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Qualità dell'aria, Trento e Bolzano tra le peggiori per inquinamento da biossido di azoto. ''Così ci vorranno 15 anni per raggiungere i parametri fissati nel 2030''
Lo studio di Legambiente Mal'Aria fa i quadro della situazione e mostra come ''decresce troppo lentamente l’inquinamento atmosferico nelle città italiane mettendo a rischio la salute dei cittadini che cronicamente sono esposti a concentrazioni inquinanti troppo elevate''. Il confronto è con i parametri fissati dall'Ue per il 2030 e dall'Oms e anche Trento e Bolzano si dimostrano oggi molto lontane. Dal trasformare le Ztl in Zone a zero emissioni alla sharing mobility ecco le soluzioni proposte

TRENTO. Ci sono anche Trento e Bolzano nel blocco delle peggiori 12 d'Italia, per quanto riguarda l'inquinamento da biossido di azoto, che ''devono lavorare di più per ridurre le loro concentrazioni e adeguarsi ai nuovi target'' entro 7 anni. Addirittura ''impiegherebbero più di 15 anni a risanare l’aria mantenendo le attuali tendenze di diminuzione'' mentre l'obiettivo target va raggiunto entro 7 anni (nel 2030 dovrebbero entrare in vigore i nuovi parametri per una maggiore tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini).
A dirlo è Legambiente che ha stilato il suo report sulla qualità dell'aria nei diversi centri abitati del Paese. ''Mal'Aria'' è un report annuale, in costante aggiornamento, e per l'edizione 2023 riporta il quadro dell'anno appena andato in archivio. Ebbene il risultato di quanto prodotto è chiaro: ''Decresce troppo lentamente l’inquinamento atmosferico nelle città italiane mettendo a rischio la salute dei cittadini che cronicamente sono esposti a concentrazioni inquinanti troppo elevate''. Per esempio in Veneto, Verona è quella che ha fatto meglio riducendo mediamente le sue concentrazioni di PM10 del 4%; seguono Padova, Rovigo, Venezia e Vicenza con il 3%, e Belluno e Treviso con l’1%.
Il rapporto parte dai dati ufficiali delle centraline di monitoraggio installate dalle autorità competenti nei diversi comuni e fornisce un quadro quanto più possibile completo su quello che è stato l’inquinamento atmosferico dell’anno appena concluso, il 2022. Un anno che ha mostrato delle criticità acute per alcune città – rappresentate dai giorni di sforamento del limite giornaliero per il PM10, stabilito in 35 giorni in un anno, in cui si è registrata una concentrazione media giornaliera di polveri superiore a 50 microgrammi/metro cubo come previsto dall’attuale normativa in vigore – e criticità meno evidenti, ma da attenzionare seriamente, per ciò che concerne la media annuale degli inquinanti tipici dell’inquinamento atmosferico quali le polveri sottili (PM10 e PM2.5) e il biossido di Azoto (NO2 ).
''Il rispetto dei limiti normativi sulla qualità dell’aria - si legge nel report - è una condizione necessaria di partenza per poter parlare di risanamento dell’ambiente e dell’aria che ci circonda; ma le recenti evidenze scientifiche riportate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sui limiti delle concentrazioni da non superare per tutelare la salute delle persone da una parte, e la revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria dall’altra, la cui proposta uscita nell’autunno del 2022 ha rivisto, a ribasso, i limiti che dovremo rispettare nel prossimo futuro (dal 1 gennaio 2030), rendono il solo rispetto degli attuali valori normativi una condizione necessaria ma non più sufficiente per tutelare la salute delle persone. Va ricordato infine, che anche le soglie indicate dall’UE per il 2030 sono significativamente più alte dei valori indicati dall’OMS per evitare danni alla salute e sono quindi da considerare una tappa intermedia, mentre sono proprio le indicazioni OMS l’obiettivo da raggiungere nell’ottica di una vita salubre nelle nostre città''.
Dunque i limiti sono condizione minima sufficiente da raggiungere ma per la salute dell'aria, dell'ambiente e dei cittadini bisogna scendere ben al di sotto di quelle soglie. Ebbene per Legambiente sono 29 le città italiane che nel 2022 si sono comportate peggio e hanno superato il limite di 35 giorni di sforamento previsti per il PM10: su tutte Torino (Grassi) con 98 sforamenti, seguita da Milano (Senato) con 84, Asti (Baussano) 79, Modena (Giardini) 75, Padova (Arcella) e Venezia (Tagliamento) con 70.

