Senza Green Pass, al Punto d'Incontro costretti a mangiare in strada: ''Non possiamo scegliere chi entra e chi sta fuori. Abbiamo sempre ospitato tutti, per molti siamo l'unica casa''
Tanti migranti e tanti senza fissa dimora non hanno ancora la vaccinazione e quindi sono sprovvisti di Green Pass. Quest'oggi il Punto d'Incontro ha scelto per tutti un pranzo al sacco per evitare di scegliere chi poter accogliere e chi no. Crestani: "Noi non offriamo solo servizi, per molti siamo casa, siamo un luogo dove parlare, confidarsi e soprattutto dove trovare qualcuno che ti ascolta''

TRENTO. “Come possiamo arrivare a 'selezionare' chi può entrare in questa casa. Va contro tutti i nostri valori, i nostri principi” contro gli insegnamenti lasciati da don Dante. Al Punto d'Incontro di via Travai pranzo all'esterno quest'oggi. Nessuno dei migranti e dei senzatetto che di solito arrivano per prendersi un posto alla mensa è entrato.
Anche chi in tasca aveva il Green Pass è rimasto seduto fuori sul marciapiedi. “Lo abbiamo deciso perché così sono tutti uguali, nessuno viene preferito ad altri”. E' questa la situazione che si è venuta a creare dopo la decisione di far valere le regole per il Green Pass anche per le strutture di prima accoglienza, quelle di bassa soglia che rappresentano spesso un punto di riferimento per tantissimi senza un lavoro, senza un posto dove andare a mangiare o a dormire.
“Abbiamo chiesto già in primavera che le istituzioni e l'azienda sanitaria avviassero una campagna di sensibilizzazione e di vaccinazione per i nostri ospiti, per chi si trovava in una situazione di marginalità sociale. C'è chi è senza documenti e non può prenotarsi chi ha altri problemi. Poteva essere avviata una sensibilizzazione ed invece non è stato fatto nulla, non ci hanno ascoltato ed ora ci ritroviamo in questa situazione” dice il vice presidente del Punto d'Incontro Fabrizio Crestani.
Sono un centinaio all'incirca i pasti che vengono serviti. Le persone arrivano alla spicciolata, si mettono in fila all'entrata e ad ognuno viene data una borsetta di plastica. All'interno c'è del pane, della pasta e delle verdura. Un bottiglietta d'acqua, uno yogurt e le posate di plastica. Una volta preso il sacchetto all'esterno sono state posizionate delle sedie verdi dove potersi sistemare per mangiare. Un modo comunque per rimanere uniti, parlarsi e guardarsi in faccia.

Il Punto d'Incontro non offre solo servizi, non offre solo un pasto caldo ma per molti è un casa, un luogo dove sentirsi bene, sentirsi accolti e al sicuro. Dove potersi confidare, parlare e soprattutto dove qualcuno è pronto ad ascoltare.
“Qui abbiamo persone che hanno ormai perso fiducia nel mondo – spiega Crestani – sono state emarginate, escluse da tutto. L'unica fiducia spesso ce l'hanno nel Punto d'Incontro. E' normale che ci sia qualcuno che dice di non volersi vaccinare perché non hanno più fiducia in nulla, nemmeno in qualcosa che salva la vita. Ma è fondamentale riuscire ad assicurare l'assistenza sanitaria, le prestazioni e le vaccinazioni per tutti. Parlando poi in molti cambiano idea. Però noi non possiamo arrivare al punto di accogliere solo alcuni e non tutti. Questo non lo faremo mai”.
Sulle panchine all'esterno del Punto d'Incontro si alternano persone, storie e situazioni. “Io ho il green pass – ci dice uno dei tanti ospiti del centro di Don Dante mettendo le mani in tasca e estraendo il foglio con il codice – ma sono qui fuori. Oggi va così, perché tanti non possono entrare così stiamo fuori assieme”.

C'è poi Alex che ha 32 anni e viene dal Pakistan. Si è seduto su una sedia all'esterno e mancano pochi minuti a mezzogiorno quando inizia ad aprire i contenitori co il cibo che gli hanno consegnato all'interno della borsa di plastica. “Non sono vaccinato – ci dice – ma non è obbligatorio. Tanti di noi hanno problemi nel farlo perché magari non hanno i documenti oppure li hanno persi. L'importante è rispettarsi sempre”. Il lavoro dei volontari prosegue senza sosta. La speranza è che in pochi giorni si possa ritornare a mangiare tutti assieme, come voleva don Dante.