Abbattimento di lupi, ''ecco perché il modello svizzero non funziona''. Uccisi interi branchi ma il numero degli esemplari (dopo un anno) è sempre lo stesso
"Il metodo svizzero? Non funziona, almeno non per il momento". A parlare è lo zoologo Mauro Belardi: "Abbattendo interi branchi si creano 'vuoti' sul territorio che gli esemplari in dispersione riempiono. Questi ultimi trovano una femmina o un maschio (formando la coppia alfa) e creano, nel giro di un anno, un nuovo branco"
TRENTO. In Svizzera, nonostante gli abbattimenti, il numero di branchi di lupi presenti ad oggi, rispetto al 2023, è "rimasto più o meno invariato" (FOTO DI SEGUITO) mentre fra 2022 e 2023, addirittura, il numero di esemplari presenti era raddoppiato. A dirlo sono i dati pubblicati dal sito svizzero dedicato ai grandi carnivori, dove è possibile osservare la popolazione di lupi (fra branchi, coppie ed esemplari in dispersione) in una mappa.
"E' abbastanza evidente che, almeno per il momento, la regolazione dei branchi in Svizzera non stia funzionando - commenta Mauro Belardi, zoologo e presidente di Eliante, intervistato da Il Dolomiti -. In Svizzera si abbattono lupi dal 2001. Lo si è fatto negli anni con differenti metodi".
Inizialmente si abbattevano singoli esemplari considerati "problematici", poi si è passati al prelievo "della metà dei cuccioli" di alcuni branchi (che ha condotto ad un vero e proprio disastro, ossia al "raddoppio della popolazione") e poi, insieme, all'abbattimento preventivo d'interi branchi (considerati "particolarmente dannosi"). "Per ora, visto l'importante trend di crescita della popolazione di lupi in Svizzera (che supera quello di crescita di lupi nelle Alpi italiane) siamo legittimati a pensare che il loro metodo non funzioni. Con l'ultimo metodo messo in campo, ossia quello dell'abbattimento preventivo dei branchi, abbiamo assistito ad un numero complessivo della popolazione rimasto invariato".
"Molto spesso si guarda alla Svizzera come esempio da seguire ma il risultato direi che non è dei migliori - commenta l'esperto -. La via che si è scelto di percorrere, anche in altri Paesi del mondo, non ha basi scientifiche, insomma, non è efficace e il motivo è solo uno: nel momento in cui si abbattono dei branchi si creano dei vuoti sul territorio che gli esemplari in dispersione (maschi o femmine) riempiono. Questi ultimi trovano poi una femmina o un maschio (formando la coppia alfa) e creano, nel giro di un anno, un nuovo branco".
E prosegue: "Credo che, anzitutto, sarebbe necessario chiarire quali siano gli obiettivi. Vogliamo diminuire la popolazione? Perché? - suggerisce lo zoologo -. Ormai in Svizzera il lupo è diventato una questione politica, così come accade altrove e gli abbattimenti, fatti in questo modo, non hanno fondamento scientifico: sicuramente non lo ha la scelta di prelevare metà dei cuccioli dei branchi 'problematici' - fa sapere Belardi, che aggiunge -. L'unico metodo che potrebbe funzionare, ci dicono gli studi, sarebbe quello che prevederebbe l'abbattimento di quote di esemplari molto significative (del 20-30%), prelevando lupi di diverse età ed in maniera mirata, rispettando diversi criteri, ogni anno. Insomma, parliamo di uno sforzo immane".
Un problema, quello legato alla crescita della popolazione di lupi che esiste anche in Italia a causa del bracconaggio: "Parliamo della Svizzera, ma qui accade un qualcosa di analogo. Abbattiamo esemplari illegalmente, i branchi si destrutturano e si creano vuoti successivamente riempiti da altri esemplari e branchi".
Insomma, l'abbattimento (e l'esempio svizzero ne è la conferma), almeno per ora parrebbe non funzionare. Eppure, anche in Italia, basti guardare al Trentino Alto Adige, sembrerebbe essere la via che si vorrebbe percorrere per rispondere al "problema" (se così lo si può definire) grandi carnivori.
Lo scorso anno il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, aveva firmato a fine luglio un decreto ai sensi della legge 9/2018 per autorizzare il "prelievo tramite abbattimento del numero massimo di due esemplari di lupo del branco gravitante nell'area di Malga Boldera", in Lessinia, responsabili della predazione di 16 bovini e 2 asini a Sega di Ala.
Il 9 agosto 2024, invece, il governatore dell'Alto Adige Arno Kompatscher ha firmato l'autorizzazione al prelievo di due lupi nell'Alta Val Venosta (Malles-Curon). Secondo quanto spiegava la Provincia nelle scorse settimane, attraverso una nota, tra il 14 maggio e il 21 luglio erano stati segnalati 30 capi di bestiame uccisi in nove attacchi di lupo confermati in tre alpeggi nei territori comunali di Malles (frazione di Planol) e Curon.
Abbattimento per ora bloccato dal Tar (fino al 24 settembre) in seguito al ricorso presentato da diverse associazioni (MAGGIORI DETTAGLI QUI).