempre i miei sogni come quello di scrivere e da sempre racconto storie spesso e volentieri di mici e micie.
Mi chiedo spesso se questa passione sviscerata che ho per gli animali abbia radici profonde o se si sia creata chissà come ed è cresciuta nel tempo. Chissà. In famiglia sono sempre stata quella che voleva salvarli tutti, nessuno escluso, tutti quelli del mondo. In ogni luogo che io abbia visitato, mare, montagna, grandi e piccole città, ho sempre trovato cani e gatti da aiutare, da sfamare, nel tentativo di alleviare le loro sofferenze. Indubbiamente però, un episodio narratomi tanto tempo fa da una persona che io adoro, che spesso lo nomina e lo rammenta con struggente nostalgia, ha segnato la mia infanzia. Ancora adesso, che bimba non sono più di sicuro (purtroppo) pensando a quanto accaduto, i miei occhi diventano lucidi. È più forte di me.
Vi voglio raccontare la storia di Buio. Torniamo indietro nel tempo. Volate insieme a me con la fantasia. Finché c'è fantasia c'è vita. Siamo per magia in una piccola città del Mantovano, Castiglion delle Stiviere. Ha vissuto la seconda guerra mondiale, l'occupazione tedesca, ma ora è tutto finito. I mitici anni 60 sono alle porte, i capelli cotonati, le gomme ampie delle ragazze e lo swing americano impazzano nel mondo. Mary Quant sta per lanciare la minigonna, i ragazzi adorano la musica, arriveranno le melodie magiche e immortali dei Beatles e le donne cominciano a prendere coscienza del loro ruolo. E' in atto poi un vero e pieno boom economico.
Castiglione è una cittadina ricca, dove la bella vita regna sovrana. La nostra storia si svolge nella grande casa padronale di una famiglia,importante per la storia italiana. Uno dei figli, che purtroppo sarebbe mancato di lì a poco è Marino Marini, aviatore ed eroe di guerra e pilota di automobili, che nel 1950 ha corso la mille miglia con Paolo Marzotto. Sono cinque fra fratelli e sorelle. La nebbia candida avvolge le vie della città, le Lamborghini e le Fiat Dino girano tronfie nella loro bellezza aristocratica. La villa è molto grande, un imponente scalinata di marmo bianco, in fondo ad un corridoio coperto da un folto tappeto rosso, porta al secondo piano della casa padronale dove ci sono le stanze da letto. I quadri di uno dei fratelli, famoso pittore, i lampadari di cristallo scintillanti e i mobili antichi rendono l'ambiente fatato, come in un castello delle fiabe. Intorno alla casa un giardino ampio e ben curato, pieno di fiori, rende il tutto un vero incanto.
Ci abitano tre famiglie. Feste e balli si organizzano spesso, e ogni giorno è buono per divertirsi. La nonna, matriarca, che vive in una parte della casa con marito e figlio, piccola donna terribile, comanda tutti a bacchetta, sposati e non, e ha una grande passione. Oltre al marito, un omone alto e affascinante, dal nome curioso, Sperandio, che ama come il primo giorno, adora la sua piccola cagnetta, la candida maltesina Picicci. È una simbiosi assoluta fra la donna e il piccolo animale. Un giorno, Nina, così si chiama la nostra donnina, si alza all'alba, come al solito, per cominciare a dirigere come un generale prussiano la sua grande casa, e cerca la sua adorata cagnolina. Picicci è sparita. Svanita nel nulla.
Sconvolta, con il suo passo svelto perlustra febbrilmente tutte le innumerevoli stanze della grande casa. Bussa alla porta della figlia, che abita nell'altra ala della casa con marito e la figlia adolescente, Andreina, ma nulla . La piccoletta sembra letteralmente scomparsa, nella fitta nebbia che avvolge il paesaggio. Piange silenziosa la nostra Nina, lei, che ha partorito cinque figli senza un lamento, che ha visto la sua bella casa invasa dai soldati tedeschi senza battere un ciglio, ora si dispera, pensando al candido batuffolo a lei tanto caro. I giorni passano lenti , arriva il freddo pungente dell'inverno che penetra nelle ossa e ci si prepara al Natale. Senza gioia però. Non si sente più lo scalpiccio inconfondibile e l'abbaiare festoso di Picicci. E tutto sembra più triste. Finché un giorno, proprio la vigilia, Nina sente un leggero grattare sull'uscio. "Sarà il gatto dei vicini", pensa e apre la porta con una ciotola di latte.
Davanti a lei c'è Picicci, sporca ed infangata, e dietro di lei fanno capolino tre esseri assolutamente e inesorabilmente divini. Divini e minuscoli. Due bianchi e uno nero. Nero come il carbone. Pazza di gioia Nina li fa entrare e mentre si diffondono nell'aria le note di Silent Night, li mette delicatamente in una cuccia morbida e riempie la sua cagnetta di carezze, felice come non mai. D'un tratto la bionda Andreina entra nella stanza. Ha sofferto anche lei da pazzi per la scomparsa di Picicci e ora è felice e grata alla sorte che sia ritornata. Si china per accarezzarla e lo vede. La piccola palla di pelo, nera come la pece, con i suoi vispi occhi scuri , la guarda incuriosito. Lei lo prende in braccio e nasce un amore. Un amore enorme e indissolubile. La schiva adolescente ama il suo Buio, così lo chiama, in maniera profonda, e vivono la loro vita insieme. Due corpi ed un anima sola. Dove c'è lei c'è lui.
Andreina gira in bicicletta felice e Buio sta buono buono nel cestino e guarda il mondo. Andreina va dal fruttivendolo e lui sta quatto quatto nella borsa felice di farsi portare in giro. La notte dorme ai piedi del suo letto e la mattina l'accompagna fino alla porta del liceo e torna indietro,impaziente che lei torni a casa. Fanno la bella vita questi due. Come si sa, però, la sorte a volte è cattiva. E rende difficile la vita delle persone. Arriva la notizia che sconvolge il quieto tran tran. Il padre di Andreina deve trasferirsi perché insegna e ha avuto un posto in un'altra città. Devono lasciare la grande casa. E Buio non può venire . La padrona della nuova casa non vuole animali. Fiumi di lacrime, suppliche. Niente. Si parte. La ragazza con gli occhi rossi e gonfi stringe in un un ultimo abbraccio il suo piccolo adorato amico. E lo lascia alle cure della nonna con il cuore pesante. E una tristezza infinita.
La fine di questa storia mi fa piangere sempre. Anche ora. Mentre sto scrivendo. Buio si è lasciato morire di fame. Davanti alla porta della sua Andreina.