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'Ndrangheta in Trentino, l'ex deputato Mauro Ottobre indagato per scambio elettorale politico-mafioso

Nell'ordinanza di custodia cautelare del Gip sono tanti i nomi della politica (e non solo) che vengono citati dagli indagati. In molti casi è evidente la loro spacconaggine: tante promesse e pochi risultati come per l'ex leader di Autonomia Dinamica poi nemmeno eletto. In altri è chiara la capacità di infiltrarsi nel sistema tanto da mettere a rischio le stesse indagini (perché sapevano di essere intercettati)

Di Luca Pianesi - 16 ottobre 2020 - 05:01

TRENTO. Sono tanti i nomi dei politici locali citati nell'inchiesta dei carabinieri e della guardia di finanza che ha già dato seguito a un'Ordinanza di custodia cautelare da parte del Gip per 19 soggetti indagati a vario titolo, per associazione mafiosa in quanto appartenenti alla 'ndrangheta. E ce ne sono altrettanti di figure apicali del territorio coinvolte, sicuramente per la stragrande maggioranza loro malgrado, nei discorsi e nelle cene di quelli che, per l'impianto accusatorio, sarebbero dei veri e propri affiliati della 'ndrangheta calabrese.

 

A leggere le carte emerge un mondo che si muove a metà tra la spacconaggine e la reale forza d'azione. Quel mondo di mezzo che tanti hanno imparato a conoscere nelle inchieste di altre città (una per tutti Roma) ma che qui pare portare a ben poco. Si promettono voti ma non si viene eletti, si promettono assunzioni ma queste poi non si verificano. D'altro lato, però, la rete di contatti e relazioni esiste ed è talmente forte da mettere a rischio le stesse indagini delle forze dell'ordine. Nel documento del Gip si legge chiaramente che ''si è trattato di un’attività investigativa perdurata nel tempo e articolata, filtrata da precipua elaborazione di intelligence dei dati ricavati. Solo il complesso e vasto apparato investigativo posto in essere ha consentito di penetrare la struttura sommersa dell’associazione in oggetto. Infatti - e questo è il puto cardine - gli indagati, sia per l’habitus mentale delle organizzazioni territoriali di provenienza, sia per le comunicazioni, anche illecitamente, ricevute, si sono dimostrati a conoscenza delle indagini e in particolare dell’apparato di controllo di intercettazione video e audio che li focalizzavano. Questo ha reso più difficile e arduo il lavoro investigativo, che ciò non di meno si è rivelato ampiamente fruttuoso''.

 

Dal punto di vista politico l'unico che risulta agli atti indagato è l'ex parlamentare Mauro Ottobre che per tutto il giorno di ieri il Dolomiti ha provato a contattare per sapere quale fosse la sua posizione, purtroppo trovando sempre il telefono staccato (oggi è arrivata una prima presa di posizione del suo legale l'avvocato Fia che specifica che ''dai primi accertamenti effettuati non emerge alcun fatto rilevante che possa integrare il reato contestato al proprio assistito. Ovviamente si riserva di valutare in maniera più compiuta tutto il materiatele probatorio raccolto dalla Procura di Trento ma si rimane fiduciosi sull’esito favorevole della vicenda'').

 

Lui risulta essere indagato per scambio elettorale politico-mafioso. Negli atti dell'accusa, infatti si legge chiaramente che ''il 14 ottobre 2018 le intercettazioni documentano l’incontro di Macheda Innocenzio (che per gli inquirenti sarebbe al vertice del nucleo locale della 'ndrangheta) e Ottobre Mauro, ex deputato del Basso Sarca trentino, che si rivolge a Macheda per avere il sostegno elettorale alle elezioni provinciali del 2018. I due si accordano per un incontro nel centro commerciale a Civezzano, luogo spesso deputato dagli indagati a posto di riunione, onde evitare orecchie indiscrete''. 

 

''Il 20 ottobre 2018 - proseguono gli inquirenti - la conferma dell’appoggio che la compagine calabrese, capeggiata da Macheda Innocenzio, ha fornito al candidato Ottobre Mauro, si rinviene nella conversazione tra presenti, nella quale Macheda Innocenzio chiarisce al suo interlocutore che hanno raccolto i voti per Ottobre Mauro, utilizzando indubbiamente il verbo al plurale per indicare la parte calabrese sotto il suo comando''. Ed è così che Mauro Ottobre è finito tra gli indagati (ma per lui non vale l'ordinanza di custodia cautelare): per aver accettato, secondo l'impianto accusatorio, la promessa di Innocenzo Macheda e Costantino Demetrio (imprenditore nel settore del porfido ed edilizia che assieme a Domenico Ambrogio, e i fratelli Pietro e Giuseppe Battaglia, quest'ultimo in passato assessore nel comune di Lona Lases, e all'imprenditore Domenico Morello rappresentavano, per l'accusa, i vertici del nucleo locale).

 

Ma nelle 275 pagine di indagini c'è di tutto: pressioni (con tanto di inviti nella casa con piscina in Calabria) a politici dell'attuale e vecchia amministrazione per far assumere all'Fbk la nuora di uno degli indagati (che poi non avverrà mai), tentativi di pilotaggio delle elezioni paventando pacchetti di voti della comunità mussulmana qualora il politico in questione (non indagato perché anche in questo caso pare nulla sia andato in porto e i pochissimi voti raccolti a Rovereto dal consigliere provinciale in questione lo dimostrano) si fosse impegnato a costruire in ''un terreno attaccato al cimitero di Lizzana - Rovereto'' ''il loro cimitero ed un centro culturale''. 

 

Diverso il discorso per quanto riguarda le attività criminali collegate all'industria del porfido. E' emerso, infatti, come gli esponenti della Locale di ‘ndrangheta a Lona Lases abbiano assunto il controllo di fatto del settore dell’estrazione e della lavorazione del porfido, maggiore risorsa economica del luogo, attraverso un processo di progressiva infiltrazione del pertinente tessuto imprenditoriale, avviato da Giuseppe Battaglia. In tale ambito imprenditoriale, oltre a sistematiche attività di vessazione ed intimidazione sulle maestranze, è emerso come siano state avviate operazioni speculative attraverso la commercializzazione dei semilavorati in nero e la falsificazione dei bilanci di esercizio delle imprese a loro riferibili.

 

Inoltre, è stato riscontrato come sia stata pianificata la progressiva infiltrazione della politica locale attraverso l’inserimento dei sodali negli organi di governo comunale di Lona Lases all’evidente fine di condizionarne l’attività politica e amministrativa. In tale contesto, oltre ad aver intessuto una fitta rete di contatti con diversi ambiti della società civile (imprenditoria, istituzioni, politica), gli indagati avrebbero anche tentato di alzare il ''tiro'' offrendo il sostegno elettorale ad alcuni candidati in vari appuntamenti elettorali per il rinnovo di vari enti locali in qualche caso trovando sponda nel politico di turno (con scarsi risultati) e in molti altri no. Da ultimo, il Ros unitamente alla Guardia di Finanza di Trento è stato delegato all’esecuzione di un decreto di sequestro di beni mobili e immobili, nonché rapporti bancari per un controvalore di 1,5 milioni di euro, riconducibili ai soggetti destinatari del provvedimento cautelare emesso dal Tribunale di Trento.

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