IL PODCAST. Emergenza abitativa, il Punto d'Incontro: ''Molto alta la presenza di giovani sotto i trent'anni. Le principali difficoltà sono psicologiche''
Il coordinatore del Punto d'Incontro per il settore accoglienza è Michele Boso, operativo da quasi vent'anni e già presidente della cooperativa, segue ora i senza fissa dimora per la onlus trentina. La seconda puntata del podcast TrenTopic
TRENTO. Nuovo appuntamento, seconda puntata, con TrenTopic, protagonista la cooperativa Punto d'Incontro. A tenere banco è l'emergenza abitativa, che interessa fasce sempre più ampie e eterogenee delle persone.
Il coordinatore del Punto d'Incontro per il settore accoglienza è Michele Boso, operativo da quasi vent'anni e già presidente della cooperativa, segue ora i senza fissa dimora per la onlus trentina.
La cooperativa ogni giorno si prende cura delle persone ai margini della città. Una storia che inizia nel 1977 quando don Dante Clauser lascia la parrocchia di San Pietro a Trento per "essere amico di coloro che non hanno amici", condividendo per un periodo la vita in strada con "i barboni".
Nel 1979 con altri otto soci fonda la cooperativa Punto d’Incontro per offrire risposte ai bisogni primari delle persone senza dimora, attraverso un invito a pranzo “siediti e parliamo”. Una storia da allora ad oggi fatta di persone, di relazioni, di esperienze, di traguardi raggiunti, di ideali mancati e di un futuro tutto da costruire.
La cooperativa si occupa di tutte quelle persone che gravitano sul territorio trentino e che non hanno la possibilità di avere una dimora o i servizi legati alla dimensione domestica. Già molto conosciuta sul territorio, la cooperativa si occupa dal 1979 di offrire un primo servizio, un aiuto concreto a chi lo chiede senza guardare in faccia chi si trova davanti. Una mano tesa che va oltre la semplice distribuzione di un pasto caldo, ma si concentra sull'ascolto per intercettare i reali bisogni.
"Al Punto d'Incontro - spiega Boso - richiedono aiuto molte persone diverse, non c'è un profilo tipico e le storie che si sentono sono tra le più variegate. A sorpresa, risulta molto alta la presenza di giovani sotto i trent'anni. Un'altra grande presenza è quella di adulti sopra i cinquant'anni. La presenza di persone con origine extra-comunitaria è invece diminuita di molto nel biennio appena trascorso".
Le principali difficoltà delle persone che si rivolgono alla cooperativa affrontano sono di ordine psicologico. Una sfida questa che viene affrontata attraverso l'ascolto attivo. Il welfare trentino, spiega Boso, funziona abbastanza, e il Punto d'Incontro resta per fortuna l'ultima spiaggia: "Si spera che il supporto delle istituzioni non venga meno nei prossimi anni".
Cruciale rimane invece lo snodo del volontariato. Senza i volontari verrebbe meno un tassello fondamentale per il funzionamento del Punto d'Incontro. Il problema dell'emergenza abitativa sta però nell'approccio alla tematica stessa. E' infatti un problema che va considerato nel suo insieme. La retorica dell'emergenza non funziona in quanto non si parla di un problema solamente invernale ma presente tutto l'anno. Il vero problema è la povertà. Le persone che si rivolgono al punto d'incontro non sono un problema avulso dalla nostra società, ma ne sono parte integrante. La povertà è esattamente il prodotto di questa società e dovremmo prendercene la conseguente responsabilità, tutti noi. Il Punto d'Incontro da solo non può supplire a un compito comune", conclude Boso.
La Cooperativa Punto d’Incontro si fa carico dei senza dimora, dei più poveri, degli esclusi, delle persone che non hanno risorse per soddisfare le più elementari necessità, di coloro, giovani e non, che le vicende della vita hanno privato di relazioni umane significative e che sono stati portati a vivere sulla strada.