''Queste città - spiega il Report - hanno di fatto doppiato il numero di sforamenti tollerati dalla norma (35) e rappresentano per il 2022 la punta dell’iceberg dell’inquinamento atmosferico delle nostre città. Sempre per il PM10, l’analisi delle medie annuali ha mostrato come non ci siano state città che hanno superato il limite previsto dalla normativa vigente, dato che conferma la tendenza positiva degli ultimi anni, ma che non deve lasciar dormire sonni tranquilli. Il 76% delle città monitorate infatti (ovvero 72 delle 95 di cui si avevano a disposizione i dati) superano i limiti previsti dalla futura direttiva sulla qualità dell’aria che, di fatto, ha dimezzato la concentrazione media annuale ammissibile (dagli attuali 40 µg/mc ai 20µg/mc previsti al 2030)''.
Anche per il PM2.5 la situazione di criticità è analoga a quella appena descritta. Delle 85 città di cui si aveva a disposizione il dato, ben 71 (l’84% del campione) nel 2022 hanno registrato valori superiori a quelli previsti al 2030 dalla prossima direttiva. Monza (25 µg/mc), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (23 µg/mc), Alessandria, Bergamo, Piacenza e Torino (22 µg/mc), Como (21 µg/mc) le città che di fatto ad oggi doppiano quello che sarà il nuovo valore di legge (10 µg/mc contro i 25 µg/mc).
Per quanto riguarda l’NO2, le città analizzate e di cui è stata ricavata la media annuale sono 94. Dai dati emerge che tutte le città rispettano l’attuale limite normativo (40 µg/mc) ma ben 57 città (il 61% del campione analizzato) non rientrano nel nuovo valore di riferimento da raggiungere entro il 2030 (20 µg/mc). Se invece si tiene in considerazione il limite posto dall’OMS (10 µg/mc), 91 delle città analizzate (corrispondenti al 97% del totale) ad oggi sforerebbero tale soglia. Infatti, solo Agrigento (8 µg/mc) Siena ed Enna (4 µg/mc) ad oggi rientrano tra i parametri che tutelano la salute umana.
Tra le città che hanno riportato i valori medi annui più elevati e che superano ampiamente sia il futuro limite normativo che la soglia dettata dall’OMS (e che quindi dovranno lavorare di più nei prossimi anni per la diminuzione delle concentrazioni) figurano: Milano (38 µg/ mc), Torino (37µg/mc), Palermo e Como (35 µg/mc), Catania (34 µg/mc), Roma (33µg/ mc) Monza, Trento e Bolzano (31 µg/mc), Firenze, Genova e Padova (30 µg/mc). Le città che invece più si avvicinano al limite OMS (concentrazione di NO2 minore o uguale a 10 µg/mc) sono Siracusa, Caltanissetta, Verbania, Brindisi (15 µg/mc), Rieti, Macerata e Sassari (14 µg/mc), Nuoro, Trapani, Oristano e Catanzaro (13 µg/mc), Lecce, Reggio Calabria e Vibo Valentia (12 µg/mc), Ragusa (11μg/mc).

Cosa fare per raggiungere gli obiettivi target entro 7 anni e possibilmente fare anche meglio? Legambiente ha stilato una serie di azioni da intraprendere per le amministrazioni e quindi, a cascata, per i cittadini. Eccole elencate:
- Il passaggio dalle Ztl (zone a traffico limitato) alle ZEZ (Zone a zero emissioni). Come dimostra l’esperienza di Milano (con l’area B) e, soprattutto, dell’ultra Low Emission Zone londinese, le limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti riducono le emissioni da traffico del 30% e del 40%.
- LEZ anche per il riscaldamento. Servono un grande piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica e privata, e incentivare una drastica riconversione delle abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali, come il Superbonus, opportunamente corretto dagli errori del passato come gli incentivi alla sostituzione delle caldaie a gas.
- Potenziamento del Trasporto Pubblico e Trasporto Rapido di Massa (TRM) attraverso la quadruplicazione dell’offerta di linea e la promozione di abbonamenti integrati, come fece la Germania nell’estate del 2022.
- Sharing mobility. Incentivare la mobilità elettrica condivisa (micro, bici, auto, van e cargo bike) e realizzare nuovi percorsi ciclabili.
- Ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo, “città dei 15 minuti”, sicurezza stradale verso la “Vision Zero”, “città 30” all’ora seguendo l’esempio di Cesena, Torino, Bologna e Milano.
- Tutto elettrico in città, anche prima del 2035, grazie alla progressiva estensione delle ZEZ alla triplicazione dell’immatricolazione di autobus elettrici e l’istituzione dei distretti ZED (Zero Emissions Distribution).