Settembre da record dopo l’estate più calda di sempre, Mercalli: "E nei prossimi mesi si aggiungeranno gli effetti di El Niño". Tra i dati di Copernicus e le parole del papa
Dopo un trimestre (giugno-luglio-agosto) da record, il servizio Ue evidenzia come anche il mese di settembre sia stato, a livello globale, il più caldo di sempre. Un’ulteriore conferma della fase degli effetti del riscaldamento globale che arriva dopo le parole di Papa Francesco: “Il cambiamento climatico è una delle principali sfide che la società e la comunità globale devono affrontare”
TRENTO. La conferma arriva dal Climate change service di Copernicus, il programma di osservazione satellitare della Terra dell’Unione europea: il mese di settembre è risultato nuovamente il più caldo di sempre a livello globale. Nuovamente perché nel 2023 non si tratta certo di un caso isolato: secondo gli esperti il trimestre giugno-luglio-agosto è risultato infatti di gran lunga il più caldo di sempre sul pianeta, con una temperatura media di 16,77 gradi centigradi, ben 0,66 gradi al di sopra della media (il mese di luglio in particolare, come riportato, è risultato in assoluto il più caldo mai registrato tra qualunque mese fin dall’inizio della serie storica nel 1940, Qui Articolo).
Una situazione che ha riguardato anche le temperature superficiali dei mari, in particolare nel nord Atlantico, e che ha portato a pesanti ondate di caldo in tutta Europa. E nonostante la fine dell’estate meteorologica e l’arrivo dell’autunno (che non sta risparmiando i ghiacciai dell’arco alpino, Qui Articolo), le temperature non accennano come detto a rientrare su valori normali: a livello globale infatti secondo Copernicus il mese di settembre si è chiuso con una media di 16,38 gradi centigradi, 0,93 gradi al di sopra della media nel periodo 1991-2020 e 0,5 gradi al di sopra del precedente record segnato a settembre (nel 2020).
“Ci troviamo nel mezzo dei sintomi ampiamente previsti 30 anni fa – dice a il Dolomiti Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana –. Vediamo un trend fermamente in salita per quanto riguarda le temperature, che mostrerebbe negli ultimi anni addirittura un’accelerazione: siamo davanti ad un giugno, luglio, agosto e settembre da record su scala globale, oceani compresi. Un’anomalia così forte su una scala così grande è preoccupante ma, come detto, prevista dai modelli”. Con effetti (come visto, Qui Articolo), che si fanno sentire dall’Antartide, dove l’estensione del ghiaccio marino ha toccato quest’anno il minimo assoluto per il periodo, ai ghiacciai alpini.
“Le notti più lunghe – continua Mercalli – permettono di fermare la fusione per qualche ora, ma appena il sole torna a splendere sull’arco alpino i corpi glaciali riprendono a fondere, visto che ormai non c’è più un centimetro di neve in grado di proteggere la superficie del ghiaccio”. A livello globale secondo Copernicus il mese di settembre è stato più caldo di circa 1,75 gradi centigradi rispetto al periodo pre-industriale (1850-1900), ben oltre quindi l’obiettivo di 1,5 gradi fissato dall’Accordo di Parigi (che non si riferisce però allo sforamento del tetto in un solo mese ma nel lungo periodo). Settembre 2023 è stato il più caldo di sempre anche per quanto riguarda il continente europeo, dove la media delle temperature è stata superiore di 2,51 gradi centigradi rispetto al periodo 1991-2020 (1,1 gradi al di sopra del precedente record mensile, nel 2020).
E le previsioni per i prossimi mesi non sembrano rosee: “Diciamo – conclude infatti Mercalli – che ci sono tutti gli ingredienti perché si continui così. El Niño è appena iniziato ed è difficile pensare che questo settembre sia un risultato dell’anomalia nelle acque del Pacifico, che come detto si sta insediando. È probabile quindi che nei prossimi mesi del 2023 e nel 2024 la temperatura possa crescere ancora, con gli effetti di El Niño che si sovrappongono al riscaldamento globale. Il problema è che siamo davanti ai sintomi di una ‘malattia’ e non stiamo facendo nulla per cercare di curarla”.
Un appello in questa direzione è arrivato negli scorsi giorni anche da Papa Francesco, che nel giorno di San Francesco ha pubblicato l’esortazione apostolica Laudate Deum con un appello ai potenti della Terra per trovare una risposta alla crisi climatica: “Con il passare del tempo mi rendo conto che non reagiamo abbastanza – ha scritto il Papa – poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura”. Ferma anche la condanna al negazionismo climatico: “L’origine umana del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio”.
Quando parliamo di cambiamento climatico ci riferiamo a una realtà globale, ha precisato il pontefice: “Che persiste per diversi decenni. Negli ultimi anni non sono mancate le persone che hanno cercato di minimizzare questa osservazione. Citano dati presumibilmente scientifici, come il fatto che il pianeta ha sempre avuto e avrà sempre periodi di raffreddamento e riscaldamento. Trascurano di menzionare un altro dato rilevante: quello a cui stiamo assistendo ora è un’insolita accelerazione del riscaldamento, con una velocità tale che basta una sola generazione – non secoli o millenni – per accorgersene. L’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacciai possono essere facilmente percepiti da una persona nell’arco della sua vita, e probabilmente tra pochi anni molte popolazioni dovranno spostare le loro case a causa di questi eventi”.