Aggredito un agente di polizia in carcere a Trento: è stato preso a bastonate da un detenuto con il manico di una scopa
L’agente è stato subito soccorso ed accompagnato al pronto soccorso dell'ospedale Santa Chiara dove dopo esser stato visitato e medicato, gli sono stati accertati dieci giorni di prognosi per contusioni multiple in varie parti del corpo

TRENTO. Ennesima grave aggressione nel carcere di Trento. A denunciarlo, questa volta, è il sindaco autonomo di Polizia Penitenziaria, per voce del vicesegretario regionale David Stenghel.
“Ieri pomeriggio – spiega - all’interno delle sezioni detentive dell’istituto di Spini di Gardolo vi è stata l’ennesima aggressione a danno di un poliziotto penitenziario”.
Secondo quanto ricostruito, un detenuto di origine nordafricana, arrivato l’orario di rientro nelle rispettive celle, mentre si trovava nel corridoio della sezione, si è avvicinato all'agente di servizio per la chiusura dei detenuti, dapprima offendendolo e poi colpendolo senza alcun apparente motivo al corpo, con il legno di una scopa.
L’agente è stato subito soccorso ed accompagnato al pronto soccorso dell'ospedale Santa Chiara dove dopo esser stato visitato e medicato, gli sono stati accertati dieci giorni di prognosi per contusioni multiple in varie parti del corpo.
Un forte senso di vicinanza il Sappe lo esprime a favore del collega, augurandone una pronta guarigione.
“Per noi – spiega Stenghel - che conosciamo e viviamo ogni giorno la complessità dell’ambiente carcerario è sconcertante il continuo ricorso alla violenza da parte dei detenuti, ma ancora di più lo è in situazioni come questa, dove si è palesato un agire ignobile, incivile e selvaggio. Si rappresenta tristemente che tale episodio è solo l’ultimo in ordine di tempo di una lunga serie di episodi di aggressioni, minacce e danneggiamenti ai danni del Personale di Polizia Penitenziaria ed amministrativo effettuati dai detenuti ristretti nel penitenziario di Trento negli ultimi 5 mesi. Purtroppo, però, non sorprende perché questo è lo specchio di una società in cui i fenomeni di violenza ed inciviltà affollano le cronache quotidiane di tutte le città italiane. Interventi concreti e profondi per vincere la sfida culturale alla quale siamo chiamati a rispondere, non sono più rimandabili. Ora però basta. Il Personale che opera a Spini è stanco e molto provato e chiede urgenti tutele”.
Ad intervenire anche Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo Polizia Penitenziaria. “Il carcere è diventato come l’inferno dantesco e questo non è accettabile e men che meno tollerabile. La denuncia del Sappe è la urgente necessità di trovare soluzioni concrete a questa spirale di violenza”.
Per questo il Sappe torna a chiedere urgenti provvedimenti per assicurare tutti gli elementi necessari a garantire la sicurezza degli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria. “Il Sappe denuncia ormai da tempo la situazione insostenibile delle carceri della Nazione ma il dato oggettivo è che chi dovrebbe intervenire e tutelare i nostri agenti continua a tacere ed a restare inerme” continua il sindacato.
“Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario”, conclude il leader del Sappe. “Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose”.