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Giovani migranti, accanto al dramma il reclutamento dalla criminalità per lo spaccio. Allarme dell'Aft, Meina: "In Trentino richieste di aiuto in aumento"

Negli ultimi mesi l'associazione delle Famiglie Tossicodipendenti ha registrato un vero e proprio boom di richieste: "Vengono adescati per entrare nel giro dello spaccio. Un giro pericoloso: c’è chi viene usato per vendere la droga, ha paura di quello che sta vivendo e si rivolge a noi, e chi, purtroppo, è già caduto in questo tremendo circolo vizioso e cerca una mano per uscirne"

Di Giuseppe Fin - 02 febbraio 2025 - 20:00

TRENTO. Vengono portati in Europa con la promessa di un futuro migliore, ma si ritrovano invece abbandonati agli angoli delle strade, vittime dello spaccio. Un fenomeno che, purtroppo, esiste anche in Trentino, e sono sempre di più i giovani migranti che cadono in questo tunnel della droga. "Negli ultimi mesi abbiamo registrato un aumento degli arrivi nel centro diurno. Sono giovani migranti che, purtroppo, fanno uso di alcol e, soprattutto, di droga, trovandosi in situazioni drammatiche", spiega Paola Meina, direttrice dell'Associazione Famiglie Tossicodipendenti.

 

L’Aft accoglie ogni giorno molte persone, spesso senza fissa dimora, e gestisce anche una ventina di posti letto in quattro appartamenti. Un'associazione davvero importante per il nostro territorio. Fondata nel 1981, ha come obiettivo l'accoglienza, la cura e il sostegno delle persone affette da patologie tossicomaniche e, più in generale, da problemi di dipendenza. Ma non solo.

 

Negli anni, l'associazione è diventata sempre più un punto di riferimento per molte famiglie che affrontano il problema della droga. Oggi, purtroppo, sono molti i ragazzi che arrivano con danni causati da sostanze stupefacenti, danni difficilissimi da curare.

 

"Stiamo vedendo molti ragazzi dai 18 ai 20 anni, arrivati attraverso la rotta balcanica. Non potendo ottenere permesso di soggiorno e asilo", spiega Meina, "vengono adescati per entrare nel giro dello spaccio. Un giro pericoloso: c’è chi viene usato per vendere la droga, ha paura di quello che sta vivendo e si rivolge a noi, e chi, purtroppo, è già caduto in questo tremendo circolo vizioso e cerca una mano per uscirne".

 

Un'esperienza nuova, sottolinea la direttrice dell'Associazione Famiglie Tossicodipendenti, "è anche abbastanza straziante, perché arrivano da noi ragazzini, abbandonati alla mercé dello spaccio, spaventati. Ovviamente sono arrivati con la promessa di un lavoro e di una vita migliore, ma alla fine di un tremendo viaggio si ritrovano senza un’occasione, senza la possibilità di lavorare, sospesi in attesa di una risposta, con il rischio – per molti ormai realtà – di essere adescati dalla criminalità".

 

Negli ultimi mesi, l'associazione, che ha la propria sede a Piedicastello, ha assistito a un vero e proprio boom di richieste di aiuto. "Stiamo cercando di attrezzarci", continua Paola Meina, "perché anche per noi non è semplice. Basta pensare al solo fatto di comunicare: abbiamo un operatore che ci fa da traduttore, ma le situazioni drammatiche sono tante. Fondamentale è anche la rete di associazioni a cui ci rivolgiamo, come l'Atas, che ci aiuta a indirizzare questi ragazzi verso i servizi giusti".

 

Un altro grosso problema che l'Associazione Famiglie Tossicodipendenti sta affrontando riguarda la scelta delle istituzioni di non potenziare l’approccio di genere, e in particolare il lavoro svolto con il “Punto donna”. "Si trattava di un servizio di accoglienza per donne avviato negli anni scorsi", spiega Meina. "Purtroppo, i finanziamenti non sono stati confermati. Il servizio di accoglienza, in forma ridotta, sta ancora proseguendo, ma è impossibile riuscire a raggiungere in questo modo le ragazze che si trovano in strada".

 

L'Associazione Famiglie Tossicodipendenti accoglie ogni anno fino a 5.000 persone nei propri centri diurni, con numeri che sono aumentati in modo inesorabile negli ultimi tempi.

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