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"Un piatto di minestra e storie raccontate davanti alla stufa", Gianna e Cornelio fanno rivivere la montagna com'era una volta: "Basta con confusione e frenesia''

Il soggiorno offerto nel maso di Gianna e Cornelio punta a dire basta "al tutto e subito, lasciando la modernità ai giovani, che hanno sicuramente più energia di noi. Qui, si viene accolti in un luogo semplice, con un piatto di minestra e la voglia di chiacchierare e conoscersi"

Di Sara De Pascale - 30 gennaio 2023 - 13:26

TONADICO. In sessant'anni il mondo è cambiato e così hanno fatto malghe e rifugi: "L'immagine di mio padre che portava i viveri con il cavallo mi è rimasta nel cuore, così come porterò per sempre con me il ricordo di quell'angolino che nei 'ricoveri' di allora veniva dedicato ai libri, letti dagli alpinisti nei giorni di pioggia". Momenti all'insegna di lentezza e semplicità, che Gianna Tavernano ha voluto far resistere alla tirannia di tempo e innovazione, riproponendoli oggi "davanti a un 'camin' che fuma", in un maso che offre un'esperienza dal sapore incredibilmente 'antico'.

 

"Nei rifugi c'era sempre un angolino dedicato ai libri. I volumi, li ho iniziati ad amare proprio così: approdando accanto al mio papà nelle strutture in quota e osservandoli incuriosita", esordisce Gianna a Il Dolomiti. Dopo 60 anni trascorsi nella malga Canali prima accanto al padre (che aveva iniziato a gestirla nel 1957 ndr) "e poi con la mia famiglia", Tavernaro e il marito Cornelio Cemin hanno deciso di rallentare, "perché nonostante avessimo sempre cercato di mantenere un certo 'profilo' (pochi clienti e il desiderio di parlare con le persone ndr), anche la nostra struttura, come tutti in punti d'approdo di montagna, era diventata frequentatissima".

 

"La montagna è cambiata ma siamo noi montanari a dover tenere le redini", fa notare la donna, raccontando la conseguente scelta di cambiare vita, "lasciando innovazione e rapidità ai giovani, com'è giusto che sia". 

 

Passato il testimone dell'agritur "Malga Canali" ormai 6 anni fa alle figlie Rita e Lucia, Gianna e Cornelio hanno deciso di recuperare quella calma e tranquillità che l'avvento del turismo avevano finito per cancellare. "Abbiamo acquistato un vecchio maso che abbiamo sistemato, mettendo a disposizione soltanto quattro camere" e proponendo un soggiorno sicuramente diverso dal solito: "Niente più confusione o viavai - premette Tavernano - solo un grande tavolo dove sederci tutti insieme, davanti al fuoco".

 

Ed è proprio davanti al tavolo della cucina del bed&breakfast "El camin che fuma" che, fra "un pezzo di formaggio, uno di 'luganega' e qualche chiacchiera" Gianna ha iniziato a raccontare storie di montagna, di grandi alpinisti e di pratiche ormai dimenticate, diventando voce narrante d'un libro potenzialmente inesauribile: "Il mio amore per i volumi, infatti, non mi ha mai abbandonata, tanto che nel nostro maso i libri sono davvero ovunque", aggiunge la donna.

 

L'esperienza da Gianna è Cornelio vuole dire basta "al tutto e subito, lasciando la modernità a ragazzi e ragazze, che hanno sicuramente più energia di noi. Nel nostro maso funziona così - spiega ancora Tavernaro -. Si viene accolti in un luogo semplice, senza fare distinzioni, perché siamo tutti uguali. Se arriva un cliente con la 'Mercedes' e io lo accolgo con le scarpe rotte non me ne vergogno: l'importante è imparare ad essere buoni l'uno con l'altro, senza giudicare".

 

Entrati nella struttura di Tonadico, in una valle dominata dalle Pale di San Martino, ci si siede "tutti insieme", si chiacchiera e si condivide del tempo, magari mangiando una bella minestra calda: "Alla fine i clienti si scambiano i numeri di telefono e mi chiedono su che 'portale' potranno rintracciarmi, ma io a tutti rispondo la stessa cosa: che a noi ci trovano soltanto sul 'portale della porta aperta' - ironizza Gianna -. Quando il maso è pieno ci sono al massimo 10 persone e diventiamo quindi come quelle grandi famiglie di una volta, con il Cornelio che porta cibo e mette via e la Gianna che non sta mai seduta bene, perché sempre pronta ad alzarsi per servire gli ospiti".

 

Niente menù e niente preparazione, solo la certezza di ritrovarsi in un luogo familiare accolti dal tepore della stufa a legna e dalle storie di una donna che ne viste (e vissute) tante: "Mi è sempre piaciuto scrivere: i miei foglietti, come i libri, sono sempre stati un po' dappertutto - racconta -. Un giorno ho conosciuto le giornaliste Silvia Zanardi e Germana Cabrelle che sono riuscite, non senza fatica, a convincermi a pubblicare un libro tutto mio", anticipa, annunciando la nascita di un volume che racchiude storie delle Dolomiti, fra aneddoti, tradizioni e leggende. "Le stagioni dell'animaso", è il primo libro in assoluto pubblicato dalla casa editrice "Storiedichi Edizioni".

 

Oggi, chi ha visitato la coppia del Primiero, per ringraziare (spesso) non manda un messaggio su whatsapp ma scrive "una lettera a mano, a volte lunga pagine e pagine, perché se alla gente si offre 'pace' e la possibilità di fermarsi, questi di rimando apprezzando la bellezza della lentezza al punto da prendersi il tempo per 'scrivere le proprie ragioni' - conclude Gianna -. Insomma, dopo aver trascorso gran parte della mia vita a osservare prima e a ricordare con dolcezza poi quell'angolino dei rifugi dove c'erano i libri, sono passata al mio 'Camin che fuma', davanti al quale oggi le storie le racconto io", conclude. 

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